L’esercito americano, il capitalismo e l’astio

L’esercito americano, il capitalismo e l’astio

Gli USA, con 750 basi militari, spendono miliardi per "difendersi" da minacce immaginarie, mentre ignorano i veri problemi sociali. Ma sì, tutto per il bene comune!

di Tommaso Merlo

Gli Stati Uniti hanno 750 basi militari sparse per il mondo. Praticamente ovunque tranne che ai Poli. Tra le basi più emblematiche vi è quella dell’isola di Chagos che nonostante il nome è una ridente isoletta nel bel mezzo dell’Oceano Indiano i cui abitanti furono deportati in massa per fare spazio ai missili a stelle e strisce.

Una delle tante chicche di matrice coloniale e poi c’è in giro ancora gente che si chiede da dove deriva l’astio verso l’uomo bianco. Di basi militari gli Stati Uniti ne aprono e ne chiudono di continuo a seconda da dove provengono le minacce immaginarie che li affliggono. Anche la guerra in Ucraina alla fine è una vicenda di basi militari, gli Stati Uniti hanno convinto i servetti della Nato ad allargarsi ad Est per piazzare basi con vista su Mosca.

Putin ha reagito e la propaganda lo ha fatto passare per aggressore, ma se la Russia avesse provato a piazzare delle basi in Messico, gli Stati Uniti avrebbe fatto piovere bombe atomiche a catinelle.

L’immensa rete di basi militari americane ha diverse ragioni più o meno sensate. Serve come deterrente per i nemici strategici tenendoli sotto pressione. Serve per ribadire il proprio status di superpotenza e quindi la propria leadership basata sulla forza militare e suoi soldi. Serve per intervenire rapidamente in caso di crisi, con propri punti d’appoggio sul posto pronti a muovere uomini e mezzi alla bisogna.

E servirebbe per stringere e mantenere rapporti coi paesi che li ospitano che finiscono sotto l’ala protettiva dell’impero volenti o meno. Vi sarebbero poi anche ragioni politiche e cioè assicurarsi governi amici, ma questa ipotesi la lasciamo ai complottisti e passiamo alle ragioni più veniali. Le basi militari servirebbero cioè a proteggere e supportare le proprie rotte commerciali come ai tempi dei velieri e come sta succedendo con gli Huthi dello Yemen che attaccano i cargo e si beccano missili made in USA in pronta consegna dalle basi piazzate nella regione.

Le filiali dell’esercito più potente del mondo fungerebbero quindi da guardia del corpo delle multinazionali, una sorta di braccio armato del capitalismo a stelle e strisce in trasferta.

Già, ma ogni anno gli Stati Uniti spendono intorno ai 900 miliardi di dollari per le spese militari, il 40% del mondo intero. Sono cifre impressionanti e vi devono essere ragioni più profonde per tale assurdità. I cittadini americani non hanno diritti fondamentali come la sanità e l’istruzione e la loro società è dilaniata da ferite profonde a causa dell’assenza di uno stato sociale, eppure chiunque governi continua ad aumentare le spese militari portandole a cifre folli. E questo nonostante l’unica vera minaccia mondiale sono proprio gli Stati Uniti stessi che sono in guerra da quando sono sorti e nonostante negli ultimi decenni da sceriffi del mondo ne hanno combinate di tutti i colori.

Al momento non vi è poi nessuno con la loro potenza di fuoco. La Cina spende tre volte meno ed è quattro volte tanto mentre la Russia spende in media sui 100, nove volte meno. Anche le fantomatiche minacce che gli americani vedono ovunque sono solo immaginarie, la solita panzana della sicurezza sulla bocca del soggetto più pericoloso. Con ogni scusa buona per piazzare basi o addirittura scatenare conflitti in modo da svuotare i magazzini e passare alle nuove collezioni.

Già, si finisce sempre lì. Quello militare è un settore economico gigantesco negli Stati Uniti, l’esercito e tutti i servizi connessi ma anche la produzione e la vendita di armi danno lavoro a milioni di persone e rendono cifre folli all’industria e alla finanzia che la foraggia.

Il vero motivo dell’abnorme militarizzazione è quindi il solito banale profitto o meglio l’ideologia capitalista che anima quel paese come tutto l’Occidente. Una ideologia bulimica che si impone su tutto, anche sulla logica, anche sul buon senso.

Negli Stati Uniti ma anche sempre più da noi, la guerra è diventata una macchina infernale che procede in maniera inarrestabile ed autonoma dalla volontà popolare, una sorta di affare di stato al di sopra delle beghe democratiche. Con mega lobby che si comprano tutti gli schieramenti politici e attendo l’assist di qualche scusa per passare da un conflitto e quindi da un affare all’altro. E poi c’è in giro ancora gente che si chiede da dove deriva l’astio verso l’uomo bianco.

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