Noam Chomsky: Una risposta di sinistra all’invasione russa dell’Ucraina

Noam Chomsky parla con Bill Fletcher Jr. delle implicazioni geopolitiche della guerra in Ucraina e di come la sinistra debba rispondere.

Noam Chomsky parla con Bill Fletcher Jr. delle implicazioni geopolitiche della guerra in Ucraina e di come la sinistra debba rispondere.
8 aprile 2022 – The Real News Network

La guerra in corso in Ucraina è un disastro umanitario con enormi ripercussioni geopolitiche, economiche, sociali e climatiche che si fanno sentire in tutto il mondo. Come siamo arrivati a questi orribili eventi? Quali saranno gli effetti a breve e lungo termine sul popolo ucraino, sul popolo russo e sull’ordine politico globale? E quale dovrebbe essere una risposta di sinistra, internazionalista e anti-imperialista alla guerra in Ucraina? In questa discussione speciale, il rinomato linguista e analista Noam Chomsky parla con lo storico attivista e socialista Bill Fletcher Jr. delle radici dell’aggressione russa in Ucraina, del contesto del conflitto, del ruolo degli Stati Uniti e di come la sinistra dovrebbe rispondere.


Bill Fletcher Jr.: Salve. Mi chiamo Bill Fletcher e voglio darvi il benvenuto a quella che so sarà una discussione fantastica. Avremo uno scambio con il dottor Noam Chomsky sulla guerra in Ucraina, sull’impatto sulla sinistra negli Stati Uniti e su dove andremo da qui. Voglio ringraziarvi per aver dedicato del tempo a partecipare a questo programma.

Questo programma è portato a voi da Liberation Road. Altri sponsor includono l’Institute of the Black World 21st Century, Legacy of Equality, Leadership, and Organizing in Seattle, i Committees of Correspondence for Democracy and Socialism, il Center for Global Justice, l’International Marxist-Humanist Organization, la Global Studies Association of North America, il Communist Party USA, LeftRoots, il Working Families Party, Grassroots Global Justice, il Malcolm X Grassroots Movement, il Canadian Socialist Project e l’Organization for Black Struggle di St. Louis. Un ringraziamento speciale va a Convergence Magazine e a The Real News Network, senza i quali questo non sarebbe possibile. Siamo molto grati per il loro coinvolgimento.

Volevamo avere una discussione con Noam Chomsky, una figura iconica di fama internazionale e qualcuno che ha portato grande saggezza e analisi sulla situazione internazionale e che è stato esplicito sulla crisi in Ucraina e sull’invasione russa. Ma vogliamo approfondire un po’ di più questa sera e affrontare alcune questioni che spesso non vengono coperte dai media.

Quindi lasciatemi iniziare con alcune premesse che Noam Chomsky e io abbiamo concordato, nell’interesse del tempo. La prima è che la NATO non è un’alleanza difensiva. Stabiliamo inoltre che quando il Patto di Varsavia è stato sciolto, la NATO avrebbe dovuto sciogliersi anch’essa. E infine stabiliamo che l’espansione della NATO, in particolare con Bill Clinton e George W. Bush, è stata sbagliata e provocatoria. Questi sono i tre punti importanti che abbiamo stabilito nell’interesse di entrare subito in alcune domande centrali che molti di noi nella sinistra sembrano evitare. Senza ulteriori indugi, voglio darti il benvenuto, Noam, a questa discussione. Grazie mille per essere qui.

Noam Chomsky: Penso che queste premesse siano corrette e vorrei aggiungerne un’altra che penso sia altrettanto fuori discussione. Qualunque sia la spiegazione per l’invasione russa, una domanda importante e cruciale, l’invasione stessa è stato un atto criminale, un atto criminale di aggressione, un crimine internazionale supremo, paragonabile ad altre orribili violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali come l’invasione statunitense dell’Iraq, l’invasione di Hitler-Stalin della Polonia e molti altri esempi simili.

Quindi, perché è successo? C’è un contesto. Il contesto è ciò di cui hai iniziato a parlare. Se torniamo ai primi anni ’90, quando la questione attuale ha iniziato a svilupparsi, l’Unione Sovietica crollò, il presidente George HW Bush, il suo segretario di stato James Baker, negoziarono con Mikhail Gorbaciov, il leader russo. Sullo sfondo c’erano importanti figure politiche tedesche: Hans-Dietrich Genscher, Helmut Kohl. La Germania era direttamente coinvolta in questo. E raggiunsero un accordo. L’accordo era chiaro e formale. C’è stata molta provocazione su questo punto. Se vuoi i dettagli, suggerisco semplicemente di consultare l’autorevole National Security Archive, che ha i documenti originali facilmente accessibili.

