Trump: Kiev ha accettato di consegnare agli Stati Uniti 500 miliardi di dollari in terre rare

Donald Trump, su Fox News, ha dichiarato che l’Ucraina ha accettato di consegnare agli USA terre rare per un valore di 500 miliardi di dollari come compenso per gli aiuti militari che Washington ha già fornito a Kiev

Il presidente statunitense Donald Trump, su Fox News, ha dichiarato che l’Ucraina ha accettato di consegnare agli USA terre rare per un valore di 500 miliardi di dollari come compenso per gli aiuti militari che Washington ha già fornito a Kiev. Secondo Trump gli Stati Uniti dovrebbero accedere alle risorse naturali dell’Ucraina, indipendentemente dal fatto che venga raggiunto un accordo di pace con la Russia e dall’esito della guerra.

“Loro (gli ucraini ucraini, n.d.r) possono concludere un accordo, così come non accettare e non accordarsi. Un giorno potrebbero diventare russi, così come possono non diventare russi. Ma io ho detto che tutti quei soldi che abbiamo speso li rivoglio indietro. E ho detto loro che volevo l’equivalente di 500 miliardi di dollari in minerali e terre rare. E loro, in sostanza, hanno già accettato di farlo”, ha detto Trump.

Il discorso di Trump è cinico, ma rispetto ai suoi predecessori e ai colleghi europei – che affermavano di sostenere l’Ucraina per amor della sovranità, della democrazia e bla bla bla – va riconosciuto il merito di dire le cose come stanno, senza troppa falsa retorica ed ipocrisia: è tutta questione di business e di potere. Il resto è fantasia. Del popolo ucraino non importa assolutamente nulla a nessuno.

Nel 2014 gli USA hanno sostenuto e diretto il golpe di Kiev portando alla guerra ed alla catastrofe senza pensare minimamente alle conseguenze per la popolazione (ma nemmeno del parere dell’Europa, ricordiamo il “Fuck the EU” della Nuland già agli inizi). Da allora l’Ucraina come tale non esiste più, essendo stata trasformata irreversibilmente in “Anti-Russia”.

Oggi alle vittime di questo processo viene chiesto di pagare il conto per quanto accaduto nel loro Paese. Un tributo che viene versato non solo in denaro. A giorni Zelensky, parlando di sacri confini e della necessità di difendere altrettanto importanti valori europei, annuncerà un nuovo piano per il reclutamento dei 18enni (fino ad ora la mobilitazione prevede il richiamo alle armi degli uomini dai 25 anni in su), il cui sacrificio servirà solamente a prolungare l’agonia del Paese e di consentire all’Occidente di proseguire a saccheggiare le risorse.

Prima o poi la guerra finirà ed in qualche modo ucraini e russi dovranno tornare a parlarsi, a convivere. E sarebbe ora che gli ucraini capissero che gli unici a cui importa veramente di loro, sono proprio quei russi contro i quali sono

chiamati a combattere.

Vittorio Rangeloni

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