I liberali d’Italia, quelli che ci insegnano il rispetto delle opinioni altrui fino al punto di dare la vita per permettere a chiunque di esprimere la propria (frase che attribuiscono a Voltaire il quale non l’ha mai pronunciata), sono tornati a bastonare Papa Francesco perché si ostina a ritenere che qualcosa a Gaza non stia andando per il verso giusto. Già a novembre Bergoglio era stato redarguito, quando uscirono le anticipazioni del libro in cui chiede alla comunità internazionale di verificare se le accuse di genocidio del popolo palestinese “formulate da giuristi e organismi internazionali” contro Israele siano fondate. L’ambasciata israeliana presso la Santa Sede aveva protestato: “Chiamare l’autodifesa con altri nomi significa isolare lo Stato ebraico”; tutti gli altri nomi per quel che il governo Netanyahu sta facendo a Gaza e in Cisgiordania, da genocidio in giù, compresi i sinonimi annientamento, sterminio, massacro, carneficina, non si possono usare, pena l’isolamento dello Stato ebraico, il cui governo sta facendo così tanto per farsi amare.
Ora la sua posizione si è ulteriormente aggravata. Il rettore dell’Università delle Religioni e delle Denominazioni dell’Iran Abolhassan Navab ha riferito a un’agenzia iraniana che il Papa gli avrebbe detto: “Noi non abbiamo problemi con gli ebrei, il nostro unico problema è con Netanyahu, che ha causato la crisi nella regione e nel mondo senza prestare attenzione alle leggi internazionali e ai diritti umani”. Frase adamantina, contenente un garbato disclaimer in teoria pleonastico, visto che neanche la mera insiemistica, per non parlare della logica, consentirebbe di sovrapporre senza scarti il lemma “Netanyahu” col lemma “ebrei”. Ma Netanyahu, su cui pende un mandato d’arresto internazionale, non si tocca. La Stampa irride il Papa, accusandolo di prestare il suo pulpito agli Ayatollah: “Quella di Bergoglio è una posizione come tante, ha valore solo per chi un valore glielo attribuisce”. Chi si crede di essere, un Capo di Stato e la guida spirituale di 1,3 miliardi di fedeli? Giuliano Ferrara lo scomunica: “Le linee rosse le ha passate tutte, e malamente”, è uno che “abbrutisce e avvilisce” la Chiesa, anzi “se ne serve” “per promuovere i risvolti più conformisti della sua teo-rumba ispirata al feticcio del popolo” (l’estetizzazione del massacro fa scorrere la penna che è una bellezza).
Il Papa ci è già passato: quando auspicò un negoziato per porre fine alla guerra in Ucraina si prese del “putiniano” dai nostri cannonieri da scrivania, tanto più dopo aver denunciato “l’abbaiare della Nato alle porte della Russia” quale causa della guerra. Galli Della Loggia sul Corriere definì la sua posizione “filo-russa”, tout court; non rilevava che il Papa avesse parlato di “massacro” e di “atto sacrilego e ripugnante” da parte di Putin. Per di più si era permesso di far portare la croce alla Via crucis a una donna ucraina e a una russa insieme (invece di farle lottare all’ultimo sangue dentro al Colosseo), irritando l’Ambasciata ucraina e l’arcivescovo di Kiev; poi di criticare il concetto di “pace giusta”, invece di fare l’elogio della bella morte atlantista, e di definire il riarmo una “follia”, quindi per i nostri interventisti acriticamente draghiani e vonderleyeniani era larvatamente un mercenario della Wagner (pre-golpe, però).
Come ieri era putiniano, oggi è antisemita. “Gli ebrei non hanno problemi con la Chiesa ma con Bergoglio”, ha detto un esponente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane al nostro Vincenzo Bisbiglia, perché all’Angelus il Papa ha ribadito: “Basta colpire i civili, le scuole, gli ospedali, i luoghi di lavoro”. Avrebbe dovuto dire: Israele colpisca più civili, scuole, ospedali e luoghi di lavoro, perché 45 mila morti (ma, secondo uno studio pubblicato su Lancet, almeno 70 mila) sono pochi per placare la sete di sangue del vicario di Cristo, e perché sennò sembro un banale progressista agli occhi dei liberali intelligenti come Ferrara.
Il Fatto Quotidiano, 11 gennaio 2025