L’accordo era che la Russia avrebbe accettato l’unificazione della Germania e la sua adesione alla NATO, il che rappresentava un impegno significativo da parte della Russia se guardiamo alla storia del ventesimo secolo. Ma accettarono a condizione, la condizione esplicita e formale, che la NATO non si sarebbe espansa nemmeno di un pollice verso est. Questo impegno fu rispettato dal presidente Bush. Bush padre. I primi anni di Clinton seguirono per un paio d’anni, anche lui lo mantenne. Ma già nel 1994, Clinton iniziò a parlare con due lingue diverse. Ora sto citando e parafrasando l’ambasciatore Chas Freeman, uno dei diplomatici americani più astuti e rispettati, che fu direttamente coinvolto in tutte queste questioni all’epoca e lo è stato da allora.

Come sottolinea Freeman, Clinton iniziò a parlare con due lingue. Alla Russia, diceva che avrebbe rispettato l’accordo. Negli Stati Uniti, parlando a gruppi etnici come la popolazione polacca e con un occhio ai voti domestici, diceva che avrebbe fatto qualcosa per portare stati di prima linea come la Polonia, l’Ungheria e la Slovenia nella NATO. Fu aspramente criticato per questo dal suo stretto amico, apparentemente Boris Eltsin, che aiutò a mantenere al potere con un’interferenza diretta nelle elezioni russe. Eltsin si oppose fortemente, obiettò di nuovo nel 1996, 1997. Clinton andò avanti lo stesso e violò l’accordo con Gorbaciov.

Invitò Polonia, Ungheria e Slovenia a entrare nella NATO. I russi si opposero, ma non fecero molto al riguardo. Nel 1999, è una storia complicata, non possiamo entrare nei dettagli, ma l’amministrazione Clinton decise di bombardare la Serbia, un alleato stretto della Russia, senza nemmeno avvertire i russi. C’era un pretesto. Il pretesto era fermare le atrocità serbe in Kosovo. Un piccolo problema con quel pretesto. Richiede di invertire la cronologia. Non era un luogo piacevole, ma le atrocità furono la conseguenza prevista e anticipata del bombardamento. Non c’è ambiguità su questo. Ci sono state molte bugie al riguardo, invertendo la cronologia, ma è ben stabilito. Bene, questo fu, innanzitutto, un crimine in sé, ma provocò anche enormi atrocità esattamente come previsto dal comandante generale Wesley Clark, e fu fatto in modo da umiliare la Russia. Lo stesso accadde più tardi sotto Obama con il bombardamento della Libia e, naturalmente, con la guerra in Iraq nel 2003. La Russia non gradiva, ma lo accettò.

George W. Bush aprì semplicemente le porte, invitò praticamente tutti gli ex satelliti russi nella NATO. E nel 2008, Bush, il secondo Bush, invitò l’Ucraina a unirsi alla NATO. Ciò fu bloccato da Francia e Germania, ma rimase sul tavolo per rispetto agli Stati Uniti. Praticamente tutti i diplomatici americani di alto livello che avevano familiarità con la situazione, incluso l’attuale capo della CIA e altri, avvertirono ancora una volta che questo era estremamente sconsiderato e pericoloso. Queste sono le linee rosse della Russia, il cuore delle loro preoccupazioni geostrategiche. Gli Stati Uniti andarono avanti.

Continuò. Gli Stati Uniti appoggiarono, alcuni dicono aiutarono a istigare la rivolta di Maidan nel 2014, che portò immediatamente a sforzi quasi diretti da parte di quella che chiamiamo NATO, cioè gli Stati Uniti, per aiutare a integrare l’Ucraina più o meno in un quadro stile NATO, inviando armi, addestramento e così via. L’informazione più significativa che abbiamo al momento è un importante documento dell’amministrazione Biden, del 1° settembre 2021, che puoi leggere sul sito web della Casa Bianca. L’ho citato più volte nei miei interventi. Puoi trovare i fatti lì ed è interessante prenderne nota. È stato silenziato dalla stampa statunitense, non ho visto nessun riferimento a riguardo. Ma possiamo essere certi che l’intelligence russa lo stava leggendo. Quello che dice è che, cito: “forniremo all’Ucraina avanzate armi anticarro, con un robusto programma di addestramento ed esercitazioni in linea con lo status dell’Ucraina come partner della NATO a opportunità avanzate.” In sostanza, si apre ulteriormente la porta per l’Ucraina a entrare nella NATO.

