Rimbambiden

Rimbambiden

Travaglio critica sarcasticamente Biden, definendolo incapace e delirante, con gaffe continue ignorate dai media italiani per non avvantaggiare Trump.

Marco Travaglio spara a zero su Biden, dipingendolo come un presidente incapace di intendere e volere. Tra i suoi momenti top ci sono lo stare rigido come uno stoccafisso a un concerto e il deviare dalla foto di gruppo al G7 per stringere la mano a un amico immaginario. Mentre i media americani (ovviamente trumpiani) lo considerano ormai fuori di testa, i nostri giornaloni chiudono un occhio per non regalare punti a Trump. E intanto, la Casa Bianca deve correggerlo a raffica, con gaffe memorabili come parlare col “presidente tedesco Mitterrand” (francese e morto) o avvisare gli israeliani di non attaccare Haifa (che è in Israele). In uscita, anche un libro che raccoglie queste perle, giusto per farsi due risate, se non fosse che questo “Rimbambiden” decide la nostra politica estera.

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di Marco Travaglio

Leggere che “Biden dice”, “vuole”, “pensa”, “progetta”, “intende”, stona un po’ con i video sui social delle sue ultime performance, del tutto incompatibili con quei verbi. In uno assiste a un concerto di musica afro con il suo staff che gli balla accanto e lui, rigido come uno stoccafisso findus, non muove un muscolo per diversi minuti. In un altro, al G7, sfugge agli altri sei nani riuniti sul prato per una foto di gruppo e punta dritto verso il celebre amico invisibile, a cui stringe la mano dopo ogni discorso. La stampa di tutto il mondo ha già decretato che il fu capo della fu prima superpotenza è totalmente incapace di intendere e volere ed è teleguidato a distanza da decisori mai eletti di cui si ignorano i nomi, ma non i disastri. Però i nostri giornaloni glissano, convinti che la verità sia un regalo a Trump, come non la vedessero tutti. Il Corriere.it s’interroga: “Come sta Biden? I video dei suoi movimenti rigidi e i dubbi espressi dai media Usa”. Ecco: dai media Usa (notoriamente trumpiani), mica dai nostri, che anzi lo trovano in forma smagliante. Il Wall Street Journal pubblica un’inchiesta con le voci di 45 suoi collaboratori di ieri e oggi, unanimi nel dire che da un bel pezzo quelle di Sleepy Joe non sono più le gaffe che lo resero celebre da lucido, ma deliri di uno che non ci sta più con la testa. E Repubblica spaccia quel mega-scoop per un “attacco dei repubblicani”. Come la condanna del figlio Hunter perché girava armato quand’era strafatto come una zucchina (invece quella di Trump per i soldi alla pornostar è pura legalità).

Ho appena letto le bozze di Rimbambiden, il libro di Roberto Zanni in uscita il 12 luglio per PaperFirst: ci sarebbe da scompisciarsi, se il protagonista (o chi per lui) non decidesse la nostra politica estera. È il presidente più impopolare degli ultimi 70 anni. Solo tra gennaio e aprile, la Casa Bianca ha dovuto correggerlo 148 volte. Tipo quando, nell’ultima intervista alla Cnn, è riuscito a mentire 15 volte in 17 minuti. O quando ha annunciato: “Oggi qui con noi c’è Hersh Goldberg-Polin!”, l’ostaggio israelo-americano che però non c’era perché è ancora nelle mani di Hamas. O quando ha detto di aver appena parlato col “presidente tedesco Mitterrand” (francese e morto nel 1996). Che “Putin ha perso la guerra in Iraq”. Che suo zio Bosey fu “abbattuto in Nuova Guinea e mai ritrovato perché c’erano molti cannibali” (ma precipitò per un guasto, e nel mare di Bismarck, dove non c’erano cannibali, infatti il premier di Papua Nuova Guinea ha protestato). Che “ho detto chiaramente agli israeliani: non muovetevi su Haifa!” (cioè non attaccatevi da soli: Haifa è in Israele, ma forse intendeva Rafah). Che gli americani devono “scegliere fra la libertà e la democrazia”. Ma, almeno lì, forse era lucido.

Il Fatto Quotidiano, 15 giugno 2024

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