Trump molla l’Ucraina, l’Europa dorme e il disastro è servito

A Bruxelles e Londra continuano a comportarsi come se fosse il solito Trump fanfarone che fa il duro in pubblico per poi rientrare nei ranghi. Stavolta, però, non è così.

La solita Europa che non capisce, o finge di non capire, quello che Trump sta dicendo da mesi: l’Ucraina non è più affar suo. Lo ha detto in tutti i modi possibili, lo ha gridato in faccia a Zelensky, lo ha ripetuto ai leader europei che si ostinano a bussare alla Casa Bianca con il cappello in mano. Eppure a Bruxelles e Londra continuano a comportarsi come se fosse il solito Trump fanfarone che fa il duro in pubblico per poi rientrare nei ranghi. Stavolta, però, non è così.

“Dovete fare un accordo o noi ce ne andiamo”, ha detto Trump in faccia a Zelensky. Tradotto: vi do qualche mese per trovare un compromesso, altrimenti arrangiatevi. E questo è solo il primo punto. Il secondo è ancora più chiaro: gli Stati Uniti non faranno alcuna promessa per la sicurezza dell’Ucraina dopo la guerra. Niente Nato, niente garanzie blindate, niente interventi automatici. Se la Russia dovesse invadere di nuovo, si vedrà. La priorità di Trump è evitare quella che lui chiama “terza guerra mondiale” e, per farlo, è pronto a lasciare l’Ucraina al suo destino.

I leader europei però non sentono, o fanno finta di non sentire. Macron, Sunak, Starmer, Scholz: tutti a Washington a cercare di convincerlo a concedere almeno un “backstop”, un paracadute militare per un’eventuale missione europea in Ucraina. “L’Europa deve fare il grosso del lavoro, ma questo sforzo deve avere un forte appoggio americano”, ha detto Starmer. Peccato che Trump abbia già risposto: “Non darò molte garanzie di sicurezza, sarà l’Europa a farlo.” In altre parole, non è più un problema suo.

Zelensky, che ormai deve combattere su due fronti – la guerra con la Russia e la guerra diplomatica con Trump – ha provato a resistere. “Non accetteremo mai un semplice cessate il fuoco. Non funzionerà senza garanzie di sicurezza”, ha detto alla Casa Bianca. Ma ha ottenuto solo una minaccia di taglio totale degli aiuti se non cambia atteggiamento. Da allora non ha mollato la presa, anzi, ha raddoppiato: “Se non possiamo entrare nella Nato, servono garanzie di sicurezza chiare dagli Stati Uniti.”

A questo punto, però, la questione non è più militare, ma politica. Zelensky e i leader europei stanno cercando di far passare l’idea che la sicurezza dell’Ucraina sia anche un problema americano. Trump, invece, vuole chiudere il capitolo Ucraina il prima possibile, lasciando l’Europa da sola a gestire il post-guerra. Il rischio? Che a furia di insistere, Bruxelles e Kiev ottengano l’effetto opposto: Trump potrebbe decidere di chiudere il rubinetto degli aiuti e firmare un accordo diretto con Putin, senza nemmeno avvisare gli alleati.

A ben vedere, non c’è nulla di nuovo. Nessun presidente americano ha mai garantito l’invio di truppe per difendere l’Ucraina, nemmeno Biden. La Nato non è mai intervenuta direttamente e nessuno ha mai voluto rischiare un conflitto diretto con la Russia. Il punto, quindi, non è se Trump stia tradendo qualche promessa: non c’era nessuna promessa da tradire. Il punto è che l’Europa si sta svegliando tardi, come sempre.

Fino a ieri, l’idea che l’America potesse mollare tutto sembrava impossibile. Oggi è una realtà. Se l’Europa continua a puntare tutto su un’improbabile retromarcia di Trump, finirà per scoprire troppo tardi che il piano americano era chiaro sin dall’inizio: chiudere la guerra con un accordo, lasciare che l’Ucraina si arrangi con quello che ha e concentrarsi su questioni più importanti per Washington. L’Europa può ancora evitare il disastro, ma deve smetterla di illudersi che gli Stati Uniti facciano il lavoro sporco al posto suo. Se vuole proteggere l’Ucraina e se stessa, deve iniziare a comportarsi da grande potenza. Se ne è ancora capace.

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