di Tommaso Merlo
Putin aveva avvertito di non usare missili a lungo raggio altrimenti avrebbe reagito di conseguenza. Biden e i sette nani europei se ne sono fregati e adesso danno la colpa a Putin per l’escalation. Si chiama manipolazione, colpire gli altri e poi incolparli per la loro reazione. Appena avuto l’ok, Zelensky si è messo a sparare all’impazzata in territorio russo e Putin ha reagito con un missile balistico sperimentale devastante. Un missile potenzialmente in grado di colpire qualunque città europea in pochi istanti, di trasportare testate nucleari e che soprattutto non siamo in grado d’intercettare. Siamo tutti sotto tiro e siamo pure indifesi. Altro grande successo strategico della Nato che dopo decenni di guerre a vanvera in giro per il mondo, ce la sta portando in casa e pure atomica. Dato che l’esperimento missilistico è andato a buon fine, Putin ha ordinato la produzione a nastro del nuovo mega ordigno e fatto sapere di avere altre devastanti novità in cantiere. Il silenzio di Biden e dei sette nani europei si deve allo spavento. Hanno capito che Putin non bleffa affatto, per lui la guerra in Ucraina è parte di un attacco occidentale alla Russia ed essendo in gioco la sopravvivenza del suo paese, è disposto a tutto. Timori che a Mosca girano da anni e che sono riesplosi da quando la Nato ha avuto la sciagurata idea di allargarsi di soppiatto perfino in Ucraina. Ma anche sulle cause della guerra prevale la manipolazione, coi nanerottoli che incolpano Putin di ingiustificata aggressione invece di ringraziare i falchi da guerra fredda che ancora svolazzano in quel di Washington e che non vogliono perdere la presa sulle colonie europee e sognano una Mosca sottomessa. A conferma di come sia quella egoistica l’unica ideologia rimasta sulla scena. Ma il silenzio di Biden e dei sette nani europei si deve anche al fatto che in guerra come al bar conta quello che picchia di più. Col mega missile, la Russia ha dimostrato di avere una potenza di fuoco che altera gli equilibri, che non dà nessuna speranza all’Ucraina e che mette in pericolo tutti noi. Un’escalation porterebbe ad una spaventosa guerra potenzialmente anche atomica e che in fondo non vuole e non conviene a nessuno. Il problema è come uscirne. Per evitare le risse al bar, tutti gli spacconi devono poter rinculare a testa alta. Che Putin non sia Biancaneve ma piuttosto un attempato lupo siberiano, si sa dai tempi di quel beone di Boris Eltsin. Ma finché comanda lui al Cremlino sarebbero il caso che alla Nato la smettano di giocare a Risiko e lascino spazio alla politica. E qui casca l’asino. Il cervello di Biden ha lasciato la Casa Bianca da mesi e presto il suo corpo malfermo lo seguirà, al suo posto un palazzinaro newyorkese che non va oltre le beghe di condominio e che ha promesso l’ennesima ritirata dalla steppa. Una grande occasione per uscire dal pantano ucraino ma che i nani europei devono saper cogliere. Togliendosi paraocchi e mimetiche, smettendola di pensare alla poltrona buttando benzina sul fuoco e tornando piuttosto a fare quello per cui sono profumatamente pagati e cioè politica e cioè ragionare e trattare. Prendendo atto della drammatica realtà in Ucraina e dei rischi dell’escalation, facendo mancare rifornimenti a Zelensky in modo che la smetta di rilanciare e si convinca piuttosto di lasciare ad altri il compito di negoziare la fine del conflitto. Quanto al Donbass e agli territori ucraini occupati da Putin, sarebbe paradossalmente proprio l’Europa che dovrebbe insegnare al mondo intero certi ridicoli deliri. Nelle due guerre mondiali milioni di giovani europei hanno perso la vita per difendere confini che oggi non significano più nulla per nessuno. Lo stesso avverrà in Ucraina quando l’odio lascerà spazio al buonsenso e la Russia tornerà amica, lo stesso succederà ovunque quando i nani che insanguinano il mondo finalmente cresceranno. La guerra è la peggiore manifestazione dell’unica ideologia egoistica rimasta sulla scena. Pura follia autodistruttiva. Con la Russia dobbiamo ricostruire una solida alleanza strategica che è essenziale per il benessere economico continentale e per una pace duratura. Vera ed unica conquista europea di cui essere fieri.