L’epocale bivio europeo

Gli USA scaricano Zelensky e trattano con Putin mentre l’Europa resta impantanata. Tra crisi, guerra e nazionalismi, il suo futuro è a un bivio storico.

di Tommaso Merlo

La Russia ha vinto la guerra, l’Europa non sa invece nemmeno perderla mentre gli Stati Uniti sono degli esperti in materia. Prima partono all’arrembaggio, poi cambia l’inquilino alla Casa Bianca e bye bye. Zelensky si è beccato pure sputi in faccia, quello che per i falchi europei è un eroico paladino della democrazia, per Mr President è un dittatore che ha sprecato miliardi per una guerra causata dall’invadenza della Nato. Roba da complottisti filorussi in bocca al comandante in capo dell’esercito più potente del mondo nonché nostro ex badante. Un colpo di scena davvero drammatico. Come quello in Afghanistan, ma a Kabul si attaccavano ai carrelli degli aerei in decollo, da noi invece i guerrafondai si attaccano alle gambe dei loro divani.

Già, la Russia ha vinto la guerra e dopo il gesto dell’ombrello di Trump, politicanti e presunti giornalisti nostrani sono nel panico. Dopo anni di isterismi collettivi russofobi e bellicosi devono aggiornare i copioni propagandistici altrimenti rischiano la faccia e quindi la carriera e quindi tutto. Del resto l’unica possibilità di ribaltare le sorti del conflitto ucraino sarebbe che lorsignori si alzino da quel divano e vadano in trincea, il problema è che in pochi li seguirebbero e che l’Europa è pure a corto di armi e di soldi. Senza gli americani poi, lorsignori rischierebbe grosso anche perché Putin ha nel frattempo ringalluzzito l’armata rossa e dispone di una notevole collezione di ordigni atomici.

Altro che falchi divanisti, l’Europa dovrebbe piuttosto riuscire a perdere e ripartire. Quella della guerra per procura in Ucraina è stata una disfatta militare ma anche politica devastante ma molto istruttiva. Siamo in mano a classi dirigenti che credono ancora fermamente nella guerra nonostante la nostra drammatica storia e le costituzioni che la rispecchiano. E siamo in mano a classi dirigenti che prendono fischi per fiaschi e non per qualche giorno, ma per anni. Pericolosissimo. Coloro che detengono le redini politiche ed hanno potere mediatico, dovrebbero essere dotati di un certo spessore ma anche di onestà intellettuale. Di capacità cioè di leggere la storia con lungimiranza ma anche di correggersi se sbagliano. Nessuno pretende dei veggenti, ma perlomeno che siano all’altezza e umili. Se prevale invece l’isterismo collettivo e si mettono a tifare perfino le classi dirigenti, siamo spacciati. E soprattutto in fasi storiche delicate come questa. L’impero americano sta crepando di capitalismo e come regaluccio finale prima ci ha aizzato contro i russi impoverendoci e adesso ci scarica trattando con Putin senza di noi. Già, gli sputi di Trump sono anche per noi ex colonia di parassiti.

A Washington ma anche a Mosca detestano Bruxelles ma in compenso apprezzano l’ondata nera che in fondo imperversa anche da loro. E non certo per caso. Mentre l’Europa è impantana nel nulla tecnocratico, sta risorgendo il nazionalismo che ci vorrebbe trascinare al passato. Ottimo per le superpotenze perché gli permetterebbe di spartirsi l’Europa in zone d’influenza come ai vecchi tempi. Non solo avrebbero un rivale in meno, ma se ne prenderebbero dei pezzi. Paeselli come l’Italia ad esempio al guinzaglio americano, altri a quello russo e altri ancora magari a quello cinese. Già, perché mentre noi ci facciamo male da soli imbastendo guerre di trincea coi nostri alleati strategici, e mentre l’impero americano crepa di capitalismo cronico, quello cinese sta sorgendo impetuosamente. Un impero che sembra foriero di una cultura più mite e saggia che permetterebbe anche a noi lo spazio per giocarci la nostra partita. È questo l’epocale bivio europeo. Permettere all’ondata nera di trascinarci ideologicamente ma anche culturalmente indietro dividendoci e riducendoci a zimbelli di potenze altrui. Oppure avere un sussulto di dignità e sfruttare la delicata situazione storica per accelerare con l’integrazione politica in modo da giocarci da protagonisti la partita continentale.

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