Addio a Oliviero Toscani, maestro dell’irriverenza

Oliviero Toscani è morto ieri a 82 anni dopo grave malattia.

Oliviero Toscani (1942-2025)
Tra moda e antirazzismo

di Luca Sommi

Il genio inventa, gli altri copiano. Oliviero Toscani ha inventato per tutta la vita, tanto che per i suoi scatti, quelli che lo hanno reso famoso nel mondo, si è ormai al diritto di dire: “Questa è una fotografia alla Toscani”. Il grande fotografo è morto ieri all’ospedale di Cecina dopo una rara malattia, la amiloidosi, che in due anni lo ha portato via.

CLASSE 1942, Toscani era figlio d’arte – il padre Fedele fu il primo fotoreporter del Corriere della Sera – e dal primo giocattolo ricevuto a sei anni, una macchina fotografica Rodina della Ferrania, alla scuola che frequenta, la Kunstgewerbeschule di Zurigo, la sua vita è stata votata tutta a se stessa: creatività, fino all’ultimo. Un’esistenza piena, di idee, arte, viaggi, mogli, figli; il maestro ha incontrato e fotografato i giganti del nostro tempo – Andy Warhol e Mick Jagger per dirne due –, ha collaborato con le più grandi riviste di moda, da Vogue a Elle fino a Harper’s, ma soprattutto ha realizzato decisive campagne pubblicitarie, sempre col suo stile unico: Valentino, Chanel, Fiorucci, Benetton… (la lista completa prenderebbe tutta la pagina).

È stato irriverente e provocatorio fin dalla sua prima importante campagna, quella in cui per reclamizzare un paio di jeans ha fotografato il lato b della top model Donna Jordan (sua fidanzata) in hot pants striminziti, tagliati sulle natiche, accompagnandola con la frase biblica “Chi mi ama mi segua”. Un’innovazione fin dalla sua prima uscita che ha invaso cartelloni pubblicitari e decine di grandi piazze del mondo, da Times Square a New York in giù.

Reazione? Polemiche, non finire, scomuniche, condanne morali, ne scrisse anche Pier Paolo Pasolini per difenderla. Questa fu una delle primissime campagne dissacranti firmate dal giovane Toscani, oltre a essere il vero punto di rottura della fotografia pubblicitaria.

POI, CON ANCORA PIÙ coraggio e sfrontatezza, aggiunse: «È così: se lo dirlo è un po’ di successo, allora successo sarà». Ma rimarrà legato per sempre al marchio United Colors of Benetton: la foto di un malato di Aids su un letto di ospedale, prese a una scena che si sbianca, due cavalli che si accoppiano, fino ai ritratti di soldati, fino a quelli della guerra, bandiere insanguinate… insomma, ha fatto rivoluzionare il modo di fare comunicazione commerciale.

Negli anni creò archivi riviste come Colors, la prima magazine globale al mondo, o Fabrica, una scuola internazionale, e i tanti “figli” che orbitano attorno alla sua personalità, ai suoi progetti, così come le mogli. Si mette ad allevare cavalli e vince ma con la stessa passione che mette nella fotografia, nella moda e nel vino “Oliviero Toscani”. Poi fotografa i condannati a morte negli Stati Uniti – contro la pena di morte –, famiglie di ogni razza per una serie chiamata “Razza Umana” – ovviamente contro il razzismo – immortalando genitori maschili e femminili, arrivando addirittura a una serie chiamata “Cacas”, per raccontare la normalità della diversità anche nello scarto umano.

Toscani è stato tanto capace di parlare con le immagini quanto di attaccare con le parole, creando sempre polemiche e scandali a non finire. Non si è mai risparmiato anche nelle discussioni politiche, levandosi soprattutto con quei partiti che negavano l’evidenza: xenofobia, razzismo, classismo.

Creativo e sovversivo, allergico alle regole, grande trampoliere della provocazione – “un’opera d’arte che non provoca reazione non è tale” – ha misurato il mondo palmo a palmo, facce e storie, paesaggi e sensazioni, con la sua Leica indolentemente appesa all’estremità del braccio destro, non si è mai sforzato sul calcolo del conveniente o delle cose “giuste” da fare.

Le fotografie di Oliviero Toscani non pretendevano di portare verità se non dentro il messaggio, ma verità che stanno solo nell’occhio – di chi guarda e poi giudica. La parola “creatività” abitava spesso nelle sue parole: creatività come sinonimo di idea, di invenzione, da cui tutta parte e a cui tutto ritorna. “Senza avere sicurezza, perché se hai vuole dire non stai inventando nulla.” L’innovazione nasce da un gesto, da una trasgressione, che scuote nel mondo nella sfera razionale ma anche in quella inconscia: superare i propri limiti e le proprie paure, trasgredire, perdersi e ritrovarsi, perché “l’uomo senza creatività muore”. Guardando i suoi ritratti sembra di sentire le parole di chi lo ha incontrato: Toscani parlava dell’uomo, dell’artista, che dall’uomo giungeva dentro di se stesso, ma al di fuori di ciò che lo limita in quella regione di sé sigillata a morte e spinge il pensiero.

Perché quando un’immagine è molto più di mille parole allora si è nell’arte. Questo era Oliviero Toscani, un artista irripetibile e rivoluzionario, armato e addolcito, tenuto e terribile. Toscani non è mai stato un “politicamente corretto”, non amava il finto buonismo del nostro tempo. Forse è anche per questo che se n’è andato.

1942-2025

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