Cito ancora: “Finalizzato un quadro strategico di difesa che crea una base per il potenziamento della cooperazione strategica e di sicurezza tra Stati Uniti e Ucraina con armi avanzate, addestramento e così via, sempre in linea con lo status dell’Ucraina come partner della NATO a opportunità avanzate.” Bene, questo è dello scorso settembre. È l’ultima dichiarazione ufficiale più recente che abbiamo sulla politica degli Stati Uniti riguardo all’Ucraina.

Bill Fletcher Jr.: Noam, hai esposto un importante contesto dal lato statunitense della questione. Quello che vorrei provare a capire ora è come analizzi il regime di Putin. Lasciami andare dritto al punto. La notte in cui è stata lanciata l’invasione, Putin fece qualcosa che trovai molto insolito. Invece di concentrarsi sulla NATO, il che probabilmente gli avrebbe guadagnato molti consensi, finì per denunciare l’esistenza nazionale dell’Ucraina, definendola una finzione nazionale. E elaborando idee che aveva iniziato a esporre nell’estate del 2021, sostenendo che Russia, Ucraina e Bielorussia erano lo stesso popolo.

Ed è stata una cosa molto strana per Putin da dire in quel momento, quando stava cercando di giustificare un’invasione. Stava essenzialmente dicendo: non avete motivo di esistere, stiamo arrivando. Quindi voglio sapere da te: come analizzi il regime di Putin? È curioso, Noam, sembra che i russi siano molto legati al capitale transnazionale, eppure hai un regime che ha un’agenda nazionalista espansionistica. Cosa ne pensi?

Noam Chomsky: Beh, quello era sicuramente l’annuncio alla vigilia dell’invasione. E presumo che stesse esprimendo ciò in cui ha sempre creduto. Come ha dichiarato pubblicamente molte volte, insieme a molti altri russi, la decisione di Gorbaciov di sciogliere il sistema sovietico, che era di fatto un sistema imperiale in cui la Russia controllava satelliti non russi, fu, secondo lui, una grande tragedia e un errore strategico. Questa è una citazione spesso riportata. Disse anche qualcos’altro che viene raramente citato. Disse che chiunque voglia ristabilire l’Unione Sovietica e i suoi vecchi confini è fuori di testa. E in effetti, questo è vero.

La Russia, qualunque cosa Putin possa credere, non ha neanche la minima capacità di fare qualcosa di simile… La Russia è uno stato con un’economia delle dimensioni della Spagna o dell’Italia, un paese debole, kleptocratico, esportatore di materie prime. Con un grande esercito, enormi armamenti e armi nucleari. Ma è una kleptocrazia in declino basata sull’esportazione di materie prime. Non è in grado di conquistare nessuno. È inconcepibile. L’Ucraina è sicuramente un caso speciale, come lo è stata negli ultimi 30 anni. Bene, quello era il discorso di Putin. Ma c’erano anche dichiarazioni ufficiali russe in quel periodo riguardanti quali fossero i loro obiettivi precisi in Ucraina. Provenivano da Sergei Lavrov, il ministro degli esteri, e da altri funzionari di alto livello. Dichiararono che i principali obiettivi erano la neutralizzazione e la smilitarizzazione dell’Ucraina. In secondo luogo, l’istituzione di quella che chiamano sicurezza, cioè l’annessione delle regioni del Donbas. La Crimea non è negoziabile, che ci piaccia o no, è un fatto. Quelle erano le dichiarazioni ufficiali sull’invasione.

Cosa Putin abbia in mente è di interesse per coloro che sono interessati alla sua mente. A me non interessa. A me interessano le politiche. Ebbene, quelle politiche rientrano essenzialmente nel quadro di ciò che tutti sanno essere l’accordo negoziato possibile. È stato chiaro per molto tempo, prima dell’invasione era abbastanza chiaro, che qualsiasi risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina dovrà comportare quello che Lavrov chiamava i principali obiettivi: la neutralizzazione dell’Ucraina e quella che chiamano smilitarizzazione, cioè la rimozione delle armi che minacciano la Russia. In altre parole, uno status simile a quello del Messico.

