Ma mi faccia il piacere | 16 settembre 2024
Rassegna stampa satirica di Marco Travaglio: una sferzata di sarcasmo sulle notizie della settimana
Rassegna stampa satirica di Marco Travaglio: una sferzata di sarcasmo sulle notizie della settimana
Papa Bergoglio promuove un relativismo religioso che equipara tutte le fedi, in contrasto con la tradizione cristiana, portando a una decostruzione del Cristianesimo stesso.
The Jewish Chronicle rimuove articoli con citazioni fabbricate da funzionari israeliani, scritti da Elon Perry, dopo indagini e dubbi sulla sua credibilità.
di Carlo Rovelli Nel 1999, la NATO ha bombardato Belgrado per 78 giorni con l’obiettivo di smembrare la Serbia e dare vita a un Kosovo indipendente, oggi sede di una delle principali basi NATO nei Balcani. Nel 2001, gli Stati Uniti hanno invaso l’Afghanistan, provocando 200.000 morti, un Paese devastato e nessun risultato politico. Nel 2002, gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal Trattato sui missili anti-balistici, nonostante le strenue obiezioni della Russia, aumentando drasticamente il rischio nucleare. Nel 2003, gli Stati Uniti e gli alleati della NATO hanno rinnegato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite entrando in guerra in Iraq con un pretesto. L’Iraq è ora devastato, non è stata raggiunta una vera pacificazione politica e il parlamento eletto ha una maggioranza pro-Iran. Nel 2004, tradendo gli impegni presi, gli Stati Uniti hanno proseguito con l’allargamento della NATO, questa volta con l’ingresso degli Stati baltici, dei Paesi della regione del Mar Nero (Bulgaria e Romania) e dei Balcani. Nel 2008, nonostante le pressanti e strenue obiezioni della Russia, gli Stati Uniti si sono impegnati ad allargare la NATO alla Georgia e all’Ucraina. Nel 2011, gli Stati Uniti hanno incaricato la CIA di rovesciare il governo siriano di Bashar al-Assad, alleato della Russia. La Siria è devastata dalla guerra. Gli Stati Uniti non hanno ottenuto alcun vantaggio politico. Nel 2011, la NATO ha bombardato la Libia per rovesciare Moammar Gheddafi. Il Paese, che era prospero, pacifico e stabile, è ora devastato, in una guerra civile ed in rovina. Nel 2014, gli Stati Uniti hanno cospirato con le forze nazionaliste ucraine per rovesciare il presidente Viktor Yanukovych. Il Paese si trova ora in un’aspra guerra. Nel 2015, gli Stati Uniti hanno iniziato a piazzare i missili anti-balistici Aegis in Europa orientale (Romania), a breve distanza dalla Russia. Nel 2016-2020, gli Stati Uniti hanno sostenuto l’Ucraina nel minare l’accordo di Minsk II, nonostante il sostegno unanime da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il Paese si trova ora in un’aspra guerra. Nel 2021, la nuova amministrazione Biden ha rifiutato di negoziare con la Russia sulla questione dell’allargamento della NATO all’Ucraina, provocando l’invasione. Nell’aprile 2022, gli Stati Uniti invitano l’Ucraina a ritirarsi dai negoziati di pace con la Russia. Il risultato è l’inutile prolungamento della guerra, con un aumento del territorio conquistato dalla Russia. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno cercato e cercano tuttora, senza riuscirci e fallendo costantemente, un mondo unipolare guidato da un’egemonia statunitense, in cui Russia, Cina, Iran e altre grandi nazioni devono essere sottomesse. In questo ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti (questa è l’espressione comunemente usata negli Usa), gli Stati Uniti e solo gli Stati Uniti hanno diritto di determinare l’utilizzo del sistema bancario basato sul dollaro, il posizionamento delle basi militari all’estero, l’estensione dell’adesione alla NATO e il dispiegamento dei sistemi missilistici statunitensi, senza alcun veto o voce in capitolo da parte di altri Paesi. Questa politica estera arrogante ha portato a guerre continue, paesi devastati, milioni di morti, una crescente rottura delle relazioni tra il blocco di nazioni guidato dagli Stati Uniti – una piccola minoranza nel pianeta e ora nemmeno più economicamente dominante – e il resto del mondo, un’impennata globale delle spese militari e ci sta lentamente portando verso la terza guerra mondiale. Il saggio e decennale sforzo europeo di coinvolgere Russia e Cina in una collaborazione strategica economica e politica, sostenuto con entusiasmo dalla leadership russa e cinese, è stato infranto dalla feroce opposizione degli Stati Uniti, preoccupati che ciò avrebbe potuto minare il dominio statunitense. È questo il mondo che vogliamo?
