C’è qualcosa di irresistibile nel vedere Mauro Pili in azione, sempre pronto a stupirci con i suoi numeri truccati e le sue teorie da cabaret politico. Questa volta il nostro eroe ha deciso di prendersela con il Tyrrhenian Link, il cavo sottomarino che collegherà Sardegna e Sicilia. Secondo l’ex presidente della Regione, metà dell’energia che dovrebbe attraversare quel cavo – per l’esattezza il 56% – si perderebbe magicamente in mare, probabilmente per alimentare qualche riserva segreta di pesci elettrici. E a chi poteva affidare il megafono di questa trovata degna del Guinness dei primati della stupidità? Ma naturalmente a L’Unione Sarda, il giornale che da anni riesce a farsi ridere dietro anche da chi si informa solo leggendo le etichette del latte.
Il bello di Pili è che non si pone limiti: non serve conoscere l’elettrotecnica, la fisica o la logica, basta urlare il primo numero che gli passa per la testa e farlo pubblicare da un giornale disposto a tutto pur di far parlare di sé. Così ecco che il 56% diventa la nuova verità, nonostante il professor Emilio Ghiani – uno che di energia elettrica qualcosa ne capisce, essendo docente di sistemi elettrici – abbia fatto i conti veri. E i conti veri dicono che le perdite reali del cavo sono del 2,82%. Ripetiamolo, così magari arriva anche a Pili e ai suoi amici della redazione: 2,82%. Persino aggiungendo le stazioni di conversione, si arriva a un massimo del 6,82%. Ma il 2 o il 6 non fanno notizia, mentre il 56 sì, soprattutto se vuoi scatenare un bel putiferio senza la minima base scientifica.
Diciamolo chiaramente: questo non è un errore, è un metodo. Pili ha capito che i numeri, quando si tratta di disinformare, sono come la plastilina: li puoi modellare come vuoi. Prendi un problema, esageralo fino all’assurdo, costruisci una narrazione da film catastrofico, poi lancia tutto sui giornali con il titolo più apocalittico possibile. E L’Unione Sarda, ovviamente, ci casca sempre. Anzi, non ci casca: ci sguazza. Perché i lettori arrabbiati comprano più giornali, cliccano più link, e magari si convincono che Mauro Pili sia l’ultima speranza per salvare la Sardegna dai complotti del cavo sottomarino.
Ma la vera domanda è: come si fa a pubblicare una cosa del genere senza che nessuno, in redazione, abbia sentito il bisogno di prendere in mano una calcolatrice? Un minimo di dignità professionale, una verifica dei fatti, persino un rapido giro su Google sarebbero bastati per capire che quel 56% è una bufala colossale. E invece niente. L’Unione Sarda ha deciso di fare da cassa di risonanza alla fantasia matematica di Pili, spacciandola per verità.
Eppure, il danno più grave non è nemmeno quello fatto ai lettori, trattati come pecore da condurre al pascolo della disinformazione. Il danno vero è quello fatto alla Sardegna. Perché mentre noi perdiamo tempo a discutere di queste assurdità, il dibattito serio sui problemi energetici dell’isola viene soffocato. Il Tyrrhenian Link è un’infrastruttura strategica che potrebbe portare benefici enormi, ma per capirlo bisognerebbe affrontare il tema con serietà, competenza e rispetto per i fatti. Tre cose che, evidentemente, non rientrano né nel bagaglio di Mauro Pili né nella linea editoriale de L’Unione Sarda.
Se Pili e L’Unione Sarda volessero davvero fare il bene della Sardegna, la smetterebbero di riempire il dibattito pubblico di fesserie. Ma forse chiedere a un populista di smettere di urlare è come chiedere a un coccodrillo di diventare vegetariano: semplicemente non è nella sua natura. Così, mentre loro si divertono a giocare con i numeri, noi restiamo con una Sardegna ostaggio delle polemiche inutili e dei titoli sensazionalistici. Per fortuna, almeno, abbiamo ancora professori come Emilio Ghiani che si prendono la briga di spiegare come stanno davvero le cose. Anche se, a giudicare da quanto successo finora, c’è da scommettere che Pili e L’Unione Sarda non ascolteranno nemmeno questa volta.
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Emilio Ghiani – Associate Professor of Power Systems
Caro Mauro Pili,
le chiedo la cortesia in nome dell’onestà intellettuale e dell’etica giornalistica, oltre al rigore scientifico di cui si ciancia nel presente articolo, di rettificare quanto riportato che non corrisponde al vero, ma ha solo la funzione di continuare ad alimentare un dibattito sterile e litigioso di cui non si ha affatto bisogno nella nostra disastrata isola.
Se ha bisogno di numeri scientifici può tranquillamente chiederli a chi li conosce, anziché chiederli all’intelligenza artificiale o a ingegneri che forse non hanno mai neanche fatto un esame di elettrotecnica.
Ho fatto due conti per lei, e se vuole potrà rettificare quanto riportato:
- lunghezza cavo 470 km (per singola tratta),
- resistenza elettrica del cavo di 0,03 Ω/km,
- corrente di 1000 A.
La potenza dissipata per effetto Joule per il trasporto dell’energia è di 28,2 MW, che corrisponde al 2,82%.
Se proprio vogliamo essere pignoli aggiungiamo anche le perdite delle due stazioni di conversione, un altro 4% complessivamente per entrambe e arriviamo al 6,82%.
Lei scrive 56%, ovvero l’821% in più della verità, questo è il vero shock per chi legge queste baggianate.
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