La nuova scuola di Valditara, Tomaso Montanari: “Il modello è l’algoritmo dei social: vedere sempre solo quello che ci piace”

Rettore a Siena – “Vedere tutto dal nostro punto di vista è l’esatto contrario dell’insegnamento e della cultura”

di Ste. Ca.

“Valditara dovrebbe posare il telefonino e smetterla di riprodurre per la scuola lo schema dell’algoritmo dei social network”. Al rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, non piace – per usare un eufemismo – l’idea di “nuova scuola” del ministro dell’Istruzione e del merito.

Montanari, in che senso “ministro posa il telefonino”?

Perché questa nuova scuola mi ricorda tanto l’algoritmo dei social che ti fa vedere solo quello che ti piace.

In che senso?

Nel senso che il punto è chiedersi a cosa serva la scuola. Elon Musk dice che la scuola serve a imparare “a fare”, io invece penso che serva a imparare a pensare. Valditara mi pare che pensi prima di tutto a confermare la nostra identità. L’idea ossessiva di tramandare la tradizione rivela in fondo che c’è qualcosa che non funziona nel resto del mondo che non la insegna. È un’idea reazionaria, nel senso di reazione alla realtà.

Nei nuovi programmi si dà anche spazio alla lettura della Bibbia.

Se si impara a leggere criticamente si può leggere tutto, il problema è come si insegna ai ragazzi a formare un giudizio, altrimenti diventa una specie di catechismo. La Bibbia va letta, come tutto il problema è come la leggi.

Insegnare la storia, si dice, ma separarla dalla geografia e concentrarsi su Italia, Europa e Stati Uniti.

Separare geografia e storia significa non imparare né l’uno né l’altra. Un saggio fondamentale di Carlo Dionisotti s’intitola Geografia e storia delle letteratura, per capire quanto le discipline siano interconnesse. L’idea poi che si debba studiare la storia di una parte sola è suicidaria, ma è certamente più funzionale all’idea di fondo che anima questa destra: se non sai nulla dell’Africa potrai legittimamente pensare che il colonialismo italiano abbia portato solo civiltà e benessere in Etiopia e in Libia. Vedere tutto dal nostro punto di vista è l’esatto contrario della cultura. Come diceva Virginia Woolf, lo scopo dello studio è insegnare lo sguardo degli altri, perché il nostro lo conosciamo già. Insomma, questa riforma assomiglia molto a una terapia collettiva per un Occidente insicuro

Almeno il ritorno del latino alle medie lo salviamo?

Dipende come lo facciamo, non vedo perché subito alle medie, e lo dico da figlio di due filologi classici. Mi pare un inutile vezzo, chi decide di fare il liceo lo studierà lì. Mi sembra davvero una nostalgia diciamo gentiliana e se c’è un modo per far stare sulle scatole la cultura classica questa è la strada giusta.

Le diranno che le sue sono critiche ideologiche…

È questa riforma a essere ideologica, riforma di destra e reazionaria, con una bella quota di nostalgia dell’epoca del regime di Giovanni Gentile, che in questo mi sfugge come si chiamasse. Ma chi ha fatto buone scuole forse se lo ricorda.

Il Fatto Quotidiano, 16 gennaio 2025

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