di Diego Fusaro Come sappiamo, la vittoria Maduro alle elezioni venezuelane recenti ha generato turbolenza e scontento presso i pretoriani dell’ordine mondiale liberal-atlantista. Che da subito hanno mobilitato la loro scontatissima narrazione secondo cui vi sarebbero stati i brogli elettorali in Venezuela, come del resto sempre accade, a giudizio dell’occidente, anzi dell’uccidente liberal-atlantista, quando a vincere le elezioni sono forze e partiti che non hanno giurato fedeltà al nuovo ordine mondiale che ha per capitale Washington, per moneta il dollaro e per visione del mondo quella mercatista. Ma Washington non si accontenta di gridare ai brogli e di non riconoscere come valida l’elezione del presidente Maduro. E ora precisa minacciosa quanto segue: “non escludiamo nulla per il futuro”. Che equivale ad ammettere più o meno apertamente che, all’occorrenza, sarà possibile per la civiltà dell’hamburger intervenire direttamente in Venezuela per rovesciare Maduro e istituire l’ordine desiderato, e cioè per insediare un governo fantoccio totalmente prono ai desiderata del global-liberismo a base imperialistica. Si tratta di un canovaccio che, dal 1989, abbiamo visto molte volte ripetersi (in realtà già dal 1973, con l’infame golpe Pinochet): la civiltà del dollaro crea la narrazione tesa a demonizzare il governo disallineato, presentandolo come dittatoriale e nemico dei diritti umani, per poi poterlo aggredire con il consenso dell’opinione pubblica millimetricamente manipolata. In tal guisa, l’aggressione imperialistica viene nobilitata come esportazione della democrazia e dei diritti umani. Accadrà anche questa volta con il Venezuela tutto questo? Non lo sappiamo, ma sappiamo che Washington ha già apertamente ammesso di essere pronta a farlo. E sappiamo anche che tanta acredine e tanto livore nei confronti di Maduro da parte della talassocrazia a stelle e strisce rivela che il Venezuela sta procedendo nella giusta direzione, secondo una traiettoria ostinatamente contraria al nuovo ordine mondiale liberal-atlantista.
Allo stesso modo di quanto accaduto nel 1948, i leader del movimento sionista credono che la storia abbia offerto loro una rara opportunità di realizzare, con una grande operazione, ciò che altrimenti avrebbero potuto ottenere solo attraverso anni di azioni graduali.
di Silvio Dalla Torre L’Ucraina non si è mai ripresa dalla crisi determinata dal crollo dell’Unione sovietica. Già prima del colpo di stato di piazza Maidan la popolazione era diminuita di un quarto rispetto al 1989, la natalità era la più bassa d’Europa, le industrie erano state smantellate, la situazione finanziaria era precaria. È evidente che, in una guerra con una grande potenza come la Russia, il paese non avrebbe potuto resistere per più di due settimane con le sue sole forze. La guerra in corso, però, non vede contrapposte la Russia e l’Ucraina, ma la Russia e l’Occidente. È l’Occidente, infatti, che fornisce le armi, le informazioni e la logistica senza le quali il conflitto sarebbe da tempo finito e probabilmente non sarebbe mai cominciato. È l’Europa, anche se i suoi cittadini ne sono scarsamente consapevoli, che tiene in piedi l’apparato statale ucraino pagando ogni fine del mese lo stipendio ai dipendenti pubblici. Quanto agli ucraini, essi devono solo dare un’illimitata disponibilità a farsi ammazzare. Nella divisione internazionale del lavoro le oligarchie mondialiste hanno assegnato, con spietato cinismo, alle donne ucraine il ruolo di fattrici nelle gravidanze surrogate, di badanti e di prostitute; agli uomini quello di carne da cannone. Tutto questo i russi lo sanno bene. Essi sono perfettamente consapevoli che i loro veri nemici sono gli americani , gli inglesi e i loro vassalli europei. Fino ad ora, però, hanno fatto a finta di niente. C’era, probabilmente, la pressione di quella parte della classe dirigente russa che non vuole tagliare i ponti con l’Occidente e c’era, soprattutto, la consapevolezza che uno scontro diretto tra potenze nucleari avrebbe potuto avere esiti imprevedibili e molto spiacevoli. Oggi, però , Stati Uniti e Gran Bretagna minacciano di colpire il territorio russo con missili balistici (il fatto che ciò non avvenga direttamente, ma consegnandoli agli ucraini, è un puro “escamotage”). Putin ha già avvisato che considererà un evento del genere alla stregua di una dichiarazione di guerra. C’è da dargli credito? Io credo di sì. Un paese costantemente minacciato nelle sue infrastrutture, nel suo sistema produttivo, nei suoi centri di comando è un paese a perpetuo rischio di destabilizzazione. La Russia questo non lo può accettare ed è per evitare un’evenienza del genere che è iniziata l’operazione militare speciale. In caso di attacco in profondità c’è quindi da aspettarsi una qualche risposta. Dapprima sarà probabilmente indiretta (navi inglesi? basi militari americane? piattaforme svedesi?) e esornativa. Se poi la cosa andasse avanti, sarebbe arrivato il momento di fare gli scongiuri e , per chi è credente, di pregare Dio. Di fatto, la situazione non è mai stata tanto pericolosa. I popoli, storditi dalla propaganda, non ne sembrano consapevoli, ma le cose stanno così.
