di Andrea Zhok
Dopo che la sede diplomatica italiana a Damasco è stata saccheggiata, il ministro degli Esteri Tajani ci dice che “Tutto è sotto controllo”.
Unica trascurabile omissione, non si capisce sotto controllo di chi.
D’altro canto, se la Prima Ministra Meloni sta ancora lavorando ad “accertare le responsabilità” di chi ha sparato sulle truppe italiane Unifil in Libano, dire che se ti saccheggiano l’ambasciata è tutto sotto controllo è almeno altrettanto plausibile.
Ecco, alla fin fine il problema della politica contemporanea è tutto qua: le parole non valgono più l’aria calda che producono.
Le parole sono solo gesti di una recita che lancia segnali destinati ai datori di lavoro di questi politici-attori.
Il loro contenuto di verità è zero.
E tutti sanno che il loro contenuto di verità è perfettamente nullo.
Ma al tempo stesso esiste tutta una danza mediatica di mentitori professionisti, ironicamente chiamati “giornalisti”, che hanno il precipuo compito di lubrificare le menzogne più spinose in modo che vengano comunque trangugiate.
Siamo perciò nel puro regno della menzogna illimitata, in cui ritrovare contraddizioni, inconseguenze, doppi standard è divenuto un passatempo sterile, perché ciò che non è menzogna lo è solo per accidente, come un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al dì.
Ciò che non viene ancora ben compreso è che una sfera pubblica dove esistono solo menzogne, manipolazioni o sporadiche verità accidentali è una sfera pubblica che non possiede nessuna autorevolezza. Ma siccome il potere legittimato deriva dall’autorevolezza, l’odierna sfera pubblica non possiede più alcun potere percepito come legittimo.
Questa è in fondo la semplice storia dell’Occidente contemporaneo:
1) La menzogna, la contraddittorietà, l’inconseguenza, il doppio standard, l’omissione selettiva, la retorica distorsiva, la manipolazione senza freni regnano incontrastate sul discorso pubblico.
2) Perciò il discorso pubblico appare integralmente privo di autorevolezza e con ciò il potere che esercita è privo di legittimazione.
3) In assenza della possibilità di esercitare un potere generalmente percepito come legittimo, rimane soltanto la possibilità di esercitarlo in forme autoritarie, coattive, ricattatorie, oppressive, truffaldine, sistematicamente contrarie ai bisogni e alle volontà dei più.
E, coerentemente con quanto sopra, lo si chiama “democrazia”.