OPINIONE
La pandemia di coronavirus è fuori controllo, soprattutto a causa del presidente stesso.
di Charles M. Blow
Penso di fare da eco a molti americani e alla gente di tutto il mondo in generale, quando dico che sto attraversando un periodo difficile, alle prese con la gravità di questo momento.
È ancora difficile da assorbire il fatto che un virus abbia rimodellato il comportamento di tutti, fermato o alterato i viaggi, messo a dura prova l’economia e rimodellato completamente la natura degli spazi pubblici e l’interazione umana.
È anche difficile da assorbire il fatto che questa potrebbe non essere una fase che passa rapidamente, un inconveniente stagionale, ma qualcosa con cui il mondo sarà costretto a convivere per anni, anche supponendo che presto venisse trovato un vaccino.
C’è questa idea che le cose potrebbero cambiare, non a causa di un’azione umana, ma piuttosto perché gli umani sono sotto attacco.
L’idea che anni di pianificazione per lauree e matrimoni, gli acquisti di case e la pensione, possano arrivare a una brusca frenata è umiliante e disorientante. La confusione su come e quando i bambini possono tranquillamente tornare a scuola e gli adulti possono tranquillamente tornare al lavoro è frustrante perché lascia la vita delle persone allo sbando.
L’idea che le mascherine e il saluto col gomito possano essere la nuova normalità è uno shock per il sistema.
Sembra che su più livelli la società sia sottoposta ad un test e spesso fallisca.
Le persone si ribellano contro l’isolamento e contro la scienza e la salute pubblica. Vogliono indietro il vecchio mondo, il mondo pre-Covid-19, ma ciò non è possible. Il virus non sente frustrazione e tanto meno reagisce ad essa. Non è a conoscenza dei tuoi figli, del tuo lavoro o dei tuoi piani per le vacanze. Non è a conoscenza della nostra politica.
Il virus è un virus, insensato e, in questo caso, incredibilmente efficiente ed efficace. Passerà da persona a persona il più a lungo possibile. Il dibattito politico sull’uso della maschera è una preoccupazione umana, che va a beneficio del virus.
Ed è proprio questa politica, in particolare articolata da Donald Trump, che sta permettendo al virus di devastare questa nazione e togliere decine di migliaia di vite che non avrebbero dovuto essere tolte.
È la politicizzazione del virus da parte di Trump che ha portato a una nuova ondata di casi in questo paese quando molte altre nazioni sviluppate sono state in grado di ridurre il numero di casi tra la loro popolazione.
È a causa di Donald Trump che l’America ha ora riportato 3,2 milioni di casi e ha registrato quasi 135.000 morti.
Ma, invece di incentrare l’attenzione sugli ammalati, i moribondi e i morti, le vere vittime delle sue malefatte, Trump si lancia come vittima delle circostanze. Come riportato dal Washington Post la scorsa settimana, Trump ha adottato un atteggiamento di dolorosa autocommiserazione con i visitatori. Scrive il Post:
“Trump si lancia spesso in un monologo ponendosi al centro dei fermenti della nazione. Il presidente si è lanciato nel ruolo da protagonista della vittima innocente – di una pandemia mortale, di un’economia in stallo, di profondi disordini razziali, tutti accaduti a lui piuttosto che al Paese.”
Come dovremmo comprendere questa idea secondo la quale il presidente sta evitando la responsabilità per scopi politici e, nel processo, sta mettendo in pericolo vite non raccontate di americani e ne sta effettivamente costando una parte di esse?
Come abbiamo fatto ad arrivare a un punto in cui scienziati ed esperti hanno potuto essere bloccati, che governatori e sindaci hanno potuto essere intimoriti, che milioni di americani hanno potuto rischiare il proprio benessere e il benessere degli altri per tornaconti politici?
Queste sono le acque in cui tutti noi americani stiamo al momento navigando.
Abbiamo assistito tante scene di lavoratori al minimo salariale entrare in conflitto con i clienti (molti senza dubbio venuti in cerca dello scontro, in cerca di un palcoscenico su cui eseguire il loro dramma di sfida) che si rifiutano di indossare maschere all’interno dei negozi.
Parte del problema è che il virus non è solo politicizzato, ma anche che i suoi effetti sono razzializzati: neri e ispanici stanno stanno avendo la peggio. Alcuni degli stati che stanno vedendo le maggiori impennate di casi sono quelli del Sud e dell’Ovest con grandi concentrazione di popolazioni nere o ispaniche.
Gli effetti della malattia poi discriminano l’età: le persone anziane hanno maggiori probabilità di morire di essa. La Florida non ha solo una grande popolazione ispanica, ma ha anche una grande popolazione di pensionati.
Credo che queste variazioni si aggiungano alla insensibilità politica che l’America sta vivendo: se la malattia viene vista come un qualcosa che colpisce soprattutto altri altri – un “killer Boomer” [killer degli over 50], o un killer “Brotha” nero o un killer abuela [killer delle nonne/nonni] – allora alcuni bianchi più giovani e più sani potrebbero credere che la minaccia a se stessi è inferiore e che le restrizioni nei loro confronti dovrebbero essere più allentate.
Abbiamo una situazione in questo paese in cui una malattia sta sfuggendo al controllo, in gran parte a causa del presidente stesso, e c’è poco segno o speranza che possa essere presto contenuta.
Viviamo in un film horror, uno interpretato da Donald Trump.
[Traduzione di Chris Montanelli]
Articolo originario: Charles M. Blow, The New York Times, 12 Luglio 2020