di Pino Cabras
Cara UE,
ci frequentiamo ormai da 33 anni, un po’ ho imparato il tuo linguaggio, che è insieme megalomane e stereotipato, con tutte quelle formule in “lingua di legno” che si pongono obiettivi immancabilmente “ambiziosi” (eh, sì, è l’aggettivo che usi di più).
Tutta questa ambizione nasconde un mesto arretramento del grande blocco economico globale che dicevi di essere, sorpassata come sei – in numeri, traguardi, tecnologie “competitive” (altro aggettivo passe-partout) – da altri soggetti che ti lasciano sola a dedicarti alla tua fuffa in burocratese, che adesso adorni con proclami bellicosissimi.
Ora leggiamo un’altra tua sbruffonata in “langue-de-bois” divulgata assieme al Piano di Riarmo dalla Medusa Tossica Cotonata, la madrina di tutti gli Ursuliani del continente. Vuoi fare due cose insieme: “prendere il comando nella corsa alla competitività” (come disse il maratoneta ottuagenario) e buttare al cesso i limiti passati che ponevi all’indebitamento, così i fabbricanti di Mercedes e di Volkswagen ora sforneranno – a debito – ancora una volta la vecchia gloria che tanto bene ha fatto in passato al mondo: il Grande Riarmo Tedesco.
Ti conosco, cara UE, e quindi è un gioco da ragazzi decifrare anche quella frase della suddetta Medusa, quando dice: “Trasformeremo i risparmi privati in investimenti necessari. E lavoreremo con i nostri partner istituzionali per farli decollare”. La so decifrare perché ti muovi sempre con lo stesso passo della NATO e sei prevedibile.
Recentemente, il Segretario Generale Onomatopeico della NATO, Mark Rutte, ha infatti sottolineato la necessità per gli alleati europei di incrementare significativamente la spesa per la difesa. In particolare, ha suggerito di destinare una parte dei bilanci attualmente dedicati a risparmio e previdenza (pensioni, sanità e sicurezza sociale) al settore della difesa, al fine di garantire la sicurezza delle future generazioni. Suona sempre bene: “sicurezza delle future generazioni”. Non vi sentite anche voi più sicuri? E più futuri?
Ma il punto è proprio quell’idea di trasformare i risparmi privati in investimenti “necessari”. E se una cosa la definisci necessaria, tu non ci pensi due volte a farla diventare “obbligatoria”. Lo abbiamo visto con il “bail-in”, quella bella invenzione dei “liberisti con il mercato degli altri”, con cui le banche superfallite prosciugavano i loro stessi risparmiatori e si salvavano fra i sorrisi del Nume del risparmio, il Sultano del Draghistan. Lo stesso che nel Laboratorio Italia gestì la crisi covid con le misure più autoritarie e insensate di tutto il pianeta, in nome della “necessità”, dello “stato di eccezione”. Ora lo metti a giocare con i carri armati e i missili.
Nulla può impedirmi di pensare che ora tu voglia fare un “bail-in delle armi”, un bell’esproprio del parco buoi europeo. Il 15 marzo alle 15 saremo in piazza Bocca della Verità, a Roma, per dire di no anche a questo esproprio, oltre che dire no a tutta la tua guerra.
Per i sindacati a tuo rimorchio sarebbe pure l’occasione per venire in questa nostra piazza, ma loro vanno all’altra, la piazza “serrafondaia” convocata da un giornale posseduto da fabbricanti d’armi con sede all’estero.
Cara UE (cara nel senso di costosa, sia detto), noi ci vediamo il 15 marzo in piazza Bocca della Verità. Tu, invece, continua pure con i tuoi proclami, le tue “necessità” e i tuoi “obiettivi ambiziosi”. Noi saremo lì per dire no al tuo ennesimo esproprio, no alla tua economia di guerra, no alla tua corsa verso il baratro. Perché la sicurezza delle future generazioni non si costruisce con i carri armati, ma con la libertà, la dignità e il rispetto di chi lavora e risparmia.
A presto, ma non troppo.