I figli dei poveri cristi e la guerra mondiale

In guerra non andranno politici, ricchi o loro figli, ma i poveri. Loro pagheranno due volte: con le tasse e con la vita, mentre altri ne trarranno vantaggi.

di Tommaso Merlo

Se riusciranno a scatenare la guerra, al fronte non ci andranno né i politici né i loro figli. Lorsignori si godranno lo spettacolo dai palazzi svaccati su qualche comodo divano sperando nella vittoria in modo da prendersene pure i meriti. Se invece si mettesse male nessun problema, indosseranno un abito scuro, la maschera triste e piagnucoleranno per il sacrifico eroico dei loro compatrioti.

Se riusciranno a scatenare la guerra, in trincea a prendersi proiettili e schegge non ci finiranno nemmeno i ricchi ed i loro figli e tantomeno quelli che producono e vendono armi. Resteranno tutti al sicuro nelle loro ville lussuose a godersi il conto corrente lievitare a dismisura mentre i loro compatrioti combattono brandendo i loro prodotti letali.

Se riusciranno a scatenare la guerra, a finire sotto i missili non saranno né i giornalisti altolocati né i loro figli. Il loro compito è far apparire la guerra sensata e perfino necessaria per conto dei politici e delle lobby, in modo che la cittadinanza risponda diligentemente alla chiamata alle armi. Quando poi inizieranno le carneficine, accoreranno con un microfono in mano per raccontare lo strazio.

Proprio così, se riusciranno a scatenare la guerra, a morire al fronte ci finiranno solo i poveri cristi ed i loro figli. Quelli che non contano nulla in tempo di pace e figuriamoci in tempi di guerra. Del resto gli esigui eserciti professionisti non bastano per un conflitto mondiale e dovranno pescare reclute tra i civili e in particolare tra i giovani perché si sa, la guerra predilige la carne fresca. Più resistente, più incosciente, più ubbidiente.

Molti giovani finiranno per abboccare alla propaganda politica e partiranno convinti che valga la pena sacrificare la propria vita per qualche delirio egoistico. Ma molti altri invece partiranno contro la propria volontà, perché obbligati dalle autorità del loro paese. Amareggiati, terrorizzati, divorati da un profondo senso di ingiustizia per quel destino infame. A tutti arriverà una letterina, verranno addestrati ed equipaggiati e via ordinatamente in marcia ad ammazzare qualche efferato nemico. Altri esseri umani, vittime della stessa follia. Se poi dovesse finire male, i genitori riceveranno una seconda letterina di condoglianze e magari pure una medaglietta e una pacca sulle spalle e passeranno il resto della loro vita a mettere fiori davanti ad una lapide.

Molti di quei giovani in questo momento stanno giocando tra amichetti e banchi di scuola. Stanno pensando al prossimo compito in classe, a qualche cotta o alla prossima partita. Si stanno godendo la pace che hanno ereditato dai loro nonni e dai loro genitori e non immagino nemmeno che nel frattempo le classi dirigenti del loro paese stanno mettendo a rischio il loro futuro trascinandoli in un conflitto mondiale. Non qualche dittatore, ma sedicenti politicanti democratici. Non qualche stato canaglia, ma repubbliche europee che stanno vivendo il più lungo periodo di pace della loro storia. L’ultima guerra mondiale è stata infatti talmente devastante che l’Europa aveva scelto la pace e si è ripromessa di non cascarci più.

Ma l’infezione della guerra non è mai stata estirpata del tutto. Negli ultimi decenni le guerre hanno cambiato nome e anche scuse. Abbiamo cominciato a combatterle lontano dagli occhi e quindi dal cuore. E prima o poi doveva succedere. Ed eccoci qui. L’Europa ha ricominciato ad armarsi in vista di un conflitto mondiale che potrebbe addirittura essere atomico. Politicanti, lobby delle armi e giornalisti altolocati stanno facendo ripartire la macchina bellica. Tanto non saranno loro e nemmeno i loro figli a finire in trincea, ma solo quelli dei poveri cristi che pagano le guerre due volte. La prima in contanti con soldi pubblici spesi in missili e bombe invece che in ospedali e scuole. La seconda con la loro vita.

Torna in alto