Non è scritto su carta, ma chiunque abbia un minimo di buon senso sa che il Messico non può entrare in un’alleanza militare ostile gestita dalla Cina, con un programma di esercitazioni militari congiunte con l’esercito cinese e piazzare armi al confine con gli Stati Uniti. È fuori discussione, nemmeno si comincia a parlarne. Ebbene, questo è essenzialmente ciò che Lavrov proponeva ufficialmente per l’Ucraina. Se avrebbe funzionato non lo sappiamo, perché non si è fatto nessun tentativo per provarci. Invece, ciò che abbiamo avuto è stata la dichiarazione di politica di Biden, che ho citato.

Bill Fletcher Jr.: Ma ecco la mia preoccupazione, Noam. Nel 1994, ucraini e russi firmarono l’accordo di Budapest in cui, come sai, gli ucraini rinunciarono alle loro armi nucleari. Avevano il terzo arsenale nucleare più grande del pianeta. Ma rinunciarono a condizione che la Russia non li avrebbe mai attaccati. Sarebbe interessante, se non avessero firmato quell’accordo, di che tipo di discussione staremmo parlando oggi. Ma lasciando questo da parte per un secondo, quello era l’accordo. Non c’era molto interesse da parte dell’Ucraina a entrare nella NATO fino al 2014, quando la Crimea è stata annessa e i russi hanno iniziato a sostenere i movimenti secessionisti. E quindi sono preoccupato. Quando parli di sicurezza russa, non sembra che vogliano sicurezza, sembra più che volessero uno stato satellite.

Noam Chomsky: Il Messico è uno stato satellite degli Stati Uniti?

Bill Fletcher Jr.: È una domanda interessante. Per gran parte del ventesimo secolo è stato essenzialmente una colonia neocoloniale.

Noam Chomsky: L’Austria non era uno stato satellite. La Finlandia non era uno stato satellite. A differenza del Messico, erano neutrali. L’Austria era neutrale per trattato. La Finlandia era neutrale per trattato. Potevano essere parte dell’Occidente quanto volevano. Diventarono democrazie capitalistiche orientate all’Occidente, integrate completamente nel sistema occidentale. Avevano delle limitazioni. Non potevano entrare in un’alleanza militare ostile guidata dagli Stati Uniti che svolgesse manovre militari sul loro territorio e piazzasse armi offensive puntate verso la Russia. È una violazione della sovranità? In un certo senso sì, ma non ebbe alcun impatto sulla vita pratica di Austria, Finlandia, Svizzera, Messico e così via. Questo è lo status che avrebbe potuto essere raggiunto per l’Ucraina, se gli Stati Uniti fossero stati disposti a negoziarlo.

Bene, questo era lo status che si poteva ottenere. Sarebbe stato possibile? Non lo sappiamo, perché non è stato fatto alcun tentativo. Putin, come tutti i governi, dovrebbe rispettare i trattati? Certo, ma possiamo dire lo stesso di qualunque altra potenza. Gli Stati Uniti, ad esempio, non hanno alcun record impeccabile in fatto di rispetto dei trattati internazionali. Possiamo guardare a decenni di violazioni da parte degli Stati Uniti, dal rovesciamento di governi al sostegno di golpe militari in tutto il mondo, in particolare in America Latina, senza che nessuno mettesse in discussione la loro legittimità.

Quello che sappiamo è che dal 2014, a seguito degli eventi di Maidan, la situazione in Ucraina è cambiata drasticamente. Maidan è stato visto da molti come una rivoluzione, mentre da altri come un colpo di Stato. Quello che possiamo affermare con certezza è che gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo significativo negli eventi che hanno portato al rovesciamento del governo filo-russo di Yanukovych. Le prove di interferenze esterne sono chiaramente documentate, inclusi i famosi colloqui trapelati di Victoria Nuland, allora assistente segretario di stato per gli affari europei ed eurasiatici, che discuteva di chi dovesse guidare il nuovo governo.

