L’irruzione di Trump con la sua corte dei miracoli e dei miliardi decuplica da un giorno all’altro le distanze fra le sponde dell’Atlantico e fa invecchiare di cent’anni il mondo di prima e di fuori. Ma per fortuna le classi dirigenti d’Europa, Italia in testa, hanno colto al volo la portata epocale della sfida, pronte a rispondere colpo su colpo. Ursula von der Leyen annuncia una decisiva “tabella di marcia” per “cambiare passo”, vaneggia di “indipendenza energetica” citando l’esoterica agenda Draghi, annuncia una gita in India e reclama la “pace giusta” in Ucraina vantando di averci già buttato “120 miliardi” e promettendone altri, tanto non sono suoi. Ciao core. Germania e Francia, alla canna del gas, sono governate da due ectoplasmi impopolari anche fra i parenti stretti. E l’Ue dei Ventisette ha 27 posizioni su tutto.
Anche in Italia il dibattito politico-mediatico è più che mai all’altezza. Donald e Melania lanciano criptovalute personalizzate per decine di miliardi in poche ore, Musk ci osserva dai suoi 7 mila satelliti che presto saranno 42 mila, i big tech passati in blocco dai Dem a Trump controllano l’Ia e i dati di tre quarti del pianeta? Il governo risponde con la legge Bavaglio per difendere la privacy minacciata dai cronisti giudiziari (altro che Starlink e i social) e con ferrei limiti alle intercettazioni per tornare alle “indagini tradizionali” (pedinamenti a piedi, analisi delle orme con la lente d’ingrandimento, avvistamenti col binocolo, cose così) contro criminali che delinquono col dark web, i bitcoin e i telefoni satellitari, mentre l’app per digitalizzare i processi s’impalla e costringe i giudici a tornare alla carta e alla penna d’oca. Intanto, per coerenza, non si riesce a far arrivare un treno con meno di un’ora di ritardo. Anche culturalmente la nuova egemonia trumpiana ci fa un baffo. Risolto brillantemente lo straziante dilemma se un rapper che dice parolacce possa o meno cantare, siamo passati a discutere questioni di ancor più bruciante attualità: i Giorni dell’Amnesia in onore di due ex premier pregiudicati morti l’uno 25 e l’altro 2 anni fa; il compleanno di Renzi; il libro del figlio di Napolitano; il ritorno del fascismo eroicamente denunciato da una fiction; la riscoperta di don Sturzo e del suo appello ai “liberi e forti” di 106 anni fa nell’epocale convegno milanese con Delrio, Prodi e financo Ruffini; da non confondere col simposio a Orvieto dei celebri “catto-dem” Ceccanti, Guerini e Gentiloni sui cattolici in politica, tema che si pensava risolto da Giolitti nel 1913 col patto Gentiloni (il conte Vincenzo Ottorino, cavaliere di cappa e spada di Pio XI, avo di Paolo). Trump ci piscia in testa dai satelliti di Musk e noi cerchiamo affannosamente una cabina telefonica col gettone in mano.
Il Fatto Quotidiano, 22 gennaio 2025