INTERVISTA AL CORRIERE DELLA SERA
Giuseppe Conte, presidente M5S, lei si oppone al piano di riarmo europeo. Ma non è una direzione inevitabile nel quadro di un progressivo disimpegno degli Usa?
«Ciò che serve è una efficiente difesa comune europea e non riarmare i singoli Stati. Così si finisce per arricchire le lobby delle armi senza migliorare la nostra sicurezza. Il piano ReArm rischia di portare l’Europa in guerra, Ursula von der Leyen si sta assumendo una grave responsabilità, peraltro evitando il voto del Parlamento europeo. Per questo domani tutto il M5S – anche deputati e senatori – sarà davanti a quella assemblea per dire forte il suo no. Un’Europa bellicista ci fa orrore».
La difesa comune richiede tempo. Intanto come garantire la deterrenza se non armandosi?
«Il ricorso alla logica della deterrenza è un’ulteriore conferma dell’irrazionalità di questo piano. La deterrenza funziona se il livello di armamenti è pressoché paritario, ma si ha idea di quanto tempo e soldi servirebbero per arrivare alle seimila testate nucleari della Russia? E nel frattempo Putin resterebbe a guardare o incrementerebbe il suo arsenale?».
Il M5S inizialmente ha approvato il sostegno bellico all’Ucraina. Cosa è cambiato?
«Non abbiamo avuto esitazioni nell’approvare un immediato sostegno militare per evitare che l’Ucraina fosse cancellata in una manciata di giorni. Ma condizionandolo all’avvio di un concreto processo negoziale. Invece hanno testardamente rifiutato una svolta diplomatica convincendo le nostre opinioni pubbliche che la vittoria fosse a portata di mano».
Il fronte pacifista che il M5S si intesta ha dei limiti o, in nome della pace, vanno bene le motivazioni di chiunque, da Trump a Salvini?
«La Lega sostiene con i voti le politiche belliciste del governo, il loro pacifismo di comodo serve solo a dare fastidio a Meloni. Noi invece siamo sempre stati fedeli alle nostre convinzioni, anche quando siamo finiti ingiustamente nella lista dei filo-putiniani. Oggi il velo di ipocrisia è caduto, la coerenza del M5S è evidente e qualcuno dovrebbe chiederci scusa».
Ha detto «Trump smaschera la propaganda bellicista dell’occidente sull’Ucraina». Poi il presidente Usa ha cacciato Zelensky dallo Studio Ovale. Ripeterebbe quelle parole?
«Le rivendico perché sul conflitto russo-ucraino Trump ha disvelato l’ipocrisia europea che fingeva di avere piegato economicamente la Russia, di averla isolata politicamente e di averla quasi sconfitta militarmente. Una ipocrisia che ci ha portato sull’orlo del precipizio. Ma ho avuto anche parole di condanna per altre iniziative di Trump, dai dazi alla trasformazione di Gaza in una località balneare. E sono preoccupato per la posizione degli Usa sulle occupazioni abusive in Cisgiordania. Condanne, però, spesso dimenticate».
Atteggiamento e toni usati da Trump e da Vance con Zelensky l’hanno indignata?
«Quello scontro in mondovisione è stato un errore. Trump ha dato un vantaggio a Putin in una trattativa in cui gli Usa devono negoziare tutelando l’Ucraina, che merita una pace giusta».
Ieri Musk ha detto che gli Usa dovrebbero uscire dalla Nato e ha avvertito: «Se spengo Starlink crolla Kiev».
«Io sono il primo firmatario di una legge sul conflitto di interessi: chi detiene tale ricchezza e tali poteri e ha affari a vari livelli con l’amministrazione Usa non doveva neppure essere coinvolto nel governo. L’Europa contribuisca a costruire un sistema di regolazione per impedire ai padroni del web di diventare padroni del mondo».
Sul piano di riarmo lei e Schlein condividete le riserve. Un denominatore comune per una alleanza M5S-Pd?
«Bene le critiche di Schlein al piano di riarmo soprattutto all’interno di un partito che ha varie sensibilità su questo tema. Ma attenzione a evocare un grande piano di investimento sul modello del Next Generation Eu: fu concepito e attuato per ridare speranza alle giovani generazioni dopo la pandemia, eviterei di accostarlo a prospettive di difesa e investimenti militari».
Quindi non siete così d’accordo nemmeno su questo…
«Dico solo che per un progetto serio di difesa comune non servono nuovi investimenti, ma razionalizzare quelli già programmati dai vari Stati. Ricordo che attualmente l’Unione europea spende più della Russia».
Il M5S scende in piazza il 5 aprile. Non ha voluto le altre forze di opposizione?
«La manifestazione nasce per portare in piazza i tanti cittadini che non ne possono più di questo governo. Io mi auguro che le altre forze di opposizione siano con noi. Dobbiamo mandare a casa Meloni».
Quali le rivendicazioni?
«Meloni ci vuol far credere di essere una del popolo, ma ha cuore le lobby delle banche e ora anche le industrie delle armi e ha completamente abbandonato i cittadini. Ci faremo sentire contro un governo che non ha nessuna soluzione efficace sui rincari del carrello della spesa, niente per le bollette di luce e gas che aumentano, nulla per la sanità al collasso. E contro una Commissione europea che allenta i vincoli di bilancio solo per gli armamenti. Vanno fermati».
Però il governo ha varato il Decreto bollette.
«Parliamo di 3 miliardi, briciole. Cifre che indignano se pensiamo che questo governo si è battuto per poter spendere di più in armi e alla fine riesce a ottenere margini fino a 30 miliardi in più per le spese militari, invece che pretendere più investimenti per il caro bollette, la sanità, il lavoro».
Il Corriere della Sera, 10 marzo 2025