Marina B. accusa, ma “Report” è salvo: non vogliono dar ragione ai 5 Stelle

Marina Berlusconi furiosa con Report per un’inchiesta sul padre. Il Corriere amplifica lo sdegno, ignorando conflitti d’interessi e verità scomode.

di Daniela Ranieri

“L’ira di Marina”, titola il Corriere in prima pagina, manco la figlia di Berlusconi fosse Draghi, il prestigioso iracondo preferito dai giornali, o Mattarella in uno dei suoi moniti riportati dai quirinalisti. Invece di sottotitolare a caratteri cubitali con un bel “e chissenefrega”, i giornali padronali riportano solerti lo sdegno della primogenita: Marina è imbufalita con Report, che invece di andare a portare fiori al mausoleo di Arcore ha realizzato un’inchiesta sulle gesta del più illustre padre, deceduto da indagato quale presunto mandante politico delle stragi di mafia del 1993 (oltre che da frodatore fiscale, ma quello in Italia è un titolo onorifico).

Nessuno segnala la stravagante circostanza per la quale l’erede di un impero finanziario, mediatico, editoriale, immobiliare etc. è anche la proprietaria del cosiddetto partito Forza Italia fondato dal padre, di cui ha ereditato pure il conflitto d’interessi, fingendo però di non occuparsi di politica; ella può mettere bocca sul palinsesto della Tv pubblica se putacaso si occupa del casellario giudiziario del genitore: è pur sempre, tramite l’apposito Tajani, nel governo Meloni. La rampolla recensisce Report: “Pattume mediatico-giudiziario” che rimestando “in un bidone di accuse sconnesse” tenta di “riesumare infamanti, paradossali accuse di una presunta vicinanza di mio padre alla criminalità organizzata”. Nessuno le ricorda che a rimestare nel pattume e a prestarsi ad accuse infamanti per via delle sue amicizie (vedi stalliere Mangano), semmai, è stato il babbo. Lo dice la sentenza con cui il sodale Marcello Dell’Utri è stato condannato in via definitiva a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa quale mediatore tra Cosa Nostra e, appunto, Silvio Berlusconi.

Ma si sa, Marina è abituata bene: funerali di Stato, lutto nazionale e un tacito quarto grado di giudizio che è stato un’amnistia tombale. Allucinante è che il Corriere ci racconti di un “imbarazzo enorme” a Viale Mazzini: “Ai piani alti si ritiene che l’unico errore che non va commesso adesso è il fallo di reazione. Intervenire sulla trasmissione… equivarrebbe a dare ragione a chi, come la presidente della commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia (M5S) ha già bollato l’invettiva di Marina… come un nuovo ‘editto bulgaro’”. Capito? Non bisogna chiudere Report, rara avis nella Rai deferente al potere, per non dare ragione al M5S, non perché dar retta alle “invettive” di una milionaria sarebbe uno sfregio alla democrazia. Ovviamente Marina ha ricevuto la solidarietà di Renzi.

Il Fatto Quotidiano, 15 gennaio 2025

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