Se le guerre possono essere avviate dalle bugie, esse possono essere fermate dalla verità

Io mi sento italiano, europeo, occidentale. Ma esistono davvero i tanto sbandierati valori occidentali?

di Alessandro Di Battista

“Se non ti piace l’Occidente allora vattene a vivere in Russia, in Iran o in Corea del Nord. Cosa ci fai ancora qui?”. Capita spesso di leggere frasi del genere ogni qual volta si osano mostrare le porcherie del cosiddetto libero e democratico Occidente o le indecenze commesse in nome della democrazia.

Evidentemente c’è chi non ha il coraggio di approfondire, di scavare, di aprire gli occhi. C’è chi non riesce ad abbandonare la propria falsa comfort zone valoriale. Occhio non vede, cuore non duole.

Ad ogni modo, invitare ad andarsene via dall’Europa tutti coloro che si indignano per quel che l’Europa è diventata è patetico.

È come se, nei primi anni ’80, nel bel mezzo della seconda guerra di mafia, quando a Palermo gli assassinii erano quotidiani, un ragazzo siciliano che provava a ribellarsi si fosse sentito dire: “Beh, se non ti piace la Sicilia vattene, no? Che ci stai a fare ancora qui?”.

Gli ipocriti si scudano dietro alla cosiddetta democrazia. Ma esiste davvero la democrazia? I popoli hanno davvero il diritto e la possibilità di scegliere attraverso il voto? Sempre più persone smettono di votare perché hanno compreso (a volte a ragione) che quello del voto è diventato un esercizio sterile, vuoto, ahimè inutile. Le decisioni (quelle che toccano maggiormente la nostra carne, i nostri diritti, il nostro futuro) non vengono prese all’interno dei Parlamenti. Sono più influenti gli amministratori delle grandi banche d’affari, delle multinazionali delle armi o delle mastodontiche case farmaceutiche piuttosto che i parlamentari nazionali.

Ma c’è di più. Quando l’esito del voto non soddisfa i piani alti europei, dunque quando l’esito di una votazione potrebbe davvero pregiudicare la linea politica, economica e finanziaria presa da tecnocrati non eletti o la linea di politica estera presa dai CdA delle fabbriche di armi, beh, allora chi si ostina a ritenersi depositario di valori democratici interviene e cancella tutto.

Questo è avvenuto alcune settimane fa in Romania.

L’8 dicembre scorso, in Romania, paese UE, si sarebbe dovuto svolgere il ballottaggio tra i due candidati più votati al primo turno delle presidenziali. Tra l’altro, dopo un riconteggio chiesto da alcuni candidati meno votati, la Corte costituzionale rumena (era il 3 dicembre) ha convalidato il risultato del primo turno. Il 3 dicembre era tutto regolare e cinque giorni dopo si sarebbero dovuti sfidare Călin Georgescu – il candidato equidistante tra Mosca e NATO e per questo bollato come schiavo di Putin – e la liberale Elena Lasconi, fervente europeista, dunque bella, brava e buona. I sondaggi davano in netto vantaggio Georgescu.

Ad ogni modo, il 6 dicembre, alla vigilia del voto, la Corte costituzionale della Romania ha annullato le elezioni, primo turno compreso. Tutto da rifare, insomma: quando ai piani alti dell’UE non piacciono i candidati, sebbene abbiano il supporto popolare, si ricomincia da capo. È questa la democrazia da difendere con le unghie e con i denti?

Europa e Stati Uniti non hanno fatto nulla per impedire che in Palestina, a poche centinaia di km in linea d’aria dal Vecchio Continente, si consumasse un genocidio.

Anzi, in tanti hanno giustificato l’orrore sionista parlando di “Israele unica democrazia del Medio Oriente”. Come se il fatto che si voti cancellasse i crimini, gli orrori, la pulizia etnica, i genocidi. Questi sono i valori occidentali?

Si dice che nelle democrazie esista la libertà di stampa mentre nelle dittature no. È vero, nelle dittature l’informazione è controllata e la libertà soffocata. Ma siamo sicuri che anche nelle democrazie non sia la menzogna a battere la verità?

Sapete quali sono state le due guerre più distruttive dalla Seconda guerra mondiale in poi?

Sono state la guerra in Vietnam e la seconda invasione dell’Iraq, quella del 2003.

Nella guerra in Vietnam sono morti 2 milioni di civili, in Iraq, dal 2003 in poi, tra morti dirette e indirette, le vittime sono state 600.000.

Ebbene, dovete sapere che le due guerre più distruttive dalla Seconda guerra mondiale in poi sono nate entrambe dalle menzogne. Gli USA hanno potuto muovere guerra grazie alle fake news.

L’incidente del Golfo del Tonchino, ovvero il casus belli utilizzato dal presidente USA Lyndon Johnson per farsi approvare dal Congresso la Risoluzione del Golfo del Tonchino, ovvero il via libera per attaccare il Vietnam del Nord, non è mai esistito. Non c’è mai stato alcun attacco da parte dei Viet Minh alle navi statunitensi presenti nel golfo. Se lo sono inventato i servizi segreti USA per ottenere il pretesto tanto agognato.

Stesso discorso per l’invasione dell’Iraq del 2003. In Iraq non c’erano armi di distruzione di massa. Se lo sono inventato alla Casa Bianca e al Pentagono. Il tutto per giustificare, agli occhi della pubblica opinione mondiale, l’ennesimo massacro.

“La storia è la memoria di un popolo, e senza una memoria, l’uomo è ridotto al rango di animale inferiore”, disse Malcolm X.

Troppe volte dimentichiamo queste scomode verità.

Chi dimentica smette di sapere, chi smette di sapere si illude di vivere nel giusto. Io amo la democrazia, ma non posso dimenticare che le più grandi menzogne degli ultimi decenni, quelle che hanno consentito le due guerre più distruttive dalla fine del secondo conflitto mondiale ad oggi, siano state dette da politici democratici e rilanciate da sistemi informativi democratici. Disse Julian Assange: “Se le guerre possono essere avviate dalle bugie, esse possono essere fermate dalla verità”.

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