Il crollo di Musk

Ai concessionari Tesla non si presentano clienti ma orde di cittadini inferociti. Brandiscono cartelli contro il nazismo e l’oligarca nero Elon Musk.

di Tommaso Merlo

Ai concessionari Tesla non si presentano clienti ma orde di cittadini inferociti. Brandiscono cartelli contro il nazismo e l’oligarca nero Elon Musk. Negli Stati Uniti come in Europa dove si registra un calo di vendite impressionante. Invece di comprare le sue auto elettriche, i cittadini le vandalizzano con lo spray o attaccandoci adesivi sarcastici. L’entrata in politica a braccio teso dell’uomo più ricco del mondo si sta rivelando un boomerang devastante. Da paladino delle nuove frontiere tecnologiche e spaziali, Musk è diventato l’alfiere di rigurgiti ideologici giurassici malvisti in tutte le democrazie più avanzate.

Un crollo. Dopo aver puntato di brutto sul vecchio ronzino dalla criniera bionda, Musk è stato ripagato in potere e valore delle sue azioni. Dalle stelle alle stalle. È passato solo un mese e sembra tutt’altro film. Il mondo è nel caos, gli Stati Uniti sono in rivolta mentre crolla il valore delle sue aziende ma anche della sua reputazione. Da supereroe a pericoloso oligarca almeno secondo i democratici, gli indipendenti ma anche tanti MAGA cowboy che se lo sono presi in quel posto. Il compito di Musk alla Casa Bianca è quello di tagliare col machete costi inutili, presunte frodi e parassiti. Delle vere e proprie purghe ma che si stanno rivelando più frutto di leggende complottistiche che dalla realtà. Tra le teste rotolate vi sono infatti agenzie e professionisti utili alla collettività, poveri cristi assortiti e perfino veterani che da quelle parti vengono venerati. Non mostri, ma persone che finiscono per strada per mano dell’uomo più ricco del mondo. Roba che nemmeno il complottismo più nero poteva immaginare.

Le corti americane sono già intasate di ricorsi e le strade di cittadi imbestialiti ma anche spaventati. Temono un colpo di mano, una oligarchia che sottometta giustizia e parlamento cambiando per sempre i connotati costituzionali della democrazia americana. Fino a ieri perlomeno oligarchi e lobby miliardarie si limitavano a comprare politici e media dietro le quinte, adesso pare vogliano agire direttamente e con mano libera. Il trionfo epocale del capitalismo ma in salsa nera. Accentramento del potere, bigottismo e disprezzo per diversità e minoranze e ogni contrappeso e burocrazia. È di queste ore l’invito di Musk ad uscire dall’ONU e dalla Nato dopo che Trump ha già stracciato ogni impegno ambientale e perfino sui diritti umani. Potere a chi detiene il capitale e ritorno al nazionalismo becero in un mondo sempre più globale.

Un boomerang devastate come dimostra il disastroso bilancio del primo mese. Mondo nel caos, Stati Uniti in rivolta. Non appena mettono il naso fuori vengono sommersi di buu e diti medi. Gli indici di gradimento crollano peggio delle borse e si temono crescenti tensioni sociali. Han preso voti cavalcando una rabbia che gli si sta ritorcendo contro ma persistono a governare imponendo bruscamente la loro volontà. Senza nessuna sensibilità istituzionale, senza nessuna empatia, senza nessuna visione che non sia egoistica e materiale. Come se i cittadini fossero dei dipendenti, come se la società fosse un mercato e il loro paese un’azienda e loro dei freddi CEO. Con dei costi da tagliare e dei profitti da incrementare, con dei concorrenti da sbaragliare e dei vincoli da aggirare per imporsi. Il trionfo del capitalismo o meglio il suo ultimo stadio in salsa nera. Ma un conto è il bene proprio a scapito degli altri, un altro quello comune. Un conto la politica, un conto gli affari. Come sta capendo Musk a caro prezzo e con lui tutti gli Stati Uniti.

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