Come rilanciare la Sardegna oltre l’estate: trasporti e strategie vincenti

La Sardegna deve destagionalizzare il turismo puntando su trasporti efficienti, pubblicità istituzionale e strategie pragmatiche per attrarre visitatori tutto l’anno.

di Massimo Calabrese

Per molti, ma non per tutti! Con questo incipit si apriva una campagna pubblicitaria di qualche tempo fa. Se lo slogan fosse proposto per la Sardegna, nel tempo che viviamo, al punto esclamativo dovremmo sostituire un punto interrogativo, aggiungendo anche: e non tutto l’anno! (più chiaro e scorrevole)

Fuori dalla stagione estiva, per quanto la nostra isola abbia molto altro da offrire oltre alla vacanza balneare, la possibilità effettiva di arrivarci con collegamenti aerei dalle principali città europee e mondiali è prossima allo zero.

Il quotidiano britannico Financial Times ha da poco suggerito la Sardegna come una delle 50 mete da visitare per una vacanza, ma – udite udite – in periodi che vanno da ottobre a novembre, anziché in alta stagione, ovvero i mesi da giugno a settembre. (sintassi più compatta)

Le problematiche turistiche della Sardegna non riguardano solo l’allungamento della stagione balneare, ma anche e soprattutto la creazione di un’offerta diversa, in periodi differenti da quelli estivi. Il punto fondamentale è far percepire che una destinazione come la Sardegna ha molto altro da offrire oltre alla vacanza in spiaggia.

Sul tema della destagionalizzazione si discute da anni, ma siamo sempre fermi al palo. Per affrontare realmente la questione e risolverla a favore di un comparto strategico come il turismo in Sardegna, è necessario sviluppare una strategia pragmatica.

Questa strategia deve individuare nei voli il punto di forza, l’elemento cruciale per permettere alle persone di raggiungere l’isola anche in periodi diversi da quelli estivi. Fuori stagione, i voli sono praticamente inesistenti e rappresentano il primo vero ostacolo da superare. Diversamente da altre mete continentali, raggiungibili anche con treni ad alta velocità, la Sardegna necessita di collegamenti aerei indispensabili per garantire la sua accessibilità.

È evidente che lo Stato italiano non è minimamente interessato ad affrontare la questione, come ha ampiamente dimostrato. Le sue incapacità gestionali, rese evidenti dalla vicenda Alitalia, testimoniano il fallimento nella gestione di una compagnia di bandiera, nonostante l’Italia sia considerata tra i paesi più industrializzati del mondo.

Tuttavia, la responsabilità di creare un piano strutturato per il turismo e i trasporti non può essere demandata alle incompetenze altrui. Deve essere una prerogativa dei sardi, della nostra capacità di governo e della nostra visione per il futuro della Sardegna. Una classe dirigente seria deve avere una programmazione decennale, trentennale e persino cinquantennale, delineando il percorso da seguire e le azioni da intraprendere nei settori strategici.

Ed è proprio qui che emerge una domanda fondamentale, simile a quella che i genitori rivolgono ai figli: Cosa vuoi fare da grande? Questo è il punto cruciale.

Come sardi, abbiamo davvero concentrato le nostre energie e intelligenze per individuare un percorso possibile? Abbiamo elaborato proposte in grado di fornire risposte concrete a questa domanda, identificando gli elementi su cui investire per costruire il nostro presente e il nostro futuro?

Il turismo non può essere la soluzione a tutti i problemi, ma è sicuramente un settore strategico su cui puntare. Per farlo, però, serve una linea guida chiara, articolata su due macro-aspetti: una pubblicità istituzionale efficace e l’attuazione di politiche concrete per risolvere il problema dei trasporti e dei collegamenti aerei.

Attualmente, la pubblicità istituzionale si trova su un binario morto: non se ne parla più da anni. Eppure, dovrebbe essere lo strumento fondamentale per promuovere le potenzialità della nostra terra nelle principali capitali europee e mondiali. Una campagna di promozione ben strutturata, con investimenti significativi distribuiti su un arco di 10 anni, potrebbe creare una domanda turistica per periodi diversi da quelli estivi.

Altre regioni europee, come il Trentino, prosperano grazie a un turismo attivo tutto l’anno. Ci riescono perché comunicano efficacemente la loro offerta attraverso la pubblicità istituzionale, proponendo trekking, arrampicata, enogastronomia e cultura. Nulla che la Sardegna non possa fare, partendo dalle proprie unicità.

La creazione di una domanda turistica comporterebbe inevitabilmente un interesse da parte dei vettori aerei, che vedrebbero vantaggi significativi nel migliorare i collegamenti con l’isola. Forse, proprio loro potrebbero contribuire a risolvere – almeno in parte – il problema dei trasporti.

Parallelamente, è necessaria una politica attiva e istituzionale. Abbiamo bisogno di rappresentanti europei autonomi, con un collegio separato da quello siciliano, che possano portare avanti le istanze sarde e far sentire la nostra voce in quelle sedi istituzionali così rilevanti.

Un esempio da seguire potrebbe essere quello della Corsica, che grazie a una compagnia aerea sostenuta dalla Francia garantisce i collegamenti con l’isola e promuove il brand Corsica. Hanno trasformato uno svantaggio in un’opportunità. Perché non possiamo fare lo stesso?

Ciò che serve sono intelligenza e volontà di autodeterminazione. Questi sono gli ingredienti per il successo della Sardegna. Questo significa avere una strategia: pensare al futuro in modo pragmatico, trasformando sogni in progetti concreti.

La proposta di A innantis! per la creazione di una Repubblica di Sardegna si inserisce perfettamente in questa visione e ne diventa promotrice.

Un passo alla volta. Come suggerito dal Financial Times, la Sardegna è già una meta potenzialmente desiderata da molti. Trasformiamo i sogni degli altri nei nostri vantaggi. Essere indipendentisti significa lavorare affinché tutto questo diventi realtà.

A innantis!

Torna in alto