Il Partito Democratico ha molte responsabilità nella crisi politica attuale, soprattutto perché per anni ha fatto credere ai cittadini di rappresentare una sinistra sociale, mentre in realtà si è concentrato quasi esclusivamente sui diritti civili. Questi ultimi sono stati usati come una sorta di “paravento” per mascherare un partito che, nei fatti, non ha portato avanti le istanze sociali necessarie per essere davvero di sinistra. Una sinistra che si dimentica dei diritti sociali e che è pronta a sostenere la corsa al riarmo non può essere considerata tale. Parlare di pace e giustizia sociale e poi votare in favore delle guerre non è solo incoerente, è una chiara dimostrazione di un’identità confusa.
L’elezione di Elly Schlein, che sembrava un’opportunità per un reale cambio di rotta, non ha prodotto nulla di nuovo. Invece di rappresentare una rottura con il passato, Schlein ha preferito continuare sulla strada del compromesso con quelle stesse figure che ha promesso di marginalizzare. Il voto sul CdA Rai è emblematico di questa situazione: il PD, pur di mantenere il controllo, ha preferito allearsi con Italia Viva, compromettendo quel sistema di pesi e contrappesi che sarebbe cruciale in un’istituzione pubblica. Qui sorge il dubbio che, sotto sotto, l’intento fosse proprio quello di lasciare il CdA in mano alla maggioranza, utilizzando l’opposizione come capro espiatorio.
Le accuse contro Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle sono altrettanto ipocrite. I media asserviti al sistema continuano a ripetere la storiella che a Conte interessino solo le poltrone, mentre Elly Schlein viene trattata con una benevolenza sospetta, intervistata a destra e a manca per fornire la sua versione dei fatti, come se fosse vittima di una congiura. Ma la verità è che il Movimento ha avuto un posto di controllo, non una poltrona, e Conte ha dimostrato di avere una visione chiara e coerente, cosa che non si può dire di molti suoi avversari.
Curiosamente, mentre tutti parlano di Conte e delle sue presunte ambizioni personali, nessuno si preoccupa di menzionare Fratoianni o Bonelli, che pure sono stati decisivi in alcune scelte chiave. Ancora una volta, il PD si dimostra maestro nell’attaccare chiunque metta in discussione il suo ruolo egemone, utilizzando lo stesso linguaggio che Grillo usava per ridicolizzare i 5 Stelle. In questo clima di aggressione mediatica contro Conte, la parola “progressista” è diventata solo uno slogan vuoto, ripetuto senza alcun contenuto reale.
Il vero problema è che il PD e i partiti di destra fanno parte dello stesso sistema. Un sistema colluso e asservito al potere, che non ha alcuna intenzione di cedere spazio a chi vuole una vera rivoluzione sociale. Non c’è da meravigliarsi se il Partito Democratico si alleerà con chiunque possa garantirgli una fetta di potere, piuttosto che con chi cerca di sfidare l’establishment. E nel frattempo, mentre Schlein continua a perdere voti a sinistra, è Conte, insieme a forze come AVS, a rappresentare l’unica vera alternativa.
Questa dinamica emerge chiaramente anche nella narrazione televisiva: mentre Schlein viene trattata con guanti di velluto in programmi come “Omnibus” e la sinistra viene difesa da giornalisti come Giannini, i 5 Stelle vengono ridicolizzati e attaccati senza contraddittorio. Le promesse fatte da Schlein riecheggiano quelle di Renzi: promesse di cambiamento che svaniscono nel nulla una volta ottenuto il potere. E finché il PD non si libererà della sua anima renziana, resterà incastrato in questo limbo politico, senza mai riuscire a tornare a essere davvero di sinistra.
Se la scelta è tra allearsi con questo PD o andare avanti da soli, la risposta è chiara: meglio soli. Questo PD, incapace di prendere posizione sui temi fondamentali e di rappresentare realmente la base elettorale, non è un alleato affidabile per chi cerca un vero cambiamento.