Di fronte a questo, non sorprende che la Russia abbia reagito. Da un punto di vista strategico, la Crimea ospita la principale base navale della Russia nel Mar Nero, ed è da sempre vista come un baluardo strategico cruciale. La Russia non avrebbe mai permesso che la Crimea cadesse sotto il controllo di un governo ucraino filo-occidentale, soprattutto se quel governo si stava avvicinando alla NATO. Possiamo criticare la Russia per aver annesso la Crimea, ma è essenziale comprendere che questo atto era perfettamente prevedibile, dato il contesto storico e geopolitico. La Russia, come qualsiasi altra grande potenza, ha linee rosse che non tollera vengano attraversate.

Bill Fletcher Jr.: Capisco cosa stai dicendo, Noam, ma credo che sia importante concentrarsi sulla questione della sovranità. L’Ucraina, in quanto stato sovrano, ha il diritto di determinare il proprio futuro. Se l’Ucraina desidera allinearsi più strettamente con l’Occidente, chi siamo noi o la Russia per negare loro questo diritto? Non è giusto dire che la Russia ha invaso un paese sovrano, violando i suoi diritti di autodeterminazione, quando si è sentita minacciata da decisioni che l’Ucraina aveva tutto il diritto di prendere?

Noam Chomsky: Certamente, ogni stato ha il diritto di autodeterminazione, ma dobbiamo anche essere realistici riguardo al contesto geopolitico. Prendi come esempio il Messico. Sarebbe concepibile che il Messico si allineasse militarmente con la Cina o la Russia e permettesse l’installazione di basi militari ai confini con gli Stati Uniti? Sarebbe semplicemente inaccettabile per Washington, e verrebbe immediatamente visto come una minaccia esistenziale alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Questo non giustifica l’invasione di un paese, ma dimostra che anche gli Stati Uniti hanno linee rosse che non permetterebbero a nessun paese di attraversare.

Inoltre, dobbiamo ricordare che l’interesse per l’ingresso dell’Ucraina nella NATO non è stato un tema principale fino al 2014, quando la Russia ha annesso la Crimea e ha sostenuto i movimenti secessionisti nell’est dell’Ucraina. Fino ad allora, c’era un certo equilibrio tra gli interessi ucraini di mantenere rapporti sia con la Russia che con l’Occidente. Ma una volta che la Russia ha iniziato a intervenire militarmente, l’Ucraina ha ovviamente cercato protezione sotto l’ombrello della NATO. Questo ciclo di azione e reazione è stato un fattore determinante nell’escalation del conflitto.

Bill Fletcher Jr.: Capisco. Quindi, stai dicendo che l’intervento russo è stato in qualche modo una risposta a minacce percepite alla sua sicurezza, piuttosto che una pura aggressione espansionistica.

Noam Chomsky: Esattamente. Non sto giustificando l’invasione russa, che è stata chiaramente un crimine di aggressione, ma dobbiamo comprendere le motivazioni che l’hanno portata a questo punto. La Russia, sotto Putin, vede la NATO come una minaccia crescente alla sua sicurezza. Dal punto di vista russo, l’espansione della NATO verso i suoi confini è una minaccia diretta alla sua integrità e alla sua influenza regionale. Le nazioni agiscono in base ai loro interessi di sicurezza e, se percepiscono che questi interessi sono minacciati, reagiscono, a volte in modi che noi consideriamo illegittimi o persino criminali.

Detto ciò, la sinistra deve rispondere in modo coerente con i suoi principi internazionalisti e anti-imperialisti. Dobbiamo opporci all’aggressione russa, ma dobbiamo anche riconoscere il ruolo che l’Occidente ha giocato nel provocare questa crisi. La NATO non è un’alleanza difensiva innocente; ha agito in modo provocatorio per decenni, ignorando gli avvertimenti della Russia e delle altre potenze internazionali. Quindi, quello che dobbiamo fare è guardare a tutto questo in modo più ampio e riconoscere che ci sono responsabilità da entrambe le parti. Il problema è che la narrazione dominante nei media occidentali spesso si concentra solo sull’aggressione russa, ignorando completamente il contesto storico e geopolitico che ha portato a questa situazione. La sinistra, in particolare, deve evitare di cadere nella trappola del “noi contro loro”, buoni contro cattivi, che viene alimentata dal nazionalismo e dall’imperialismo. Dobbiamo rimanere fedeli a una prospettiva internazionalista che riconosca le ingiustizie e le violazioni dei diritti umani, ma che metta anche in discussione le strutture di potere più ampie che perpetuano i conflitti.

