Cosa vuole dire per Musk rifare “grande” l’Europa

di Daniela Ranieri La chiamata di Elon Musk al “popolo d’Europa” a rifare di nuovo grande l’Europa, Make Europe great again, accompagnata dalla gif animata di una bandiera con l’aquila...

di Daniela Ranieri

La chiamata di Elon Musk al “popolo d’Europa” a rifare di nuovo grande l’Europa, Make Europe great again, accompagnata dalla gif animata di una bandiera con l’aquila imperiale e la scritta Spqr, è il chiaro segno che gli Usa, di cui Musk è una specie di Ceo mentre Trump ne è il proprietario, temono che l’Europa si armi a proprio vantaggio e cominci a ragionare secondo i propri interessi. È fin troppo ovvio, infatti, che laddove c’è una America great again (ancora più imperiale di adesso, coloniale, padrona e paciera del mondo, tanto da portare ovunque morte e distruzione) non può esservi un’Europa grande, come lo stato attuale dimostra. Trump, da affarista, sa che se gli italiani, i francesi e i tedeschi, intesi come popoli, si accorgono che gli interessi delle loro nazioni confliggono con quelli americani e che gli Usa ci trattano come la loro manovalanza negli affari più sporchi, magari alle prossime elezioni non votano per i partiti cosiddetti “sovranisti”, che oggi reggono il moccolo a Trump esattamente come lo reggevano a Biden, a Obama e a George W. Bush. Potrebbe anche darsi, in presenza di una reale sovranità rivendicata dal popolo e di una classe politica dotata di colonna vertebrale, che l’Europa, tornando in sé, riapra il dialogo con la Russia, colpita dalle durissime sanzioni che hanno fatto fare al Pil un formidabile balzo in avanti, e magari con la Cina, con la quale quel maoista di Conte voleva tenere vivi i rapporti commerciali con gli accordi della Via della Seta. Allora per il sogno imperiale dei due squinternati soci sarebbe finita.

Musk conta sul fatto che “rifare grande l’Europa”, senza ulteriori specificazioni, suggerisce nei cervelli dei cittadini europei, lessati dall’abuso dei social e dei telefonini, che adesso l’Europa è piccola. Non nei confronti dell’America, che la usa come dépendance, base militare e tuttofare, ma di chi la “invade”. Come i messicani umiliano l’America varcando il confine col Texas, così gli africani rendono piccola e schiava l’Europa. È la solfa di un peso piuma come Salvini (che elettoralmente ci campa da anni) ma anche delle Tesi di Trieste, il manifesto ideologico di Fratelli d’Italia, tutto un richiamo ai “patrioti” ad affermare i valori della “tradizione” e dell’“identità” contro “l’islamizzazione dell’Europa”: “L’immigrazione non è un diritto, e la cittadinanza lo è ancora di meno”, vi si legge; il profugo “è un clandestino fino a prova contraria” e deve essere detenuto in un Cie e rimpatriato. Trump deporta gli immigrati in catene; Meloni li deporta in costosi e desolati canili in Albania, da dove i giudici, applicando semplicemente la legge, li fanno tornare in Italia (un’idea: mandiamo i giudici in Albania su una Tesla).

L’argine alla narrazione che vuole l’Europa corrotta nel sangue (ricordate la “sostituzione etnica” uscita di bocca al ministro cognato di Meloni?) è la giustizia. Non è un caso che il governo spari quotidianamente sui giudici, non solo italiani, ma, come fa il ministro per così dire competente Nordio, anche su quelli della Corte penale internazionale, additata come un covo di toghe rosse che spiccano mandati di cattura contro i torturatori libici solo per fare un danno al governo italiano. Le parole di Musk, e la gif fascia suggerisce che lui ne sia consapevole, riecheggiano quelle di Mussolini. Far dire a Mussolini nella serie M. Il figlio del secolo la frase “Make America great again” non è una forzatura storica: Mussolini pronunciò davvero quelle parole. In più occasioni disse: “Dobbiamo far tornare Roma ad essere grande”, ma esiste anche un filmato del 1927 in cui dice agli immigrati italiani: “My fellow citizens, we are working to make America great”. Col mito della Roma imperiale, Mussolini voleva opporsi alla modernità, ripristinare gli antichi valori, sminuire la democrazia a favore della grandezza dello spirito latino.

Che Trump e Musk lo ignorino, da ricconi insipienti quali sono, è probabile, ancorché poco provante: è la cifra valoriale che quelle parole si portano dietro ad avere effetto anche oggi, sebbene si tratti di un effetto diverso semplicemente perché il mondo è diverso. Musk incarna la ultra-modernità: è lo stadio terminale del capitalismo al potere. Ciò che è grave è che, a parte i 5 Stelle da noi, Mélenchon in Francia e per certi versi il partito di Sahra Wagenknecht in Germania, le altre forze politiche europee, specie le cosiddette “riformiste” e liberali, non costituiscono una reale alternativa democratica al trumpismo-melonismo, anzi: ne sono il perfetto alleato. Destra e cosiddetta sinistra condividono la stessa visione del mondo e della vita sociale: tutti sono per le privatizzazioni in tutti gli ambiti sociali, compresa la Sanità; tutti sono contro il Rdc e la redistribuzione della ricchezza, per il riarmo e l’appoggio incondizionato alle guerre di Nato-Usa. Gli piacciono pure i ragazzoni nazisti del battaglione ucraino Azov.

Il Fatto Quotidiano, 7 febbraio 2025

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