Conte e la cazzimma necessaria: quando l’opposizione smette di sussurrare

Conte alza il tono dell’opposizione e ci vuole cazzimma. Serve passione, coraggio e pugni metaforici. Se spinge, le mosche possono rompere il bicchiere.

di Orso Grigio

MOSCHE (versione ridotta)

Bene Conte, avanti così!

MOSCHE (versione integrale)

Come certi conduttori tv che aggiornano gli spettatori ritardatari facendogli il riassunto di quello che è successo, anch’io ogni tanto devo ripetere cose già dette. Un piccolo riepilogo per chi si fosse perso qualche passaggio, prima che mi contesti dicendo inesattezze, o sparando proprio cazzate.

Quando Conte è apparso sulla scena politica io votavo già Movimento, decisione maturata fin dalla sua comparsa. Convintamente, perché ritenevo che i 5S fossero la sola possibilità di stanare la politica dal castello di privilegi e abusi dove si era rintanata. Credevo fortemente che quello fosse il nuovo riferimento per chi, come me, non aveva più casa politica, dopo che la sinistra si era via via svenduta al nuovo ordine mondiale del mercato e del liberismo più selvaggi, ignorando del tutto i bisogni veri delle persone e sbriciolando ignobilmente quel che c’era ancora di etica e ideali.

La penso ancora così e nonostante i disastri grillini, tanto per essere chiari.

Il mio atteggiamento verso di lui fu favorevole da subito ma non per motivi politici, non potevo conoscerlo in quel senso, e nemmeno per quel suo aspetto elegante da signore un po’ fuori posto in quella congrega di buzzurri, ma per motivi molto personali e affettivi.

Franco era un mio cugino, una persona bellissima dal cuore infinito e ho di lui un ricordo che ogni volta scalda l’anima. Una malattia di merda l’ha prima cambiato e poi portato via troppo presto ma l’immagine che ho di lui è sempre quella di un eterno ragazzo solare, buono, simpatico, dall’espressione furbetta e un po’ malandrina, e dalla faccia pulita. Uno che se guardavi bene ce l’aveva scritto negli occhi che potevi fidarti di lui e, credetemi, ne ho conosciuti pochi così.
E sì ho vissuto parecchio.
Conte gli somigliava parecchio e questo condizionò da subito, molto positivamente, il mio pensiero nei suoi confronti.
Chiaramente non sarebbe bastato ma era un buon inizio.

Da allora l’ho seguito e ne ho parlato più volte anche qui, in una gamma di pensieri che è andata dal dirne bene al criticarlo aspramente quando ho pensato che stesse commettendo degli errori o facendo scelte sbagliate, come quella di aderire al governo Draghi o di inviare armi all’Ucraina, al proporlo anche come unico rappresentante credibile nel ruolo di leader della coalizione pd-5S e poi al criticarlo di nuovo perché ritenevo la sua ‘opposizione’ troppo morbida.
Non perché io sia un pazzo volubile, almeno non credo, ma per onestà: per stimolare lui a crescere, pur sapendo che non mi avrebbe mai letto e se l’avesse fatto mi avrebbe sfanculato con perizia, e voi a pretendere di più. Quell’onestà che mi impone, pur col mio nanopotere di mosca intrappolata sotto il bicchiere di facebook e asfissiata col ddt del pensiero unico, di essere leale con chi mi legge.
Fosse anche una persona sola.
Mi hanno costruito così.

Tuttavia, anche nelle critiche più dure, non è mai mancata la mia fiducia né ho mai messo in dubbio anche la sua, di onestà. Casomai ho ricordato che si cresce con le critiche e non con le carezze ipocrite o talebane e che l’onestà da sola non basta, e a volte non bastano nemmeno qualità e competenza.

Serve la passione e serve saperla trasmettere, servono sangue, lacrime e sudore, serve il sorriso ma anche la ferocia, le parole sussurrate ma anche le grida, serve saper tirare un pugno se gli altri ti prendono a schiaffi e se quel pugno mette l’avversario solo in ginocchio ne serve un altro per mandarlo al tappeto.
Uso metafore, naturalmente, il mio non è certo un invito alla violenza.

Voglio solo dire che la partita si sta facendo durissima e che in ballo c’è il nostro futuro, la nostra stessa vita. Perciò buone maniere, certo, educazione e rispetto sempre, ma anche adeguarsi al linguaggio che usano gli altri quando è l’unico che capiscono.

E quando ci vuole serve pure un po’ di quella che a Napoli chiamano, con una mirabile sintesi, ‘cazzimma’.
Perciò se c’è da alzare la voce, si alza, e se c’è da menare parole, si menano.

Conte sta finalmente alzando il livello dell’opposizione proprio in questo senso e questo mi piace.
Per quello che vale, se lui è disposto a mettersi in gioco fino in fondo e a continuare a spingere, come mosca dal nanopotere continuerò a sbattere forte contro il vetro.

In fondo se la goccia scava la roccia le mosche come me potrebbero anche rompere il bicchiere.

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