L’Ucraina, certamente, ha sofferto terribilmente in questo conflitto. Ma non possiamo ignorare il ruolo che la NATO e gli Stati Uniti hanno giocato nel portare la situazione a questo punto. Tornando agli anni ‘90, quando l’Unione Sovietica si disgregò, ci furono ampi avvertimenti da parte di diplomatici di alto livello, storici e persino ufficiali della CIA, che l’espansione della NATO sarebbe stata vista come una provocazione estrema da parte della Russia. Non si trattava di giustificare la reazione della Russia, ma di prevedere ciò che sarebbe accaduto se si fossero ignorati i suoi timori legittimi di sicurezza.

Bill Fletcher Jr.: Noam, tu stai ponendo molta enfasi sul ruolo degli Stati Uniti e della NATO nel provocare questa crisi, ma mi chiedo: fino a che punto possiamo veramente attribuire a ciò la colpa dell’invasione russa? Dopotutto, Putin ha chiaramente espresso, come hai detto prima, l’idea che l’Ucraina non ha una vera legittimità nazionale e che, in fondo, appartiene alla sfera di influenza russa. Non è forse questa una forma di imperialismo? Non dovremmo riconoscere che la Russia stessa ha delle aspirazioni imperialistiche che non possono essere semplicemente spiegate come una risposta alla NATO?

Noam Chomsky: Certo, la Russia ha sicuramente una lunga storia imperiale, e non possiamo ignorare il fatto che Putin voglia restaurare una certa misura di controllo o influenza sull’ex spazio sovietico. Ma dobbiamo anche stare attenti a non esagerare con l’idea di un “revanscismo russo” senza considerare il contesto più ampio. La Russia è oggi un paese molto diverso dall’Unione Sovietica: la sua economia è debole, dipende fortemente dall’export di materie prime e ha capacità militari molto inferiori rispetto agli Stati Uniti e alla NATO. Putin non sta cercando di ricostituire l’Unione Sovietica; sta cercando di assicurare che la Russia mantenga una zona cuscinetto che la protegga da quella che vede come un’accerchiamento occidentale.

Quindi sì, c’è una dimensione imperialista nelle azioni della Russia, ma c’è anche una dimensione di autodifesa percepita, specialmente quando si tratta dell’espansione della NATO. Se guardiamo alla storia delle relazioni internazionali, ci accorgiamo che le grandi potenze reagiscono in modi simili quando percepiscono minacce alla loro sicurezza. Non possiamo discutere di questo conflitto senza considerare il ruolo storico degli Stati Uniti nel modellare il mondo post-Guerra Fredda, e in particolare l’espansione della NATO come strumento per mantenere l’egemonia occidentale.

Bill Fletcher Jr.: Quindi, stai dicendo che la sinistra, in particolare negli Stati Uniti, dovrebbe concentrarsi su una critica dell’imperialismo occidentale, anche mentre condanna l’invasione russa?

Noam Chomsky: Esattamente. La sinistra deve opporsi a tutte le forme di imperialismo, che si tratti di quello russo o di quello occidentale. Dobbiamo anche concentrarci principalmente sulle azioni del nostro stesso governo, che è quello su cui abbiamo la maggior influenza. Gli Stati Uniti, essendo la potenza dominante, hanno una responsabilità maggiore nel mantenimento dell’ordine globale e, purtroppo, il loro comportamento imperialista continua a destabilizzare intere regioni. Gli Stati Uniti hanno un record di interventi illegali, colpi di stato, sostegno a dittature e invasioni, che hanno avuto conseguenze devastanti per milioni di persone. Quindi, mentre condanniamo l’invasione russa, dobbiamo anche riconoscere e criticare il ruolo degli Stati Uniti e della NATO nel provocare e perpetuare queste crisi.

Quello che la sinistra dovrebbe fare è cercare soluzioni diplomatiche, cercare di ridurre l’escalation e promuovere il dialogo tra le potenze, piuttosto che alimentare ulteriormente il conflitto con l’invio di armi o l’imposizione di sanzioni che colpiscono principalmente la popolazione civile. C’è una chiara alternativa a “combattere fino all’ultimo ucraino”, come hanno detto alcuni diplomatici. Dobbiamo promuovere un accordo che tenga conto degli interessi legittimi di tutte le parti coinvolte, inclusa la Russia, e lavorare per una soluzione che garantisca la sicurezza dell’Ucraina senza provocare un’escalation catastrofica.

Bill Fletcher Jr.: Hai menzionato la frase “combattere fino all’ultimo ucraino”. Potresti spiegare meglio cosa intendi?

