di Diego Fusaro
Puntuale come un orologio elvetico, anche quest’anno è partito il festival della canzone italiana di Sanremo, sul cui palco il musicalmente corretto e il politicamente corretto si intrecciano senza soluzione di continuità.
Per un verso, si registra il più mortificante conformismo all’insegna della dissacrazione del sacro e della celebrazione della postura liberal-progressista, a tal punto che si potrebbe ragionevolmente asserire che ormai Sanremo, più che un festival della canzone, figura come un palcoscenico di ostentazione e di propagazione dei moduli del pensiero unico politicamente corretto di completamento del nuovo ordine mondiale turbocapitalistico.
Per un altro verso, domina incontrastato il musicalmente corretto: canzoni per lo più orrende, vacue, coerenti con la civiltà che ha innalzato il nulla a proprio orizzonte. La morte dell’arte è il tratto che caratterizza il festival di Sanremo, con la sua mediocrità elevata a stile, con la sua superficialità innalzata a paradigma.
Quest’anno peraltro ha preso parte alla rassegna anche Bergoglio, che ha inviato un video messaggio da diffondere durante la kermesse culturale. Una volta di più, Bergoglio si conferma a suo agio più nei salotti televisivi che in chiesa, figurando ormai sotto ogni profilo come un caposaldo del pensiero unico politicamente e teologicamente corretto. Senza mai parlare di Dio e del Sacro, Bergoglio non fa che ribadire i punti salienti del pensiero unico: quella che propone è una fede low cost, tale per cui il buon cristiano è ormai indistinguibile dal buon consumatore.
13/02/2025
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Vergognoso! Credo che sulla Rai, a Sanremo, stasera sia andata in scena l’opera di disinformazione tra le più vergognose, crudeli e violente della storia. Cantano due israeliane, solo che una, Mira Awad (doppia cittadinanza), la presentano come Palestinese. Peccato che la cantante presentata come Palestinese abbia rappresentato Israele all’Eurovision del 2009. Voi pensate che se non avesse avuto tutti i “requisiti” richiesti dal “popolo eletto” l’avrebbero mandata in giro per il mondo a nome di Israele? In sostanza è una presa per il culo con l’aggravante di giocare con i sentimenti della pubblica opinione.
L’altra cantante invece, Noa, ha i figli che fanno parte dell’esercito “più morale del mondo”. Questo non l’hanno detto però. Altro che messaggio di pace. Sostanzialmente stasera a Sanremo è successo quello che Israele fa da decenni: prende decisioni sui Palestinesi senza curarsi di cosa pensano i Palestinesi. E così la Rai che dice di dare spazio ai Palestinesi senza chiedere nulla ai Palestinesi, bensì cercando solo il via libera dall’ambasciata israeliana in Italia. Questa è la realtà, il resto è propaganda. Schifosa propaganda!
12/02/2025
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di Lorenzo Tosa
L’aveva detto espressamente: “Io non sono qui per fare la malata di cancro”.
Lo si è capito dal primo istante, quando Bianca Balti si è presentata con la testa completamente rasata, senza turbante, come a mostrare sé stessa per quello che è senza vergogna e senza protezioni: un gesto di accettazione e normalizzazione enorme per sé e per tante.
E, invece, Carlo Conti cosa fa?
La presenta come una “guerriera”, con quella retorica insopportabile della malattia come guerra da vincere, ovvero tutto quello che lei le aveva chiesto di non fare.
Non solo. “Guerriera” e “madre”, tanto per aggiungere un tocco di sessismo che non poteva mancare.
Lei, con classe, finge di non sentire.
Ma quando Conti insiste: “Sei un grande esempio per tante donne”, Balti a quel punto lo gela con una risposta leggendaria: “Soprattutto noi donne siamo da esempio a molti uomini”.
Carlo Conti è riuscito a trasformare un momento importante in un concentrato micidiale di compassione, stereotipi, luoghi comuni che ci riportano indietro di vent’anni nel vocabolario della malattia.
Lei è stata straordinaria.
Lui semplicemente imbarazzante.
Una grande occasione persa.
La fotografia esatta di questo Sanremo.
13/02/2025