I politici dovrebbero essere pagati come gli operai, almeno capirebbero cosa vuol dire lottare per arrivare a fine mese e magari si degnerebbero di fare qualcosa. Ed invece loro si intascano stipendi faraonici mentre i poveri cristi sono alla fame ed hanno pure la sfacciataggine di aumentarseli. Come se a furia di guadagnare un sacco di soldi e spassarsela nell’alta società, i politicanti abbiano perso ogni contatto con la realtà quotidiana dei poveri cristi che governano.
Come se a furia di passare da un palazzo neoclassico all’altro, i politicanti si dimenticassero cosa vuol dire avere paura di non farcela a mantenere la propria famiglia. Non capiscono l’umiliazione di dover contare i centesimi anche per i beni di prima necessità. Non capiscono la rabbia di lavorare duramente e non venire ricompensati in maniera adeguata. Non capiscono il senso di ingiustizia di vivere in un paese dove privilegiati come i politicanti prendono più di quello che meritano e tutti gli altri molto di meno.
Stipendi e pensioni da fame dovrebbero essere una priorità assoluta in paesi come il nostro. Ormai siamo al limite. Il costo della vita cresce di continuo, salari e pensioni sono fermi da anni e il risultato è che ogni anno ci si ritrova sempre più poveri. Lavori che un tempo garantivano una vita dignitosa, oggi permettono a malapena di sopravvivere. E questo mentre diminuiscono i diritti ed i contratti di lavoro permettono ai padroni mani libere. Col risultato che gli operai sono diventati una materia prima come un’altra, la classe media è sparita e la ricchezza finisce ad una manciata sempre più ristretta di privilegiati.
E non è solo una questione di soldi. Non guadagnando abbastanza, per i poveri cristi la questione dei soldi diviene una priorità, si è costretti cioè ad occuparsene di continuo e questo genera frustrazione e malessere che rovinano la propria serenità e quella di chi ci circonda. Ci si riduce a vivere schiavi di sconti ed offerte al supermercato. Schiavi di padroni di casa a cui bisogna pagare l’affitto o schiavi di banche a cui bisogna pagare il mutuo. Schiavi di bollette sempre più care. Schiavi di lavori o capi che magari detestiamo ma che bisogna farsi andare bene perché altrimenti ci si ritrova per strada.
Come sotto un enorme ricatto economico, costretti a masticare amaro ed abbassare la testa per paura di perdere quel meschino lavoro e quel misero stipendio che ci permette di tirare avanti. Una vita al limite, con normalità che di colpo diventano un lusso, senza riuscire a risparmiare che spiccioli e costretti a rinunciare a passioni e progetti. Come imprigionati in una vita scandita da orari e doveri di un lavoro che raramente ci valorizza e ci appassiona e che in cambio ci permette a malapena di rimanere a galla.
Già, non è solo una questione di soldi ma anche di qualità della vita in generale. È anche per questo che molti giovani scappano dall’Italia, ricevuta una educazione vanno a contribuire al bene di altri paesi che perlomeno riconoscono il valore del loro tempo, delle loro energie e delle loro competenze e dove i servizi pubblici sono più avanzati. Giovani che l’Italia perde e che non riesce a rimpiazzare per colpa di stipendi da fame che tengono alla larga giovani di altri paesi europei.
Ma nulla è per caso. Più siamo poveri più siamo ricattabili e quindi deboli e quindi sfruttabili. Una condizione che conviene ai profitti dei padroni e ai politicanti anche se con qualche accortezza. Un popolo troppo povero che non ha da riempirsi lo stomaco è pericoloso, l’ideale per la conservazione di un sistema è che il popolo sia sull’orlo della povertà. E con l’illusione che non vi siano alternative, con la convinzione che protestare non serva a nulla e con la speranza che il suo domani sarà migliore grazie ai suoi sacrifici e al suo voto.
Già, peccato che la storia insegna come l’unico modo che hanno i popoli per migliorare le loro condizioni di vita sia unire le forze e lottare democraticamente. È costringere i politicanti ad agire per loro oppure è rimpiazzarli con classi dirigenti che non solo capiscono la realtà quotidiana dei poveri cristi, ma desiderano servila con umiltà.