Noam Chomsky: L’idea di “combattere fino all’ultimo ucraino” si riferisce alla politica occidentale di fornire armi e sostegno militare all’Ucraina senza cercare seriamente soluzioni diplomatiche. Invece di cercare di negoziare la fine del conflitto, gli Stati Uniti e la NATO sembrano essere più interessati a sfruttare la guerra per indebolire la Russia. Questo atteggiamento è estremamente pericoloso perché aumenta il rischio di una guerra ancora più ampia, che potrebbe sfociare in una catastrofe nucleare. Come hanno sottolineato alcuni diplomatici, ciò che stiamo vedendo è una sorta di guerra per procura in cui gli Stati Uniti e i loro alleati stanno usando l’Ucraina per colpire la Russia, ma senza preoccuparsi delle conseguenze a lungo termine per il popolo ucraino.

Se si volesse davvero proteggere l’Ucraina e salvaguardare la sua sovranità, si dovrebbero cercare soluzioni diplomatiche che possano garantire una pace duratura, piuttosto che continuare ad alimentare il conflitto. L’attuale strategia rischia di prolungare la sofferenza degli ucraini e di trasformare l’Ucraina in un campo di battaglia per interessi geostrategici più grandi.

Bill Fletcher Jr.: Questo è un punto molto importante. Quindi, cosa dovrebbe fare la sinistra, specialmente negli Stati Uniti, per affrontare questa situazione in modo responsabile?

Noam Chomsky: La sinistra dovrebbe concentrarsi sulla promozione di una diplomazia internazionale seria e sostenere un processo di negoziato che possa portare a una soluzione pacifica del conflitto. Questo significa opporsi sia all’imperialismo russo che a quello occidentale. Significa anche smascherare la propaganda che dipinge questa guerra come una semplice lotta tra “buoni” e “cattivi”. La realtà è molto più complessa e dobbiamo riconoscere le responsabilità di tutte le potenze coinvolte.

Inoltre, la sinistra deve chiedere il disarmo e la riduzione delle tensioni globali, piuttosto che sostenere politiche che rischiano di portare a una guerra più ampia. Dobbiamo lavorare per un sistema internazionale basato sul rispetto della sovranità e del diritto internazionale, ma dobbiamo anche comprendere che questo richiede un cambiamento fondamentale nelle politiche degli Stati Uniti e della NATO, che per decenni hanno destabilizzato intere regioni con il loro interventismo militare. La sinistra deve opporsi a qualsiasi forma di escalation. Questo significa non solo criticare la Russia, ma anche criticare l’approccio occidentale che sta trasformando l’Ucraina in un campo di battaglia per una guerra per procura contro la Russia. L’invio di armi, le sanzioni economiche e l’aumento delle tensioni non fanno altro che peggiorare la situazione. Quello che serve è un impegno serio verso il dialogo e la diplomazia. La sinistra dovrebbe promuovere una visione internazionale basata sul disarmo e sul rispetto reciproco tra le nazioni, piuttosto che alimentare una logica di conflitto permanente.

Ci sono già state possibilità di negoziati che sono state ignorate o respinte. Ad esempio, i negoziati di Minsk avrebbero potuto essere un punto di partenza per risolvere la crisi in modo pacifico, ma non sono mai stati pienamente implementati. E mentre la Russia ha chiaramente violato la sovranità dell’Ucraina con la sua invasione, dobbiamo anche riconoscere che l’espansione della NATO e il continuo armamento dell’Ucraina sono stati visti come una provocazione diretta a Mosca. Una politica di neutralità per l’Ucraina, simile a quella di Austria o Finlandia durante la Guerra Fredda, potrebbe essere una soluzione accettabile, ma richiede un cambio di atteggiamento da parte di tutti i protagonisti coinvolti.

Bill Fletcher Jr.: Ma cosa dici a coloro che sostengono che, dato che l’Ucraina è stata invasa, ha il diritto di difendersi, anche con il sostegno militare dell’Occidente?

Noam Chomsky: L’Ucraina ha certamente il diritto di difendersi, e nessuno lo mette in discussione. Ma dobbiamo anche chiederci quali sono le conseguenze di lungo termine del continuare a inviare armi e supporto militare. Più il conflitto si prolunga, più aumenta la distruzione dell’Ucraina stessa e il rischio di un’escalation che potrebbe coinvolgere altre potenze. Le guerre raramente si risolvono con la vittoria totale di una parte. In genere finiscono con un negoziato, e più tempo ci vuole per arrivare a quel negoziato, più devastanti sono le conseguenze per tutte le parti coinvolte.

