La resa di Netanyahu

Alla fine il macellaio ha ceduto e senza raggiungere nessun obiettivo strategico. Né la liberazione degli ostaggi, né lo smantellamento di Hamas, né il tentativo di pulizia etnica. Una sconfitta militare palese.

di Tommaso Merlo

Alla fine il macellaio ha ceduto e senza raggiungere nessun obiettivo strategico. Né la liberazione degli ostaggi, né lo smantellamento di Hamas, né il tentativo di pulizia etnica. Una sconfitta militare palese, con l’osannato esercito israeliano ridotto per mesi a sterminare donne e bambini a caso. Miliardi di bombe e soldi americani che non hanno piegato la resistenza palestinese e risolto nulla.

Da mesi i generali israeliani dicevano a Netanyahu di essere finiti in un vicolo cieco e sul tavolo c’era quell’accordo di cessate il fuoco. Lo stesso. Mesi di inutili carneficine e alla fine la resa. Da un criminale di quel calibro e dai suoi complici c’è da aspettarsi di tutto, ma per adesso pare che firmino. Una sconfitta militare ma anche politica, col genocidio a Gaza l’ideologica sionista è finita al livello morale del nazifascismo.

Dopo decenni a comprare politici e media occidentali per spargere propaganda benevola, è emersa la cruda verità su cosa sia il progetto coloniale israeliano. Una sconfitta epocale. Oggi Israele è un paese guidato da criminali di guerra e supportato giusto da politicanti e giornalisti occidentali che han fatto carriera sotto l’ala protettiva della lobby pro Israele. I cittadini del mondo intero hanno invece capito la verità e chiedono a gran voce la fine della persecuzione del popolo palestinese. La fine dell’apartheid, la fine dell’occupazione, la fine delle atrocità.

Dopo quindici mesi di bombe su civili in tutta la regione, Israele è un paese in ginocchio. Spaccato socialmente, devastato economicamente e dilaniato moralmente. Molti israeliani sono fuggiti per sempre e per chi resta l’aria è sempre più irrespirabile. Perché certi crimini devastano anche chi li compie. Un paese che sopravvive solo grazie agli Stati Uniti e se la resa arriva al cambio di inquilino alla Casa Bianca non è certo un caso.

Con Biden erano alla circonvenzione di incapace mentre Trump ha preteso un accordo prima del suo insediamento. Anche la sua amministrazione è piena di sionisti, ma evidentemente dopo mesi di umiliazioni, gli Stati Uniti hanno avuto un sussulto di dignità ed imposto la propria volontà nazionale invece di subire quella della lobby israeliana. Il genocidio lo stanno del resto pagando pure loro e non solo in dollari.

Quella di Netanyahu e dei suoi complici è una sconfitta anche geopolitica. Volevano arrivare fino al fiume Litani in Libano ed invece hanno siglato un cessate il fuoco senza raggiungere nessun obiettivo strategico neanche lì. Volevano la testa dell’Ayatollah in Iran che invece se la passa benone e gli ha rifilato pure due storici attacchi missilisti che hanno cambiato gli equilibri. Volevano la testa di Assad in Siria che invece se la spassa a Mosca mentre a Damasco sono sbarcati i terroristi islamici grazie al supporto di un altro nemico storico di Israele che è la Turchia.

Altro che Grande Israele ed egemonia regionale, dopo mesi di bombe a casaccio sono accerchiati da nemici ancora più agguerriti ed isolati più che mai. E quando i terroristi di Jolani avranno smesso di spargere ipocriti sorrisini per uscire dalla miseria, e quando Erdogan avrà smesso di parlare a vanvera, i musulmani riprenderanno la lenta ma inesorabile avanzata verso Gerusalemme.

Anche la questione palestinese è peggiorata per Israele. A Gaza la gestione resterà ai palestinesi e si prevede l’arrivo di un contingente internazionale che li proteggerà dall’assedio, mentre sull’altra sponda il mondo intero si è espresso per tornare perlomeno ai confini del 1967 e per fermare i deliri colonici. Siamo al punto di partenza ma con Israele con una reputazione e quindi forza politica compromessa.

Davvero un disastro per Netanyahu ed i suoi complici, il sionismo ha avuto la sua occasione storica, ha fallito clamorosamente e si prefigurano terremoti politici. Quanto ai palestinesi dovranno saper cogliere l’occasione di questa vittoria storica, unendo le forze, abbandonando la violenza e continuando la sacrosanta battaglia politica per la giustizia, l’autodeterminazione e la libertà.

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