Muskolini

Musk destabilizza con tweet e satelliti, oscilla tra business e politica, flirta col sovranismo e sfrutta crisi e democrazie fragili per espandere il potere.

di Tommaso Merlo

Non si capisce se Musk abbia ambizioni da nuovo Duce in salsa social oppure se sia un venditore che la sta facendo fuori dal vaso. Musk non piazza aspirapolveri porta a porta, ma satelliti che costano miliardi. I suoi clienti sono gli stati e deve quindi scendere a patti con la politica per fare affari.

In paesi amici come l’Italia, Musk indossa il frac per cena ed elargisce sorrisini in attesa di siglare contratti. In paesi indifferenti al suo carisma marziano, Musk indossa invece la mimetica ed attacca duramente. Usa il suo social X al posto del balcone ed i tweet come manganello. Se la prende con istituzioni e capi di stato permettendosi interferenze inaudite. Destabilizza, sentenzia. Come se fosse un hater qualunque e non l’uomo più ricco del mondo. Come se fosse una entità politica anomala che si sovrappone alle malconce democrazie nazionali. Un potere basato sui soldi invece che sui voti, con follower al posto dei cittadini e nessun filtro.

Di solito delle opinioni degli oligarchi non frega niente a nessuno, ma Musk è osannato dalle folle seppur virtuali e ogni sua scorreggina finisce in prima pagina e viene commentata dai governi. Smuovendo opinione pubblica, fa politica. Capitale globale che getta la maschera. Politica locale che getta la spugna.

Ma c’è di più. Musk non fa ordinario lobbismo ma si schiera apertamente al fianco di movimenti di estrema destra se non addirittura neofascisti ed in paesi importanti come in Germania ed Inghilterra. Non quindi un neutrale oligarca tecnologico come un altro, ma uno che indossa la camicia nera ed inneggia ai camerati.

E’ da questo che nasce un dubbio inquietante. Non si capisce se Musk abbia ambizioni politiche o solo commerciali. Se voglia cioè guidare il sovranismo nero internazionale oppure giusto piazzare la sua merce prendendola alla larga. In Europa imperversa una grave crisi anche identitaria, con gli immigrati sta cambiando la società facendo crollare false certezze nazionalistiche mentre la consapevolezza europea non fiorisce. Un guado pericoloso, una crisi che fa riemergere dalla cenere vampate neofasciste che vorrebbero fermare il vento del cambiamento con le mani. O meglio con qualche pelatone dal pugno di ferro e con muri anche mentali.

Musk lo ha capito e pare ci stia puntando nella speranza di incassare in futuro, quando quei movimenti conquisteranno il potere e daranno vita a governi amici che farciranno i loro cieli coi suoi satelliti. Stesso schema seguito a casa sua. Su Trump ha puntato 260 milioni di dollari e ballato ai suoi comizi. Vagonate di dollari ma anche di followers che hanno fatto vincere il dark MAGA contro ogni previsione. Come ricompensa Musk si appresta ad entrare nell’amministrazione americana mentre le azioni delle sue aziende sono alle stelle. Bingo. Capitale che si compra la politica e si fa stato. Conflitti di interessi talmente sistemici da diventare una nuova normalità.

Quella turbocapitalista in cui cittadini sempre più in miseria si affidano ai miliardari per uscirne. Banchi di sardine che credono agli squali. Dagli Stati Uniti emergono intanto i primi screzi. Musk si è preso la scena ma c’è spazio per una sola primadonna che oggi è Trump. In attesa della rissa tra i gerarchi e magari pure della guerra civile, Musk sta spingendo in Europa.

Siamo rimasti indietro su tutto figurarsi su quegli stramaledetti satelliti e Musk vuole piazzare i suoi prodotti prima che si faccia avanti la concorrenza. Non nazioni ma clienti. Non un continente ma un mercato in cui serve la sponda politica. Servono governi che con ospedali e scuole fatiscenti, con strade piene di buche e con pensioni e stipendi da fame, decidano di investire immense risorse pubbliche in nuove mirabolanti tecnologie.

Facendo la fortuna di oligarchi come Musk che da soli sono più ricchi di tutti i loro cittadini messi insieme. Turbocapitalismo demenziale. Folle ingiustizia sociale sintomo di una grave deriva autodistruttiva. Se poi Musk avesse pure ambizioni da un nuovo Duce in salsa social sarebbe pure inquietante, ma se invece è solo un venditore che la sta facendo fuori dal vaso allora basterà un minimo di pazienza e di buonsenso democratico per evitarlo.

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