Giovanna di Castiglia fu etichettata come “pazza” per motivi politici. Colta e combattiva, fu confinata dai familiari per mantenere il potere nelle mani maschili.
Guglielmo di Occam, frate francescano vissuto tra il XIII e il XIV secolo, è noto soprattutto per aver sviluppato uno dei principi più influenti nella storia del pensiero filosofico e scientifico: il cosiddetto “rasoio di Occam”. Questo principio, che invita a non moltiplicare gli enti senza necessità, si è affermato come una linea guida nella ricerca della semplicità e nell’eliminazione di spiegazioni superflue nelle teorie. È un’idea tanto semplice quanto radicale nella sua portata, con implicazioni che attraversano campi disparati, dalla teologia alla filosofia, fino alla scienza moderna. Occam proponeva, in sostanza, che la spiegazione più semplice – quella che introduce meno ipotesi non necessarie – è spesso la migliore. Questo non significa che la verità debba necessariamente essere semplice, ma che, in mancanza di prove sufficienti per teorie complesse, occorre limitarsi all’essenziale. In questo senso, il “rasoio di Occam” non era pensato per tagliare via la complessità fine a se stessa, ma per evitare inutili complicazioni concettuali. Nel contesto del pensiero medievale, il rasoio di Occam rappresentava una sfida alle concezioni dominanti. Molti filosofi e teologi dell’epoca erano inclini a spiegare i fenomeni del mondo con una moltitudine di entità e categorie metafisiche. Occam, al contrario, riteneva che la maggior parte di queste categorie fosse non solo inutile, ma fuorviante, e che la realtà dovesse essere interpretata in modo più parsimonioso. Questa idea si allinea con un approccio empirico, che in seguito si sarebbe radicato nel metodo scientifico. Il suo pensiero, inoltre, metteva in discussione l’autorità della ragione rispetto alla fede. Pur essendo un uomo di chiesa, Occam sosteneva che molte questioni di fede dovessero essere accettate per via dell’autorità divina e non tentate di spiegare con la ragione umana. Questo portò a tensioni con la Chiesa, che finirono con il suo allontanamento dall’ordine francescano e un periodo di vita in esilio. La vera portata del rasoio di Occam si rivela però pienamente nel pensiero scientifico moderno. In ogni campo, dalla fisica alla biologia, i ricercatori cercano teorie che spieghino i fenomeni in modo semplice e diretto, rifuggendo dalle spiegazioni troppo complicate che, nella maggior parte dei casi, non aggiungono nulla di essenziale alla comprensione del mondo.
Draghi si incontra con Marina Berlusconi e Letta: politica? No, solo chiacchiere “innocue”, e intanto il governo Meloni potrebbe già tremare.
Mentre l’Italia si perde nel gossip, la Libia crolla: la Turchia blocca l’UE, Haftar avanza e la crisi petrolifera rischia di travolgere gli interessi italiani.
Il governo italiano protegge chi segue la propaganda ma ignora chi critica, dimostrando doppi standard nei casi di Battistini e Innaro.
Chomsky analizza i media mainstream come strumenti delle élite, influenzati dal potere economico e politico, che fabbricano consenso e limitano il pensiero critico pubblico.
Putin avverte che l’uso di missili NATO contro la Russia da parte dell’Ucraina potrebbe portare a una guerra mondiale diretta tra Russia e NATO, con rischio nucleare.
