Relativismo e Cristianesimo: come Papa Bergoglio sta cambiando la fede

Papa Bergoglio promuove un relativismo religioso che equipara tutte le fedi, in contrasto con la tradizione cristiana, portando a una decostruzione del Cristianesimo stesso.

di Diego Fusaro

Continua l’opera inesausta di Bergoglio, sotto il segno della decostruzione programmatica del Cristianesimo e dei suoi fondamenti. L’ultima sortita di Bergoglio può leggersi all’insegna del relativismo postmoderno che Ratzinger aveva provato a contrastare: e che invece il nuovo esponente della neochiesa postcristiana promuove quotidianamente. Bergoglio ha detto testualmente che “tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio” e, per chiarirlo, ha impiegato un esempio di ordine linguistico: le diverse religioni sono come le diverse lingue, che possono essere utilizzate ugualmente per nominare le cose. Si tratta di una considerazione che stona soprattutto se riferita a colui il quale dovrebbe, idealmente, essere il successore di Pietro, il defensor fidei, il massimo punto di riferimento del mondo cattolico.

Sostenere che tutte le religioni sono una via che porta, in un modo o nell’altro, alla verità assoluta, teologicamente chiamata Dio, può essere una tesi perfettamente di buon senso, se considerata sul piano filosofico. Ma risulta decisamente stonata, come dicevo, se a pronunziarla è colui il quale dovrebbe rappresentare al grado massimo la religione cattolica. Nelle sue Lezioni sulla filosofia della religione, Hegel intendeva le diverse religioni che si sono succedute sulla scena del mondo come altrettante tappe che portano evolutivamente al raggiungimento dell’assoluto, intendendo però il cristianesimo come “religione assoluta”, come figura più alta della rappresentazione religiosa. Con Bergoglio invece si regredisce nel pantano di un relativismo dell’indistinzione, tale per cui nel cristianesimo non vi sarebbe più verità che nell’induismo.

E non è certo la prima volta che Bergoglio celebra il relativismo culturale e religioso: basti ricordare il surreale culto del pachamama di qualche anno fa. La dittatura del relativismo non viene contrastata da Bergoglio, ma viene anzi propiziata e apertamente rivendicata. E come sappiamo detta dittatura del relativismo coincide perfettamente con la sovrastruttura ideologica del tardo capitalismo postmoderno e flessibile, in cui tutto deve diventare relativo alla forma merce e al suo illimitato scorrimento sul piano liscio del mondo e delle coscienze svuotate. Il cristianesimo stesso con Bergoglio diventa un punto di vista fra i tanti, quasi in una sorta di protagorismo teologico che non fa altro che rinsaldare il processo di evaporazione del Cristianesimo funzionale al dominio assoluto della forma merce.

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Alcune considerazioni:

Il relativismo come apertura, non come decostruzione. Fusaro accusa Papa Bergoglio di promuovere un relativismo che “decostruisce” il Cristianesimo. Tuttavia, se consideriamo la dialettica come un processo continuo, questa visione non è altro che un fraintendimento della sua apertura verso altre religioni. Bergoglio, lungi dal decostruire, potrebbe invece ampliare la comprensione della fede cattolica, inserendola in un dialogo continuo e dinamico con altre fedi. Dire che “tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio” non significa relativizzare la verità cattolica, ma piuttosto riconoscere che la ricerca della verità è un processo in divenire, che nessuna religione – nemmeno il Cristianesimo – può esaurire in sé. Questo non indebolisce il Cristianesimo, ma lo rende parte di un percorso dialettico infinito, in cui ogni religione è un momento di questo sviluppo.

La sintesi infinita di Hegel. Fusaro cita Hegel per sostenere che il Cristianesimo è “la religione assoluta” e quindi il culmine del processo dialettico. Tuttavia, se accettiamo l’idea che la dialettica non si concluda mai, allora nemmeno il Cristianesimo può essere considerato un punto finale. Per Hegel, ogni stadio della dialettica contiene in sé una verità parziale che viene superata e inglobata in una verità successiva. Anche il Cristianesimo, secondo questa logica, è solo una fase del percorso dell’umanità verso la comprensione dell’assoluto. Se Bergoglio riconosce valore nelle altre religioni, lo fa non per diminuire il Cristianesimo, ma per renderlo parte di un dialogo continuo che arricchisce tutti. Così come per Hegel ogni religione precedente contribuisce all’arricchimento della successiva, la valorizzazione di altre tradizioni da parte di Bergoglio potrebbe essere vista come un contributo al cammino spirituale dell’umanità, che non può mai considerarsi concluso.

Relativismo o pluralismo? Fusaro confonde il relativismo con il pluralismo. Il relativismo implica che tutte le visioni siano ugualmente valide e che non esista una verità superiore; il pluralismo, invece, riconosce che esistono diverse vie di ricerca della verità, ognuna con la sua dignità. Bergoglio non sostiene che tutte le religioni abbiano la stessa verità, ma che tutte partecipino a un percorso comune. Questo non significa che il Cristianesimo perda la sua importanza, ma che esso stesso viene arricchito dal confronto con altre fedi. È proprio qui che emerge l’infinità dialettica: il Cristianesimo non si chiude su se stesso, ma si apre, rinnovandosi nel dialogo con l’altro.

Il ruolo del cristianesimo nel mondo contemporaneo. L’accusa che Bergoglio alimenti il “relativismo culturale e religioso” e favorisca una “sovrastruttura ideologica del tardo capitalismo” è un’interpretazione riduttiva del suo messaggio. Se accettiamo che la storia e la religione sono in continua evoluzione, allora il Cristianesimo non può fossilizzarsi in un’unica verità immutabile, ma deve adattarsi al contesto in cui vive. Questo non vuol dire che si svuoti di significato, ma che continua a vivere in dialogo con le nuove realtà del mondo. La modernità, con la sua complessità e la sua fluidità, richiede una risposta che non sia rigida e dogmatica, ma dinamica e aperta al cambiamento.

Bergoglio come rinnovatore, non decostruttore. Bergoglio non sta “decostruendo” il Cristianesimo, ma lo sta aprendo a nuove possibilità. Il suo atteggiamento inclusivo non è una forma di relativismo che annulla la specificità cattolica, ma una modalità di renderla parte di un dialogo globale. La visione hegeliana della religione come parte di un processo dialettico infinito ci suggerisce che il Cristianesimo, come ogni altra religione, può e deve continuare a evolversi. La rigidità non è segno di forza, ma di fragilità. Il Cristianesimo che dialoga con altre fedi è un Cristianesimo che si rinnova, che si mantiene vivo in un mondo in continua trasformazione.

Chris Montanelli

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