L’idea che si possa continuare a combattere fino a quando una delle due parti non sarà completamente sconfitta è una fantasia pericolosa. In realtà, ogni giorno che passa, il costo umano, economico e ambientale di questa guerra diventa sempre più insostenibile. La Russia ha commesso un crimine con la sua invasione, ma alimentare ulteriormente il conflitto non è la soluzione. La diplomazia, anche se imperfetta, è sempre meglio di una guerra che potrebbe portare alla distruzione totale.

Bill Fletcher Jr.: E la questione del ruolo dei media? Mi sembra che ci sia una narrativa molto unilaterale che viene promossa dai media mainstream, soprattutto qui negli Stati Uniti. Come possiamo contrastare questa narrativa?

Noam Chomsky: I media svolgono un ruolo fondamentale nel plasmare l’opinione pubblica, e purtroppo spesso si limitano a riprodurre la linea ufficiale del governo, senza esaminare in modo critico le cause più profonde dei conflitti. Nei media occidentali, la narrazione dominante è che la Russia è l’unico aggressore e che l’Occidente sta semplicemente aiutando l’Ucraina a difendersi. Questa è una visione estremamente semplificata che ignora completamente il ruolo dell’espansione della NATO, degli interventi occidentali e delle tensioni geopolitiche che si sono accumulate negli anni.

La propaganda dei media serve a condizionare l’opinione pubblica affinché sostenga le decisioni politiche dei governi, spesso senza fare domande. Invece di approfondire i fatti, i media tendono a ridurre la guerra a una questione di “buoni” contro “cattivi”. Il problema è che questa narrativa impedisce una discussione seria sulle soluzioni possibili. Se ci si concentra solo sull’accusare la Russia e sul glorificare l’intervento occidentale, non si crea spazio per il dialogo o per cercare soluzioni diplomatiche.

La sinistra ha il dovere di contrastare questa narrativa, di sfidare la propaganda e di promuovere un’analisi più complessa che tenga conto di tutte le dinamiche in gioco. Questo significa anche dare voce a chi promuove la pace, piuttosto che esaltare solo coloro che chiedono un’escalation militare.

Bill Fletcher Jr.: Capisco. Allora, da dove dovrebbe cominciare la sinistra? Quali sono i passi concreti che possiamo fare per promuovere una risposta più equilibrata e pacifista?

Noam Chomsky: La sinistra dovrebbe prima di tutto insistere sulla necessità di una diplomazia seria e su un cessate il fuoco immediato. Bisogna far pressione sui governi occidentali affinché aprano negoziati seri con la Russia, senza continuare a intensificare il conflitto. Dobbiamo anche chiedere il disarmo e la riduzione delle spese militari, non solo per la Russia, ma anche per la NATO e gli Stati Uniti. Le risorse che vengono spese per le armi dovrebbero essere investite in sviluppo sostenibile, istruzione, sanità e nella lotta ai problemi globali come il cambiamento climatico.

Inoltre, la sinistra dovrebbe mobilitarsi contro la militarizzazione delle politiche internazionali. Dobbiamo rifiutare la logica che ci porta a rispondere alle crisi internazionali sempre e solo con la forza. Ci sono alternative non violente, ma richiedono volontà politica e la capacità di immaginare un ordine mondiale diverso da quello dominato dalla forza militare.

Infine, dobbiamo continuare a informare e a sensibilizzare l’opinione pubblica. I media alternativi, i movimenti sociali, le organizzazioni di pace e i sindacati possono giocare un ruolo fondamentale nel costruire una narrazione diversa da quella dominante, una narrazione che promuova la giustizia, la cooperazione internazionale e il rispetto per i diritti umani, anziché il conflitto e la guerra.

Bill Fletcher Jr.: Grazie mille, Noam, per questa discussione illuminante. È chiaro che la sinistra ha un ruolo cruciale da svolgere nel cercare di cambiare il corso di questa crisi, e spero che le tue parole possano ispirare molte persone a riflettere e ad agire. Grazie ancora per essere stato con noi oggi.

Noam Chomsky: Grazie a te, Bill. È sempre un piacere discutere di questi temi importanti.

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