di Paolo di Mizio
A costo di attirarmi l’accusa di “amico di Hamas” o “antisemita” – le solite etichette – mi permetto di dire che gli inganni cominciano dalle parole. Un’intera branca del Mossad, il servizio segreto israeliano, chiamata Hasbara, è addetta alle arti dell’inganno e lo fa in decine di Paesi. Gli esempi sono innumerevoli, ma mi limito al più pertinente: l’uso del termine “terrorista”. Hamas è un partito politico-confessionale (come la Dc o la Cdu tedesca), al quale si affianca un’ala militare, una formazione di partigiani che combatte – lecitamente, come previsto dalle Convenzioni di Ginevra – contro la potenza occupante, cioè Israele. Ebbene, il trucco è definire Hamas “terrorista” e quindi etichettare qualunque palestinese (civile o militare, non fa differenza) come “terrorista”. I nostri mass media si accodano e automaticamente definiscono gli uomini di Hamas terroristi. Non miliziani, combattenti, resistenti, patrioti, no: terroristi. Questo permette a Israele di distruggere scuole, ospedali, campi profughi e palazzi, facendo un’ecatombe, e dire che erano terroristi, benché tra le vittime ci siano bambini, neonati, anziani, handicappati. Tutti “terroristi”. I leader europei e americani, pur conoscendo la verità, aderiscono all’inganno e così evitano di adottare sanzioni. “Israele ha il diritto di difendersi” dicono. Cito Malcom X: “Se non state attenti, i media vi faranno odiare gli oppressi e amare coloro che li opprimono”.