L’Europa si trova oggi ad affrontare un bivio storico, eppure sembra aver già scelto la direzione peggiore. Con l’elezione della nuova Commissione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, si consolida l’immagine di un’Unione subalterna agli Stati Uniti, pronta a sacrificare il benessere dei propri cittadini sull’altare del riarmo e delle austerità economiche. A rendere il quadro più desolante, è la complicità di forze politiche italiane che, pur dichiarandosi avversarie, mostrano un’imbarazzante convergenza di obiettivi.
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ed Elly Schlein, a capo del Partito Democratico, incarnano alla perfezione il trasformismo politico che ha distrutto la credibilità del sistema democratico italiano. Entrambe, con il loro voto decisivo, hanno avallato un progetto di Commissione Europea che segna un ulteriore passo verso il declino del continente.
L’Europa in catene: la guerra come progetto politico
La presidente von der Leyen ha delineato chiaramente le priorità della sua Commissione: riarmo, austerità e subordinazione agli interessi atlantisti. L’espulsione del gas naturale liquefatto russo dal mercato europeo, a vantaggio di quello statunitense, è solo uno dei tanti segnali di una politica che serve più Washington che Bruxelles. Il diktat NATO, che impone agli Stati membri di destinare il 2% del PIL alle spese militari, rappresenta un regalo insensato all’industria bellica americana. Ma chi paga il prezzo di queste scelte? I cittadini europei, con tagli alla sanità, all’istruzione e alle politiche sociali.
Eppure, sorprende come leader italiani apparentemente agli antipodi, come Meloni e Schlein, abbiano accolto questa linea con entusiasmo. Insieme, hanno salvato una Commissione che non rappresenta né il progresso né la giustizia sociale, ma un’Europa sempre più militarizzata, diseguale e sottomessa.
Meloni e Schlein: due facce della stessa medaglia
Meloni, coerente con il suo approccio atlantista, conferma la sua fedeltà a una visione geopolitica che subordina l’interesse nazionale a quello di potenze straniere. Ma è Schlein a tradire in modo ancora più profondo la fiducia degli elettori. A capo di un partito che si proclama progressista, la leader del PD ha votato per una Commissione che mina i fondamenti stessi del welfare e delle politiche sociali. La sua adesione a un progetto neoliberista bellicista dimostra che non esiste una reale opposizione tra destra e sinistra su questioni fondamentali.
Le due leader condividono, in realtà, la stessa agenda di potere: tagliare il welfare, aumentare le spese militari e rafforzare una politica estera aggressiva. Ma che credibilità può avere un sistema politico che, pur nelle sue differenze retoriche, converge su tutte le scelte strategiche fondamentali? Meloni e Schlein non sono altro che ingranaggi di un sistema che impoverisce l’Italia e l’Europa per finanziare guerre che i cittadini non vogliono.
Il patto della guerra e dell’austerità
La scelta della Commissione von der Leyen di puntare sul riarmo non è solo eticamente discutibile, ma anche economicamente insostenibile. La Russia investe il 9% del PIL in spese militari; ma perché l’Europa dovrebbe seguire lo stesso modello, sacrificando sanità, istruzione e pensioni? Non sarebbe più razionale investire in dialogo e cooperazione, piuttosto che perpetuare una politica di confronto armato?
La risposta è chiara: l’Europa non decide più per sé stessa. La sua agenda è dettata da Washington e sostenuta da leader nazionali che hanno rinunciato a ogni forma di autonomia strategica. È una subordinazione che serve solo a consolidare il potere delle élite economiche e militari, lasciando che il tessuto sociale europeo si sgretoli.
Un futuro di declino
L’approvazione della nuova Commissione Europea dimostra quanto sia urgente costruire una vera alternativa politica in Italia e in Europa. Fino a quando i principali partiti continueranno a sostenere questa linea di guerra e austerità, non ci sarà speranza per un’Europa autonoma, giusta e solidale. Meloni e Schlein rappresentano oggi il simbolo di un sistema che tradisce i cittadini per servire interessi stranieri.
Ma il futuro non è ancora scritto. La storia dimostra che è nei momenti di maggiore crisi che possono emergere nuovi paradigmi. Un’Europa diversa, fondata sulla pace e sulla cooperazione, è ancora possibile. Ma dipenderà dalla capacità dei cittadini di opporsi a questa deriva e di costruire un’alternativa reale.
L’Europa ha bisogno di leader che abbiano il coraggio di rifiutare la guerra e di tornare a mettere al centro il benessere delle persone. È tempo di smettere di credere alle favole del sistema e di agire per un cambiamento radicale. La libertà, come diceva Gaber, è partecipazione. E partecipare è oggi più che mai un dovere morale.