Meloni incastrata dalla sua stessa legge

Meloni si vanta di un blitz antimafia ma viola la sua stessa legge sulle intercettazioni. Ora rischia multa o indagine.

di Salvatore Granata

Metti un incompetente a capo di un governo di scappati di casa e ti ritroverai spiazzato, sconquassato nei neuroni, dissociato nella logica, dalla sua convinzione che non contento spara a reti unificate per utilizzare come propaganda per i polli.

È infatti notizia di qualche giorno fa quella dell’arresto a Palermo di 180 mafiosi da parte dei carabinieri.

Allora arriva lei, giorgia meloni, che dopo poche ore dalla vicenda fa un tweet sul social X dell’amico musk, in pieno stile salvini, dove si prende il merito del successo della maxi operazione antimafia nel territorio del capoluogo siciliano, citando testualmente un’intercettazione da un’ordinanza cautelare.

Peccato che basta anche prendere il miglior giornalista italiano Marco Travaglio che con nonchalance ha evidenziato come la premier abbia commesso un reato, poiché in base alla legge di quel genio alla giustizia di nordio, la cosiddetta “legge Bavaglio”, è vietato pubblicare parti delle intercettazioni permettendo di citare solo i contenuti non testuali, ovvero senza virgolettati.

E il bello che la questione è semplice: c’è l’obbligatorietà dell’azione penale, perché non è un reato ministeriale ma un reato comune procedibile d’ufficio. In questo caso, quindi, meloni o paga l’oblazione, cioè una multa, o viene indagata o si fa processare oppure abolisce la legge che ha fatto lei un anno fa.

Che dire? Lo diciamo con le parole del direttore de Il Fatto Quotidiano:

“Si fanno le leggi-bavaglio e poi s’imbavagliano da soli!”.

RIDICOLI.

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