Sul Corriere, leggiamo di una struggente intervista di Bruno Vespa, che, a 80 anni, racconta le terribili persecuzioni politiche subite nei suoi 62 anni in Rai. Vespa sostiene che, se fosse stato di sinistra, avrebbe avuto una carriera più facile. Nonostante sia entrato in Rai nel 1962 e sia andato in onda quotidianamente fino ad oggi, narra delle angherie subite, dalla direzione del Tg1, all’affidamento di Porta a Porta, fino alle cinque serate settimanali di 5 Minuti. In un editoriale, Paolo Mieli critica il procuratore Khan della Corte dell’Aja, che ha chiesto l’arresto di tre capi di Hamas e di Netanyahu e Gallant per crimini di guerra a Gaza. Mieli ritiene che la richiesta d’arresto di Khan sia “irrituale”, minimizzando i crimini commessi da Usa, Israele e Ucraina. Consiglia a Netanyahu di sottoporsi al giudizio per dimostrare “di che pasta è fatto”. Mieli sembra ignorare la responsabilità di Netanyahu nel massacro di Gaza, suggerendo che il massacro sia avvenuto “all’insaputa” di Bibi.
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Poi dicono che non bisogna leggere i giornali. Ma scherziamo? Sul Corriere , per dire, c’è una straziante intervista di Bruno Vespa che compie 80 anni e narra le atroci persecuzioni politiche subìte nei suoi primi 62 anni di Rai: “Se fossi stato di sinistra avrei avuto una carriera più facile”. Essendo un democristiano entrato in Rai nel 1962 e andato in onda ogni giorno da allora a oggi, è facile immaginare le angherie che subì dalla Rai democristiana fino alla direzione del Tg1, poi da quella ulivista che gli affidò Porta a Porta e glielo moltiplicò per quattro, poi in quella di B. a cui riservò agguati come il Contratto con gli Italiani, giù giù fino a quella meloniana che gli aggiunse le cinque serate settimanali di 5 Minuti. Un vero calvario.
Ma, sul Corriere, c’è soprattutto l’editoriale di Paolo Mieli contro il procuratore Khan della Corte dell’Aja, che ha osato chiedere l’arresto di tre capi di Hamas per il pogrom del 7 ottobre (e fin lì tutto bene), ma anche di Netanyahu e del suo ministro della Difesa Gallant per i crimini di guerra a Gaza. Non abbiamo mai creduto granché nella Corte dell’Aja, che per trent’anni s’è scordata dei crimini di guerra di Usa, Nato&C. in Serbia, Afghanistan, Iraq, Libia, Donbass ecc. Ma non possiamo non notare che, popolarissimo quando chiese l’arresto di Putin per la deportazione in Russia di migliaia di bambini ucraini (peraltro vivi), ora Khan è nel mirino di Israele, dunque degli Usa, dunque di Mieli&C. perché fa altrettanto con Netanyahu, che i bambini palestinesi di Gaza li fa uccidere a migliaia. Fiumi d’inchiostro per denunciare che Mosca non riconosce l’Aja, ma non per dire che i “buoni” Usa, Israele e Ucraina fanno lo stesso (e ci mancherebbe, coi crimini che commettono). Secondo Mieli, la richiesta d’arresto di Khan è “irrituale” perché ora c’è “un molo predisposto dagli Usa per i sussidi alimentari e farmaceutici a Gaza”: un vero sollievo, per i 35 mila e più morti ammazzati. Segue un amorevole consiglio a Bibi: “sottoporsi al giudizio e all’arresto” per mostrare “di che pasta è fatto”, “partecipare a ogni seduta del processo e portare tutte le prove della non intenzionalità di Israele nel massacro che si è compiuto a Gaza”. Ecco, il massacro “si è compiuto” da solo, all’insaputa di Netanyahu e ci sono “tutte le prove”: basta portarle. Non so Mieli, ma io suggerirei a Bibi di farsi prestare l’avvocato da Scajola.
Ps. Le autorevoli Iene mi accusano di voler occultare ciò che ho detto su Forti ad Accordi e Disaccordi (infatti la puntata integrale è sulle piattaforme Discovery e Tv Loft). Se hanno dovuto rimuovere il video dal loro servizio è perché l’hanno rubato senza avere il permesso di Discovery e Loft né pagare i diritti che ora verseranno. Vergogniamoci per loro.
Il Fatto Quotidiano, 24 maggio 2024