La pareidolia, dal greco “para” (simile) e “eidolon” (immagine), è la tendenza del cervello umano a riconoscere oggetti familiiari in qualcosa che guardiamo e a cui inizialmente non riusciamo a dare una forma precisa. Succede, per esempio, con le nuvole, che hanno un aspetto molto astratto e in cui spesso ci capita di vedere cuori o anche animali. La pareidolia nasce, forse, dalla necessità che avevano i nostri antenati preistorici di riconoscere un eventuale predatore mimetizzato tra la natura. Per loro, riuscire a collegare pochi elementi visibili significava poter individuare un animale feroce e quindi sopravvivere. Qualche anno fa sui social fece discutere la foto di un paio di scarpe da ginnastica ( a cura dell’azienda tedesca Puma), che viste dall’alto ricordavano ( a molti) il ritratto di Hitler. Nella storia dell’arte molti artisti si sono divertiti a nascondere visi e personaggi all’interno di nuvole o vegetazione. Una delle ultime scoperte riguarda il profilo di un dèmone nell’affresco di Giotto dedicato alla morte di San Francesco, dipinto all’interno dell’omonima Basilica di Assisi nel XIII secolo; l’esempio più noto nella storia dell’arte è costituito dal gruppo di volti di profilo visibile tra le nubi del dipinto ” Trionfo della virtù” (1502) di Andrea Mantegna.
Pareidolia (vedere ciò che non c’è)
La pareidolia è il fenomeno psicologico per cui il cervello riconosce schemi familiari in stimoli casuali, come vedere volti nelle nuvole o figure negli oggetti.