Ranucci risponde a Don Patriciello sull’etica delle interviste

Don Patriciello critica Report per il taglio delle interviste. Ranucci difende il metodo giornalistico e invita a segnalare eventuali errori con rispetto reciproco.

Lo scambio tra Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, e Padre Maurizio Patriciello, parroco noto per il suo impegno sociale a Caivano, è una riflessione su etica, rappresentazione mediatica e responsabilità. Don Patriciello ha espresso critiche sul montaggio e sulla sintesi delle interviste televisive, accusando Report di ridurre ore di dichiarazioni a pochi minuti, rischiando così di distorcere i contenuti. Ranucci, rispondendo con il suo consueto tono pungente ma rispettoso, ha ribadito il metodo del programma, sottolineando la trasparenza del lavoro giornalistico e la disponibilità a correggere eventuali errori. Un confronto che, pur pacato nei toni, mette in luce due visioni diverse sul rapporto tra comunicazione e responsabilità.

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Caro Don Maurizio, da sempre ti ammiro e sono vicino all’impegno e la passione con cui segui le persone più fragili del mondo. Mi dispiace leggere le tue critiche per come è impostato un programma televisivo, è un po’ come se avessimo noi di Report la presunzione di spiegarti come si fa messa. Mi spiace anche che tu sia stato costretto a mettere la faccia su domande alle quali avrebbe dovuto rispondere il Commissario di Governo Ciciliano, che invece ha preferito far esporre te. Premesso questo, un’intervista lunga serve a chi non conosce un contesto per farsi un’idea, poi a verificare e dare conto infine al pubblico delle criticità e delle risposte alle criticità. Io non so cosa hai detto di importante nell’intervista originale rilasciata a Luca Chianca. So però che Luca è una persona onesta e un bravissimo inviato che non fornirebbe mai una falsa rappresentazione della realtà. Chi invece preferisce non parlare non è perché, l’esperienza trentennale ci insegna, ha paura dei tagli, ma perché ha paura delle domande. So che Luca ti ha anche chiesto di dirci dove abbiamo detto il falso o dove sarebbe stato manipolato il tuo pensiero. Ma a questa domanda non c’è stata risposta. Del resto una persona più alta di noi come Giovanni Paolo II disse “se sbaglio mi corrigerete”. Noi se abbiamo sbagliato siamo pronti ad accogliere le tue correzioni. Con grande e immutata stima e che, come usava dire mia madre prima che uscissi di casa, “che il Signore ci accompagni”, nella speranza che anche tu non sia dispiaciuto che non sia morto a Sumatra.—Sigfrido Ranucci

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Caro Sigfrido Ranucci, permettimi di rivolgerti una domanda. Lo faccio con grande rispetto verso di te e verso gli italiani che seguono il tuo programma. A una persona – in questo caso il sottoscritto ma potrebbe essere chiunque – viene chiesto di rilasciare un’intervista su una questione delicatissima. Costui accetta per rendere un servizio. Cerca di essere esaustivo. Risponde a mille domande. Viene tenuto, dal tuo inviato, impegnato per più di un’ora. Poi con il solito meccanismo del taglia-incolla, ai telespettatori, di quella intervista, vengono offerti al massimo due minuti. Ecco, ti sembra giusto? Non credi che chiunque, potrebbe, con questo sistema – e avendo a disposizione tanto materiale – fare dire a chiunque tutto e il contrario di tutto? Un grande abbraccio a te e al caro Luca. Il tempo, però, è prezioso per tutti. Anche per me. Dio ti benedica.—Padre Maurizio Patriciello.

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