Stamattina ho seguito per una mezz’ora ReStart su Rai3 e volevo prendere a capocciate la televisione.
C’era prima Landini che sbraitava perché la conduttrice, Annalisa Bruchi, non gli diceva “che bravo, sta dicendo davvero cose bellissime!”. I temi di Landini sono abbastanza superficiali ed è preoccupante visto che parliamo sostanzialmente del capo dei sindacalisti. Proposte che oscillano tra l’inutile e l’impossibile e pare chiaro che questo lo sappia e pure bene. Però è bravissimo a bofonchiare, a stringere i pugni e a sbraitare.
Successivamente c’era un parterre con più ospiti tra cui una ragazza che lavora in part time obbligato nella GDO e prende 800€ al mese e uno di Potere al Popolo che pensavo fosse finito in soffitta insieme a tutta quella stagione politica parecchio naive e invece no. Aggiungerei un “purtroppo” perché non è possibile credere in quello che diceva. Gli ho sentito dire “i lavoratori guadagnano poco perché gli imprenditori nel weekend vanno sullo yacht”: ancora con questa stronzata? Ma quando lo capiranno che queste battaglie di retroguardia contro i “padroni” identificati in chiunque abbia una partita iva sono la terra con cui vengono sotterrati?
“Serve il salario minimo a 10€ l’ora!” urlava mentre la Bruchi continuava a rispondergli “guarda che la ragazza da 800€ al mese prende 10€ l’ora ma sempre 800€ in tutto prende”. Il salario minimo è un “non tema”. Primo perché ci sarebbero già i CCNL a regolamentare tutto e io non ho mai potuto assumere nessuno a 3€ l’ora nemmeno se l’avessi voluto (e non l’ho mai voluto). Secondo perché se una micro/piccola impresa non ha i soldi per garantire 3000€ lordi a un dipendente non ne avrà certo per garantirne 4000€.
In collegamento c’era un giornalista da una fabbrica che stanno vendendo. Proprietà di un fondo speculativo americano, l’attività non aveva particolari problemi ma il fondo ha valutato bassa la redditività e l’ha chiusa. C’era la FIOM e hanno intervistato alcuni lavoratori. Molto interessante il tema espresso da una in particolare: “Io vorrei avere dei figli ma non so neanche se avrò ancora il lavoro tra un mese e se e quando ne troverò un altro, il mio compagno è nelle stesse condizioni, come possiamo anche solo pensare di avere una famiglia?”. Ecco, poco si parla delle ricadute sociali della situazione economica nazionale. Io provo a farlo e proviamo a farlo nei Tavoli della Produttività in giro per l’Italia (il 20 siamo a Torbellamonaca, per dire), proviamo a spiegare la ricaduta sociale attuale di questa situazione. Sono dinamiche TOTALMENTE DIVERSE rispetto a problemi simili di 50 anni fa. Sulla natalità, anzi, direi quasi opposti: prima si facevano figli proprio per avere braccia in più, oggi la società è radicalmente cambiata e i figli sono costi, investimenti.
Quello di PaP come si è relazionato a questo? “Quello è un fondo ricchissimo, non è un piccolo imprenditore, eppure chiude ugualmente”. Niente, impossibile ragionare: che cazzo c’entra? 8 milioni di dipendenti su 16 totali in Italia sono impiegati nelle micro e piccole imprese. La metà esatta. L’incertezza di questi 8 milioni è data da motivazioni diverse da quelle degli 8 milioni che lavorano con le medie e le grandi. E dove c’è convergenza di motivazioni bisognerebbe togliere l’ideologia: il lavoro costa troppo in Italia. Assumere una persona in regola è un investimento enorme da cui non esce felice nessuno: se pago 3000/mese per darne 1500/mese al lavoratore succede che l’impresa ha la percezione di pagare il doppio per un servizio che vale la metà e il dipendente perché percepisce di prendere la metà di quanto vale il suo lavoro. Vince solo l’INPS.
Usciamo dal 900? Ce la facciamo? Lo capiamo che lavoratori, professionisti, micro e piccoli imprenditori e rispettivi quadri e manager sono sulla stessa barca? Che “il capitale”, “i padroni” e tutta quest’altra roba vecchia di due secoli oggi è UN’ALTRA COSA? Che “i mezzi di produzione” sono i server, i container, il credit score, le quote in equity, le infrastrutture digitali di pagamento elettronico, i social media, etc? Che se non capiamo che “padroni del vapore” può essere usata come allegoria per intendere qualcos’altro e non letteralmente chi possiede delle fabbriche? Anche perché ve lo firmo e sottoscrivo qui: la quasi totalità degli imprenditori italiani se andassero i dipendenti associati e gli dicessero “rileviamo noi l’attività” chiamerebbero il notaio 6 secondi dopo e gli lascerebbero i codici della banca, le chiavi degli uffici e scapperebbero via lontanissimo lasciando dietro di loro una scia di F24 mezzi compilati.
No “tagli del cuneo fiscale del 3%”, no “salario minimo”, no bonus e cazzatelle varie: se non si fa un’economia viva, stimolata, in cui lo stato non tratta OGNI imprenditore come un evasore, un ladro, un infame non ne usciamo. Se non si abbatte la burocrazia, l’incertezza fiscale più che la pressione, se non si rende possibile fare margini, se non si distrugge la logica dei subappalti, se non si eliminano gli appalti a massimo ribasso non se ne esce. Il resto sono solo proposte da campagna elettorale.
Valerio Savaiano