Pacifismo di facciata e affari di guerra dietro le quinte

L’Europa finanzia guerra e riarmo mentre finge pacifismo. Chi paga le piazze, investe in carri armati. Seguite i soldi, non la propaganda.

Torno sul discorso su Scurati con due aggiunte per una ragione che dico più in fondo.

Aggiungo, quanto alla sua affermazione che “Noi non massacriamo e torturiamo civili con gusto sadico!”:

Ha ragione. Noi paghiamo altri per torturare per noi. Torturare i migranti nei centri di detenzione in Libia e Turchia, denunciano gli ispettori Onu. E siamo così grati ai torturatori che, se ne becchiamo uno, lo rispediamo comodo in Libia con un volo di Stato, per evitare di consegnarlo alla Corte Penale Internazionale che vuole processarlo per stupro di minorenni e altre violenze.

E quanto a “Noi non deportiamo i bambini per usarli come riscatto!”

Oltre a quanto scritto sul lasciarlo fare a Israele, aggiungo che noi europei, al contrario, i bambini li lasciamo morire in Grecia: con le misure di austerità imposte dal Memorandum di Bruxelles, la mortalità infantile aumentò del 43%, scopri l’economista Federico Fubini, spiegando di non averlo rivelato perché sarebbe scoppiata una cagnara populista contro il patto di stabilità che impone tagli alla spesa sociale ma – scopriamo oggi – non a quella militare.

Ci sono tornata in una lettera uscita oggi sul Fatto perché non sopporto che tante e tanti in buona fede cadano nella trappola dell’editore del giornale che ha lanciato e pagato la manifestazione di Piazza del popolo “per l’Europa” ma ha pagato anche con un milione di dollari la cerimonia di insediamento di Donald Trump.

Editore che è anche e soprattutto imprenditore “dell’automotive”, come piace chiamarlo ai giornali per preludere a quel che sarà: quel settore in crisi che, come ha dichiarato il ministro delle Imprese di Fdi Adolfo Urso qualche giorno fa, grazie al “riarmo” di paesi che non hanno mai smesso di armare i loro eserciti, potrà rinascere producendo carri armati invece che utilitarie. (**AUTOMOTIVE: URSO, ‘INCENTIVIAMO RICONVERSIONE IN DIFESA E AEROSPAZIO’** = Roma, 14 mar. – (Adnkronos) – “Siamo un governo responsabile: il nostro obiettivo è mettere in sicurezza le imprese e tutelare i lavoratori. Per questo incentiviamo le aziende della filiera automotive a diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita, come la difesa, l’aerospazio, la blue economy e la cybersicurezza”).

(Le parole sono importanti. da “Automotive” a “Aerospazio” il passaggio fa meno impressione che da automobile a cacciabombardiere)

Vorrei che fosse chiaro che a chi ha pagato la manifestazione contro i populismo, i nazionalisti, Putin e Trump MA ANCHE la cerimonia di insediamento di Trump, evidentemente, non sta tanto a cuore il destino dei giovani ucraini coscritti maciullati in trincea o l’eredità di Spinelli e di Pericle. Non a caso, oggi Repubblica – e con toni un poco meno roboanti La Stampa, i due quotidiani dell’editore-finanziatore di manifestazioni – sono gli unici a titolare in apertura non sulla notizia del giorno – la trattativa sulla pace in Ucraina, come fanno il Corriere, il Messaggero ecc, ma sul riarmo.

Repubblica: “UE RIARMO NAZIONALE. Parla Costa, presidente del Consiglio Ue: «Investire nelle industrie dei singoli paesi»”.

Accanto, colonnino con intervista a Zingaretti «Quella piazza chiede Unità». “Unità”, il concetto-rifugio preludio delle larghe intese che piacciono agli imprenditori e meno ai lavoratori.

La Stampa lo declina sulla totale consonanza con il centrodestra (che in parte, per motivi di posizionamento, si smarca anzi dall’eccessiva spesa per le armi a discapito di quella sociale, ma è la solita Lega che promette l’Uscita dall’Euro, di cancellare la Fornero ecc e poi fa l’opposto) abbinandolo convenientemente (a proposito di Larghe Intese) con intervista a Tajani, ministro degli esteri, non su Russia e Ucraina o sulla Palestina, la relazione con gli Usa ma sulla spese per le armi.

“DIFESA, UN DOVERE RAFFORZARLA”. Intervista a Tajani: «Legittime le preoccupazioni di Giorgetti ma è in gioco la sicurezza italiana» (tradotto: i dividenti degli azionisti di Stellantis).

Il principio-guida per decifrare la politica – quella al potere – è facile: “Follow the money”. Non dovrebbero spiegare molto altro a scuola di giornalismo.

So che tante e tanti erano in piazza in buona fede e sono nel Pd convinti di spostare l’asse, aggiustare il tiro, sostenere Schlein che voleva votare no astenendosi per pareggiare il conto con la metà del partito che ha votato sì e credo che nemmeno Michele Serra volesse arricchire il suo editore con la riconversione dell’automotive e che – resosi conto della strumentalizzione – abbia cercato pure lui di spostare l’asse, aggiunstare il tiro. Rispetto la vostra battaglia e il vostro impegno e mi sento umanamente vicina anche se politicamente distante (perché penso questo preluda al nuovo governo di larghe intese che prelude al monocolore Fdi). Tante sono persone sulle quali conterei se avessi bisogno di aiuto, sono persone belle e giuste. Ancor più per questo mi preme dirlo: sappiate quali sono i grandi interessi economici in gioco, i rapporti di forza e chi vi manovra.

Francesca Fornario

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