La falsa scelta nella abbondanza spettacolare, scelta che consiste nella contrapposizione di spettacoli concorrenziali e solidali, come nella contrapposizione dei ruoli (principalmente espressi da oggetti che ne sono anche i portatori) che sono contemporaneamente esclusivi ed embricati, si sviluppa in lotta di qualità fantomatiche destinate a rendere appassionante l’adesione alla trivialità quantitativa.
Così rinascono delle false opposizioni arcaiche, regionalismi o razzismi incaricati di trasfigurare in superiorità ontologica fantastica la volgarità dei posti gerarchici nel consumo.
Così si ricompone l’interminabile serie di confronti derisori che mobilitano un interesse sotto-ludico, dalle competizioni sportive alle elezioni.
Laddove si è insediato il consumo abbondante viene in primo piano tra i ruoli fallaci l’opposizione spettacolare principale tra la gioventù e gli adulti: poiché da nessuna parte esiste adulto, padrone della sua vita, e la gioventù, il cambiamento di ciò che esiste, non è affatto la caratteristica degli uomini che ora sono giovani, ma quella del sistema economico, il dinamismo del capitalismo. Sono delle cose che regnano e che sono giovani; che si scacciano e si rimpiazzano da sé.
—Guy Debord. La società dello spettacolo. Stampa Alternativa Editore, 1977
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Si tratta di un estratto da La società dello spettacolo di Guy Debord, un’opera fondamentale della teoria critica della società e della scuola situazionista.
Il brano analizza il concetto di “falsa scelta” all’interno della società dello spettacolo, mostrando come le alternative che ci vengono presentate – dai prodotti che acquistiamo ai ruoli sociali che ricopriamo – siano in realtà costruite per mantenerci dentro il sistema senza metterlo in discussione.
Le false opposizioni, come quelle tra marchi concorrenti o tra schieramenti politici, servono solo a rendere più coinvolgente il consumo, facendoci credere di avere una scelta reale quando, in realtà, entrambe le opzioni rispondono alla stessa logica. Un esempio sono i nazionalismi e i razzismi, che trasformano semplici differenze culturali in presunte gerarchie sociali, facendo apparire alcune categorie di persone superiori ad altre, quando in realtà il vero scopo è solo quello di consolidare il sistema esistente.
Un’altra grande illusione è la contrapposizione tra giovani e adulti. Sembra che i giovani siano sinonimo di cambiamento e ribellione, mentre gli adulti rappresentino la stabilità e il controllo. Ma questo contrasto è finto, perché nella società dello spettacolo non esistono adulti davvero indipendenti, né giovani veramente rivoluzionari. Il vero cambiamento non viene dalle persone, ma dal sistema economico stesso, che si rinnova continuamente attraverso nuove mode, nuovi prodotti e nuove tendenze.
Infatti, sono gli oggetti a essere “giovani”, non le persone. Il capitalismo si alimenta di questo meccanismo: ogni cosa è destinata a essere superata da qualcosa di nuovo, in un ciclo infinito di novità effimere che danno l’illusione di progresso, mentre in realtà tutto resta uguale.