Quello che è successo l’altra sera ad Accordi&Disaccordi è qualcosa di epico.
Vedere Travaglio sbottare in quel modo è rarissimo. Né con Boccia né con Capezzone né con Sgarbi, e nemmeno con il Berlusca.
Neanche con Renzi Marco ha mai perso così la pazienza.
Ci voleva l’essere più irritante che il nostro giornalismo stracorrotto poteva esprimere.
Solo Italo Bocchino e le sue falsità sono riuscite a toccare le corde più nascoste dello sclero umano.
Il detto recita: non accostare mai Travaglio a qualcosa o a qualcuno. Soprattutto non dirgli mai che lui è alle dipendenze di qualcuno. E non dirgli che è un “passacarte” di partito o di un magistrato.
Perché la risposta, quella finale che ha dato a un prezzolato come Bocchino che attacca la magistratura e difende gente come Renzi e Salvini, è stata semplicemente straordinaria.
Ed è bene riproporla a social e reti unificate:
“Io vorrei ricordare a Bocchino che lui non ha mai querelato il Fatto Quotidiano perché il giornale non l’ha mai diffamato, si chiama cronaca giudiziaria e non diffamazione e lui dovrebbe saperlo visto che dirige un giornale come Il Secolo d’Italia. In secondo luogo, io scrivo queste cose da quando faccio il giornalista, non cambio idea a ogni stormir di fronda come fa lui, io scrivo queste cose da 20 anni prima che esistessero i 5 Stelle, quindi lavati la bocca voltagabbana che non sei altro. Io sono coerente, tu sei un voltagabbana al servizio di chi ti paga”.
Fine.
Il resto è Storia.
Marco Travaglio, uno dei giornalisti migliori al mondo. Per onestà, coraggio e coerenza.
Il mio, posso dirlo, idolo ed esempio di verità e professionalità.
Italo Bocchino, uno dei megafoni più scarsi della Terza Repubblica. Espressione della mancanza di autonomia intellettuale per antonomasia. Anzi, della mancanza totale d’intelletto.