Ogni tanto, per dare manforte alle schiforme, i giornaloni vanno a ripescare qualche dinosauro spiaggiato e ne raccolgono le memorie, di solito smemorate, su Mani Pulite. Sei mesi fa Sabino Cassese raccontò che nel 1993, da ministro della Funzione pubblica, scrisse la legge finanziaria con l’allora pm Piercamillo Davigo, che su indicazione del premier Ciampi “venne in gran segreto a Roma a lavorare sulle cifre con me”. Coro di indignati speciali: è la prova del golpe, il pool Mani Pulite faceva politica! Ora, a parte il fatto che le finanziarie le fa il Tesoro, non la Funzione pubblica, Davigo incontrò per la prima volta Cassese nel 1996, quando quello fu nominato dal Parlamento presidente di una Commissione speciale per nuove norme anti- corruzione e, fra gli esperti, interpellò anche lui. Poi è toccato a Rino Formica rivelare che “Borrelli voleva fare il capo dello Stato”. Altra balla sesquipedale: Borrelli fece di tutto, con indagini e dichiarazioni, per farsi detestare a destra, al centro e a sinistra, infatti nessuno lo propose mai a quell’ incarico (che avrebbe ricoperto ben più degnamente di altri).
Ora, sul Corriere, è la volta di Giovanni Pellegrino, avvocato leccese, ex parlamentare Pci- Pds e presidente della commissione Stragi (celebre per tesi che sarebbero parse ardite anche ad Asimov). Anche lui è in vena di scoop sensazionali: Mani Pulite mirava al “primato del potere giudiziario, in contrasto col disegno costituzionale”. Perbacco. E la prova? “Tutti i partiti godevano di finanziamenti irregolari”, anche Msi e Pci-Pds. E il Pool, visto che i finanziamenti irregolari sono reato dal 1974 in base a una legge del Parlamento, che faceva? Appena ne scopriva uno, indagava in ossequio al disegno costituzionale sull’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e sull’obbligatorietà dell’azione penale e sull’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Pellegrino, “preoccupato” per quella “torsione giustizialista”, che per giunta “colpiva tutti” quelli che violavano la legge, incluso il suo (i primi arrestati dopo Chiesa furono i vertici del Pds milanese), corse a frignare da D’Alema, presidente del partito guidato da Occhetto. Ma quello niente, disse che “Violante mi ha detto di stare tranquilli, perché Mani Pulite non se la prenderà con noi” (invece se l’era già presa eccome). Poi però “capì che delle rassicurazioni di Violante non poteva fidarsi”, mollò la “linea giustizialista” e scatenò Pellegrino ad attaccare i pm che osavano indagare e talvolta financo arrestare i ladri. A ripensarci, ancora gli “viene da piangere”: non perché tutti rubavano, ma perché qualcuno indagava e “colpiva tutti”. Fortuna che poi arrivò B. e abolì la legalità, sennò chissà dove saremmo andati a finire.
Il Fatto Quotidiano, 4 giugno 2024