Mentre in tv davano la partita di pallavolo della femminile italiana e da lontano ne sentivo una cronaca esaltata, sul mio cellulare scorrevano le immagini della mattanza compiuta ieri da Israele in una scuola di Gaza City.
Da una parte il mondo festante, ignaro e ignavo, dall’altra brandelli di carne bruciata misti al dolore lancinante di chi era rimasto.
No, non può valere la regola di sempre “the show must go on” perché adesso, in Palestina si sta consumando il più grande orrore che la storia moderna ricordi. Bombe, e torture, e rapimenti, e sottrazione da parte degli occupanti di acqua e cibo, e uccisioni mirate di giornalisti, medici e intellettuali, e massacri. Massacri nelle scuole, nelle tende dei rifugiati, negli ospedali, ovunque sia rimasta vita.
Più ascoltavo più la farsa di quest’Olimpiade che ha fatto guerra ai russi mi sembrava insopportabile. Loro si esaltavano ed io pensavo a quando ieri, mentre durante l’esibizione della squadra israeliana di ginnastica ritmica sventolavano le bandiere israeliane bramavo un cenno di protesta di qualcuno restando sconfitta.
Non esiste più nulla di sacro, che abbia valore, che meriti di essere rispettato e onorato. Nessuna istituzione, organizzazione, soggetto politico o cui la società riconosce una certa autorevolezza che oggi non si esprima contro il peggior abominio di sempre, di qui in poi avrà nulla da insegnarci.
Lo spettacolo scambiato con la vita offre un palcoscenico vacuo, inutile, privo di valore, falso, macchiettistico e i soggetti che lo subiscono, sempre più privi di discernere il bene dal male.
Fiorangela Altamura