di Giuseppe Di Maio
È passata completamente sotto silenzio la dichiarazione di voto contrario del senatore Scarpinato alla relazione programmatica del ministro della Giustizia Nordio. Finalmente uno che non si perde nelle bagarre dei provvedimenti singoli, ma che denuncia a chiare lettere la volontà del governo e della sua maggioranza. “Signor ministro” — cosi dice il senatore — “La maggioranza politica di cui lei è espressione è impegnata ad approfittare degli attuali rapporti di forza per dare attuazione a un progetto politico di grande complessità; un progetto che, mediante la sapiente combinazione di riforme costituzionali e di leggi ordinarie, mira a cambiare la fisionomia della nostra democrazia, intervenendo sui gangli fondamentali della divisione e del bilanciamento dei poteri, sul rapporto Stato-cittadini, sul rapporto autorità-libertà, sul diritto fondamentale di manifestare pubblicamente il dissenso politico, sul diritto all’informazione e su molto altro ancora. Insomma, sono in discussione i fondamentali della Repubblica.”
C’è nell’aria che respirano le sinistre una leggera voglia di parlar chiaro, una coscienza che non tollera più lo strapotere di una maggioranza coesa mentre essa approfitta della vittoria nelle urne per imporre la sua dittatura. Si parla di un elettorato di sinistra (ma soprattutto del M5S) che non tollererebbe mai le contraddizioni dei propri rappresentanti, contrariamente agli elettori di destra che, di bocca buona, sopportano i provvedimenti della propria parte anche contro i propri interessi. Una leggera virata nella fiducia della democrazia, nell’elettore che dimostra di essere impreparato, ignorante, e che a causa sua fa crescere un potere che nuoce alla collettività. Ricordo le orazioni politiche di paese della mia infanzia che iniziavano immancabilmente in questo modo. “Mi rivolgo a voi cittadini di (…), e alla vostra rinomata intelligenza… etc etc” Ecco, io so che quando disprezzo il popolo e il suo cervello politico, c’è una levata di scudi, come se ognuno si sentisse attaccato direttamente. Eppure, non posso far altro che dimostrare la sfiducia nell’elettore medio, singolarmente capace di ottimo raziocinio, ma collettivamente ebefrenico e incapace di una benigna volontà politica. Ripeto che le dittature sono sorte per volontà del popolo e della democrazia.
Riprendo con la relazione di Scarpinato. È stato il popolo ignorante “che ha voluto un nuovo reato che, con la scusa di reprimere le feste musicali auto-organizzate, era in realtà congegnato in modo tale da criminalizzare le manifestazioni di dissenso politico”; è la democrazia che ha istituito “un disegno di legge sulla sicurezza che è una dichiarazione di guerra contro i marginali, i poveri, i migranti e contro tutti coloro che osano manifestare pubblicamente il proprio dissenso alle politiche governative”; sono gli elettori orgogliosi che hanno voluto il decreto per cui “chi blocca una strada deve essere punito con il carcere fino a un mese e, se si è in più persone riunite, con la reclusione da sei mesi a due anni”; sono quelli che credono nel suffragio universale che hanno criminalizzato “forme di resistenza come il rifiuto di fare rientro nelle celle per protesta, fermandosi in maniera passiva dinanzi alle sbarre, o il rifiuto del cibo o dell’ora d’aria. Sono loro che vogliono vietare ai detenuti di protestare pacificamente per rendere visibile la propria condizione di sofferenza all’autorità e alla pubblica opinione.” Siete voi, amanti della libertà di opinione, che “avete dato vita a un doppio binario del diritto penale: uno iper-repressivo, che si mette sotto i piedi i princìpi basilari del garantismo riservato agli ultimi e ai dissidenti, e uno iper-permissivo e lassista riservato ai colletti bianchi, infiocchettato con motivazioni di garantismo di facciata, una maschera dietro la quale si cela il volto di una giustizia classista forte con i deboli e debole con i forti.”
Ma non temete, il suffragio universale è una jattura ineludibile: non esisterà mai una maggioranza democratica che possa abrogare da sé il diritto al voto e la dittatura degli impostori.