La vicenda di Stefania Battistini, giornalista Rai premiata da Zelensky, solleva gravi interrogativi sul ruolo dei media nella propaganda di guerra. La Battistini, entrando illegalmente in Russia senza il dovuto accredito giornalistico, ha prodotto un servizio fazioso che minimizza le atrocità commesse. Questo episodio riflette la trasformazione del servizio pubblico italiano in un megafono della propaganda ucraina, ignorando le regole del giornalismo e il diritto dei cittadini a una corretta informazione. Indignante è anche il silenzio su altri crimini contro giornalisti, come quelli commessi da Netanyahu a Gaza.
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Fiumi di inchiostro e indignazione a reti unificate per quanto successo a Stefania Battistini: “giornalista” Rai insignita qualche tempo fa da Zelensky con una medaglia al valore per il suo enorme contributo alla causa ucraina, che è andata a fare un servizio in territorio Russo guidata dall’esercito di Zelensky e adesso rischia un procedimento penale per “attraversamento illegale del confine di Stato”.
Possono scrivere e dire cosa vogliono, ma anche per fare giornalismo ci sono delle regole. Se vuoi andare in un Paese devi chiedere l’accredito come giornalista. Una volta rilasciato entri in quel paese e fai il giornalista. Se ne sei capace. Altro discorso sarebbe se il visto non venisse rilasciato, cosa che con cadenza giornaliera fanno soprattutto i paladini occidentali e difensori della “democrazia” Zelensky e Netanyahu. Ma qui nessuna indignazione, sono “democratici e partigiani” loro.
Sostanzialmente, piaccia o meno, Battistini ha attraversato illegalmente la frontiera e ha girato un servizio di propaganda ucraina spudorata senza che portasse la scritta “Press”. Anche questo la dice lunga. Addirittura si è spinta a pronunciare le seguenti parole: “Non c’è nessuna casa distrutta a Sudzha, questa è la differenza fra noi e i russi”. Cosa assolutamente falsa, visto che di case distrutte ce ne sono una caterva e sono stati uccisi diversi civili tra cui Nina, ragazza Russa di 24 anni incinta crivellata di colpi davanti al marito e al figlio piccolo. Ma per la Battistini queste cose non sono mai avvenute.
In ogni caso questa vicenda è indicativa per capire il livello di propaganda raggiunto dal servizio pubblico, che ormai è diventato spudoratamente e senza alcuna preoccupazione di nasconderlo il portavoce di Zelensky in Italia. E ho il diritto di oppormi a tutto ciò in quanto annualmente mi vengono estorti dei soldi per fare propaganda di guerra, non giornalismo!
A proposito: quelli che oggi si stracciano le vesti davanti alle conseguenze legali di un atto decisamente avventato, sono gli stessi che non hanno detto mezza parola per la carneficina di Giornalisti che avviene quotidianamente a Gaza per mano del criminale di guerra Netanyahu.
IPOCRITI!