Ci sono sogni che noi cittadini comuni non osiamo nemmeno formulare, consapevoli che la realtà non ce li concederà mai. Uno di questi è andare in pensione a 65 anni avendo lavorato appena cinque anni. Un miraggio, certo, per chi si sveglia all’alba, lavora per quarant’anni e alla fine riceve il 60% dell’ultimo stipendio. Ma per i consiglieri regionali, quel miraggio è una realtà a portata di mano. Non solo lo vogliono rendere possibile, ma cercano di farlo passare per un atto di “giustizia previdenziale”, come se stessero salvando la società anziché garantirsi l’ennesimo privilegio a spese nostre.
A tentare il colpaccio questa volta sono i consiglieri regionali della Lombardia, guidati da un centrodestra compatto e determinato. La proposta, con tanto di firma degli esponenti di Fratelli d’Italia, Lega e Lombardia Ideale, prevede l’istituzione di una “indennità differita a titolo previdenziale”. Tradotto, una pensioncina speciale per consiglieri, assessori e sottosegretari regionali, che potranno beneficiarne una volta compiuti i 65 anni e dopo appena cinque anni di mandato. Un requisito tanto minimo da far impallidire perfino i parlamentari, notoriamente campioni di privilegi.
E non è tutto: per rendere il sistema ancor più comodo, basta una trattenuta dell’8,8% sull’indennità di carica. Una somma irrisoria rispetto ai benefici garantiti. A 65 anni, infatti, i fortunati beneficiari potranno incassare 580 euro al mese, una cifra che aumenta all’aumentare degli anni di mandato. E per non farsi mancare nulla, questa pensione privilegiata sarà anche reversibile per mogli e figli. Una sorta di eredità familiare garantita, mentre i cittadini normali devono fare i conti con i tagli alle pensioni e l’incertezza del futuro.
Ovviamente, il centrodestra lombardo ci dirà che è tutto legittimo, che la trattenuta è volontaria, che si tratta di una misura previdenziale equa. Ma equa per chi? Per chi già gode di stipendi e benefit che i cittadini comuni nemmeno si sognano? E mentre loro si assicurano un futuro sereno con cinque anni di lavoro, noi continuiamo a versare contributi per decenni per ricevere una pensione che spesso non basta nemmeno a coprire le bollette.
E il centrosinistra? Ora griderà allo scandalo, si straccerà le vesti e farà proclami contro questa proposta. Ma non lasciamoci ingannare: è il solito gioco delle parti. Perché quando si tratta di difendere i privilegi della politica, le differenze ideologiche si dissolvono in un attimo. Lo abbiamo già visto troppe volte: destra e sinistra si scontrano in pubblico, ma trovano sempre un accordo quando si tratta di spartirsi il bottino. L’indignazione è solo un atto di facciata, mentre dietro le quinte regna la complicità.
E così, mentre noi affrontiamo sacrifici sempre più pesanti, loro continuano a vivere in un mondo a parte, protetto da leggi e regolamenti che garantiscono privilegi inaccessibili al resto della popolazione. È il solito schema: quando si parla di sacrifici, sono sempre gli altri a doverli fare. Loro, invece, trovano sempre il modo di salvarsi, di garantirsi privilegi e di farci credere che sia tutto normale.
La verità è che questa proposta non è solo uno schiaffo in faccia ai cittadini. È l’ennesima dimostrazione che la politica, invece di servire il Paese, continua a servire sé stessa. E noi? Noi restiamo a guardare, paghiamo il conto e, forse, ci indigniamo per qualche minuto. Ma alla fine, tutto resta com’è: loro al caldo delle loro poltrone dorate, noi al freddo delle nostre pensioni insufficienti.