Pare che Grillo s’impunti e il Movimento potrebbe spaccarsi in due col rischio di finire tutti sotto la soglia del 4 percento. Grillo pare voglia scappare col pallone in nome della deontologia casaleggica, mentre Conte pare ad un bivio. O sfrutta il congresso costituente alle porte per fondare il Forza Conte per la gioia dei suoi ammiratori superstiti oppure getta la spugna e torna a godersi la vita. La soap sta entrando nel vivo e bisogna pazientare. Tra i colpi di scena più attesi quello sul famoso limite ai mandati che potrebbe venire imposto dagli elettoti sopravvissuti standosene a casa pure loro la prossima volta. Continuano nel frattempo gli attacchi a Renzi come se il Pd non potesse allearsi con chi gli pare e come se l’intruso nel Campo Santo non siano piuttosto le spoglie movimentiste, nate antisistema e finite a supplicare un posto a tavola.
Questo mentre metà degli elettori sono rimasti orfani ed in Italia non esiste nessuna vera opposizione. Davvero assurdo e ci fosse un giornalista che gli chiedesse conto di tutto questo. Davvero una brutta fine considerando le premesse. Come dimenticarsi la paura del sistema intero quando in un paese del G7 prese improvvisamente il potere una manciata di scappati di casa senza soldi e santi in paradiso ma solo idee ed entusiasmo da vendere. La reazione brutale contro il Movimento da parte della stampa e della vecchia partitocrazia, era frutto della preoccupazione che il potere potesse uscire dalle mani del solito cerchio magico e addirittura alterare le regole del gioco lobbistico come in parte successo ad esempio sul caso autostrade. Terrore che il potere tornasse nelle mani dei cittadini, terrore di una vera democrazia sempre più diretta dal basso. Livelli di libertà inconcepibili per il turbo-capitalismo travestito da democrazia partitica.
Oggi quella forza anomala si è frantumata e normalizzata al punto che ambisce a partecipare alla farsa tra destra e sinistra contro cui era nata. Amen. Adesso il vero problema è ridare una voce a tutti quei cittadini che non si sentono rappresentati da nessuno e che ambiscono ad un cambiamento radicale. Cittadini scaricati dal fu Movimento che non hanno nessuna intenzione di tornare a tapparsi il naso nelle urne. Guardandosi attorno, l’unico che potrebbe tentare qualcosa di nuovo è Alessandro Di Battista che non certo per caso gode ancora di grandissima popolarità. Perché bravo lui ma anche perché è l’unico rimasto a rappresentare un’area politico-culturale e certe istanze. Un modo di fare politica da cittadini liberi, da cittadini idealisti e contro, da cittadini indifferenti ai perbenismi e ai peli sulla lingua.
In realtà Di Battista sta egregiamente facendo altro, è passato alla controinformazione e Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno al giorno d’oggi. Ma le due cose non si escludono a vicenda e la grande popolarità è un bene anche pubblico oltre che assolutamente strategico in politica. Senza la fama di Beppe Grillo il fu Movimento difficilmente sarebbe decollato in quel modo. Di Battista potrebbe quindi mettere a disposizione la sua popolarità anche solo per facilitare una iniziativa politica magari anche solo candidando la sua associazione Schierarsi alle prossime elezioni. Senza nessuna velleitaria ambizione di potere o di ripetere le gesta del fu Movimento, ma per il bene della nostra democrazia. Quello di cui si sente un dannato bisogno è di una forza totalmente estranea e alternativa al sistema, un punto di riferimento per tutti coloro che schifano la vecchia partitocrazia a partire dal Pd e desiderano girare pagina. Un raggruppamento che funga da sentinella nelle istituzioni, che arricchisca il dibattito democratico con posizioni coraggiose, che metta la vecchia politica davanti alla propria ipocrisia ed ignavia e che sperimenti modalità di partecipazione. Un raggruppamento che promuova dal basso un cambiamento sia sui temi sia sul modo d’intendere la politica nella società come nei palazzi. La malinconica soap tra Conte e Grillo, potrebbe aumentare le possibilità di successo di un raggruppamento che guarda avanti ed ambisca ad un sacrosanto cambiamento radicale. E Di Battista è al momento l’unico sulla scena che potrebbe facilitare l’impresa.