Se vi serviva l’ennesima dimostrazione di chi comanda veramente in questo Paese, eccola qui. Giorgia Meloni, che si ergeva a paladina degli “ultimi” quando era all’opposizione, ora dimostra senza vergogna di essere la Presidente del Consiglio dei primi. Ma non i primi in fila per un diritto, no: i primi a ingrassarsi alle spalle dei più deboli. La nuova Tabella Unica Nazionale del danno biologico (TUN) è un regalo gigantesco alle assicurazioni, un settore già privilegiato che adesso potrà fare incassi record mentre chi subisce mutilazioni, sofferenze e menomazioni permanenti viene trattato come una variabile da tagliare.
Sì, perché questa tabella non è altro che un colossale taglio ai risarcimenti delle vittime. Meno soldi a chi perde un arto, a chi vede la sua vita distrutta da un errore medico o da un incidente stradale. Più soldi alle assicurazioni, che potranno ridere all’incasso. Un capolavoro di ingiustizia firmato dal governo Meloni.
Facciamo due conti. Un trentenne che subisce un’invalidità del 60% (amputazione di un arto superiore) con la vecchia tabella del Tribunale di Milano avrebbe ottenuto 645.288 euro. Con la TUN della Meloni? Solo 579.267 euro. Un bambino di 10 anni che perde entrambe le mani passerebbe da 1.074.578 euro a 1.043.503. Cifre che parlano da sole: tagli chirurgici al risarcimento, tutti a favore delle assicurazioni. Un risparmio enorme per chi deve pagare, un’umiliazione per chi subisce.
E non provate a credere alle scuse. C’è chi sostiene che la TUN sia più generosa con i casi più gravi (sopra l’85% di invalidità), ma è una menzogna spudorata. Se la tabella fosse stata redatta correttamente seguendo i parametri fissati dal Parlamento, i risarcimenti sarebbero stati più alti per tutti. Invece, la TUN è stata pensata per raschiare il fondo del barile, introducendo addirittura tetti massimi per il danno morale che prima non esistevano. Il danno non patrimoniale temporaneo viene letteralmente dimezzato: da 115 euro giornalieri della tabella milanese si passa a 71,812 euro. Una miseria.
E chi ci guadagna? Sempre le assicurazioni, naturalmente. Quelle stesse compagnie che, grazie a una giustizia civile paralizzata dalle riforme Cartabia e Nordio, non dovranno più temere le cause in tribunale. Le vittime, sapendo di ricevere cifre ridicole, accetteranno qualunque offerta al ribasso pur di non affrontare anni di battaglie legali. E i premi delle polizze? Tranquilli, resteranno invariati o aumenteranno, perché in Italia non c’è mai stato un vero legame tra risarcimenti e premi. È solo una delle tante frottole raccontate per giustificare l’ingiustificabile.
E non è tutto. Questa tabella è stata bocciata dal Consiglio di Stato a febbraio 2024 perché giudicata ingiustificata e contraria ai principi di tutela delle vittime. Eppure, il governo se n’è fregato. Le associazioni delle vittime, gli avvocati, le famiglie devastate da incidenti e tragedie non sono stati nemmeno presi in considerazione. La TUN è stata approvata senza alcuna vera consultazione, con un disprezzo totale per chi lotta ogni giorno per ottenere giustizia.
Questa non è una riforma. È un atto di macelleria sociale, un’operazione chirurgica per tagliare i diritti delle vittime e ingrassare i conti delle assicurazioni. Meloni e il suo governo si dimostrano ancora una volta nemici dei più deboli. Ogni vittima che vedrà il proprio risarcimento ridotto saprà a chi dare la colpa. Giorgia Meloni, il governo dei “patrioti”, ha dimostrato una volta per tutte chi vuole proteggere: non il popolo, ma i potenti.