La disinformazione sulla guerra in Ucraina raggiunge nuovi livelli con notizie sensazionali, come l’ipotetico accordo segreto tra Putin e Zelensky, subito smentito dal Cremlino, e il massiccio trasferimento di truppe russe dal Donbass a Kursk. Mentre i russi avanzano in Donbass, gli ucraini cercano di attirare le truppe russe lontano da lì. Tuttavia, la disparità di forze tra i due eserciti rende l’esito prevedibile, a meno di un massiccio intervento della Nato. In questo contesto, spicca Boris Johnson con richieste che sembrano ignorare le conseguenze di un’escalation diretta con la Russia.
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di Alessandro Orsini
Siccome la posta in gioco in Ucraina è diventata altissima, la disinformazione è massima. Nelle ultime ore, le notizie più sensazionali provenute dai media americani sono state due. La prima è che Putin stava cercando di accordarsi segretamente con Zelensky per porre fine ai reciproci attacchi contro le rispettive infrastrutture energetiche. La notizia, smentita dal Cremlino, sarebbe stata dirompente per tre ragioni. In primo luogo, un accordo del genere porrebbe l’esercito ucraino e quello russo sullo stesso piano. In secondo luogo, fiaccherebbe la guerra d’attrito di Putin che richiede la distruzione dell’infrastruttura idroelettrica ucraina. In terzo luogo, galvanizzerebbe la Nato. Biden potrebbe dire: “Visto? Più armi, più accordi”. Purtroppo, il messaggio che Putin intende inviare alla Nato è opposto. Questa rubrica l’ha riassunto come segue sin dal primo giorno di guerra: “Per ogni proiettile della Nato che l’Ucraina lancerà contro la Russia, la Russia lancerà dieci proiettili contro l’Ucraina”.
La seconda notizia riguarda il trasferimento massiccio di truppe russe dal Donbass a Kursk. Sembra strano giacché non c’è un solo giorno in cui i russi non conquistino un nuovo villaggio in Donbass. Mentre scrivo, mi giunge la notizia che Nju York è caduta; che gli ucraini hanno evacuato Selydove, e che Prokrovsk è ormai spacciata. Perché i russi stanno spingendo dannatamente in Donbass? La ragione è che la guerra è entrata nella sua fase più “pazza”. Gli ucraini si stanno massacrando affinché Putin sposti le truppe dal Donbass a Kursk, mentre i russi si stanno massacrando affinché Zelensky sposti le truppe da Kursk al Donbass. Il risultato è che gli ucraini avanzano a Kursk e i russi in Donbass. Con la differenza decisiva che l’Ucraina ha un piccolo esercito debolissimo, mentre la Russia ha un grande esercito fortissimo. Dunque, l’esito è piuttosto scontato, a meno che la Nato non invii migliaia di soldati a reggere il fronte. Anche in questo caso, i rapporti di forza rimarrebbero immutati. La Nato può gettare in Ucraina migliaia di soldati e la Russia migliaia di bombe atomiche. E non mi sembra che le due cose si equivalgano.
In questo delirio, spicca Boris Johnson, a cui dobbiamo il video più pazzo della guerra. Vedo il suo viso in primo piano deformato da una bocca che si allarga a dismisura per urlare nel telefonino ai Paesi Nato di autorizzare Zelensky a sparare i missili in profondità da Kursk. Pongo la domanda: se Zelensky spara i missili Nato fino a Mosca, poi che cosa accade? Putin è in grado di distruggere Kiev anche senza le testate nucleari. Com’è possibile che un uomo arrivi a guidare il Regno Unito senza porsi domande così elementari? Nessuno ha mai pensato che gli Stati Uniti si sarebbero arresi dopo avere subito l’attentato contro le Torri Gemelle. Come si può pensare che la Russia si arrenda all’Ucraina perché Zelensky colpisce Mosca con i missili Nato? La Russia è preparata a replicare persino a un attacco con decine di bombe atomiche. Come si può pensare che la Russia si arrenderebbe a Zelensky perché viene colpita in profondità da Storm Shadow o Atacms? Molti pensano che le classi dirigenti vengano pagate smisuratamente per prendere decisioni, ma non è così. Vengono pagate per pensare. Decidere è un lavoro facile; pensare è molto più difficile. Persino le mosche decidono in quali direzioni muoversi, ma sono decisioni poco meditate, infatti, sbattono spesso contro vetri e pareti. L’Unione europea sbatte contro la Russia da due anni e mezzo. E sempre sbatterà, nel tempo delle mosche.
Il Fatto Quotidiano, 20 agosto 2024