Giorno della Memoria tra omaggi selettivi e silenzi sulla verità

Due vergogne: commemorare l’Olocausto ignorando il genocidio a Gaza e la storia vera, come il ruolo della Russia nella liberazione di Auschwitz.

di Giuseppe Salamone

Sono due le vergogne più grandi a cui ci tocca assistere oggi: la prima è che mentre fanno sfilate ipocrite per ricordare ciò che è stato e ci danno lezioncine, stanno permettendo consapevolmente ciò che è. La seconda che ormai si ripete da tempo immemore invece riguarda la storia, quella vera.

La Russia, che il 27 gennaio del 1945 ha liberato il campo di concentramento di Auschwitz, non è stata invitata per l’ennesima volta alla commemorazione che si svolge ogni anno. La Russia, con 27 milioni di vite umane, ha pagato il prezzo maggiore, un prezzo che tutto il resto dei Paesi che si opponevano al nazifascismo sommati tra loro non hanno pagato. Ma a quanto pare per lor signori che vogliono dare lezioni di storia, questa storia non conta. Vergogna!

Inoltre, da sempre, viene riportato a reti unificati il numero degli ebrei sterminati da Hitler. Quel numero comprende anche zingari, rom, omosessuali, disabili, neri, Polacchi, prigionieri di guerra Sovietici, testimoni di Geova e oppositori politici. Ma vi siete mai chiesti perché si parla solo ed esclusivamente degli ebrei?

Perché sin dai primissimi momenti “L’industria dell’olocausto”, come ben racconta in un suo libro Norman Finkelstein, figlio di ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento, si è attivata per sfruttare a fini politici ed economici quel dramma. E aveva ragione perché mai come oggi qualcuno sta usando uno sterminio per portare a termine un altro sterminio.

Detto questo, commemorare l’olocausto nazista e allo stesso tempo consentire che a Gaza stia andando in scena un genocidio e dimenticare ciò che si deve alla Russia, lo dico senza alcun problema, fa schifo e ci consegna il reale “peso” di tutti quei personaggi che lanciano accuse a destra e manca di antisemitismo o ci danno dei bestemmiatori quando ripetiamo, con il cuore in mano, “MAI PIU’”.

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