La recente discussione sull’uso dei missili ATACAMS da parte dell’Ucraina, con il presunto “permesso” degli Stati Uniti, è stata spesso fraintesa. Non si tratta tanto del permesso di colpire il territorio russo, già sotto attacco da tempo, ma del coinvolgimento diretto della NATO, dato che per usare tali missili è necessaria la loro tecnologia GPS e il personale sul campo. Putin ha ribadito che questa è una linea rossa che segnerebbe la partecipazione diretta della NATO al conflitto. Le continue provocazioni mirano a indebolire il regime russo, ma finora non hanno portato ai risultati sperati dall’Occidente, e la situazione sul fronte sembra volgere a favore della Russia. * * * di Andrea Zhok In questi giorni si è molto discusso del “permesso” fornito dal segretario di Stato americano Antony Blinken di utilizzare i missili ATACAMS sul territorio russo. La notizia però spesso è riportata in modo scorretto, come se la questione fosse il permesso di colpire il territorio russo. Ovviamente se la questione fosse questa, sarebbe una non-notizia, visto che il territorio russo viene colpito regolarmente da più di un anno, soprattutto con droni. Per capire la portata della notizia bisogna andare a vedere il recente commento di Putin, che ha ricordato come, diversamente dai droni, per utilizzare i missili ad alta precisione ATACAMS (1320 kg, fino a 300 km di portata) c’è bisogno dei sistemi di puntamento GPS della NATO e di personale a terra, sempre della NATO. Per l’ennesima volta Putin ha affermato che questa è una linea rossa, che definisce la partecipazione diretta della NATO alla guerra. Ora, è opportuno riflettere un momento sulla questione delle “linee rosse”. Molti strateghi da salotto romano hanno deriso nell’ultimo anno le minacce di Putin e il fatto di non aver mai risposto all’altezza del proprio pieno potenziale al continuo superamento delle “linee rosse”. Questa mancata risposta è presentata come un segno di debolezza da parte di Putin. È opportuno ricordare che il tema delle “linee rosse” da non superare è precisamente all’origine della cosiddetta “Operazione Speciale”, cioè della guerra in corso, che dipende dalla reiterata sfida da parte della Nato rispetto alle “linee rosse” relative prima alla non espansione ad est della Nato e poi alla non neutralità ucraina. Di fatto il modo migliore per comprendere il confronto in corso è vederlo all’insegna di una sfida nei confronti della Russia, una provocazione permanente il cui senso principale è quello di ribadire la subordinazione degli anni di Eltsin, indebolendo ogni pretesa della Russia di ritornare ad essere un giocatore globale. Ogni linea rossa violata senza reazione viene vissuta, e presentata, come debolezza del regime, che sarebbe effettivamente una tigre di carta. E questo gioco produce i suoi effetti reali all’interno della Russia, la cui questione originaria è la capacità di esistere unitariamente come l’enorme paese multietnico che è. Ogni segno di debolezza del potere centrale (questo sin dai tempi dell’impero zarista) apre la strada a possibili movimenti centrifughi all’interno del paese. Dal colpo di stato del 2014, all’oppressione delle minoranze russofone del Donbass, al rifiuto di mantenere la neutralità ucraina, alla sequela di “linee rosse” militari violate durante la guerra, l’intero processo può essere letto unitariamente nell’ottica della provocazione. Ma qual è il senso di queste provocazioni? Si tratta, come dicevamo, di azioni volte a segnalare una debolezza del regime, invitando con ciò sfide interne al potere centrale (quella di Prigozhin ne è stata un esempio). In una prima fase questo processo non ha condotto per l’Occidente (cioè per gli USA) agli esiti sperati. L’idea era chiara: una volta che Putin abbocca alla sfida, e invade l’Ucraina, noi, avendo preparato con standard Nato l’esercito ucraino per 8 anni, dimostreremo che si tratta di una tigre di carta; le sanzioni economiche occidentali strangoleranno l’economia russa; la forbice tra la debacle militare e quella economica metterà alle corde il regime, producendo rivolte interne e un crollo sistemico. Come noto questo scenario non si è verificato. Sul piano militare l’operazione si è incistata in una guerra di posizione, una guerra d’attrito. Sul piano economico, grazie soprattutto al sostegno della Cina, la Russia è riuscita ad assorbire l’urto iniziale, ritrovando un nuovo assetto di esportazioni delle materie prime. Una volta superata quella prima difficile fase, la Russia è entrata in una fase nuova, svincolata dai vecchi patti con l’Europa e riorientata verso il bacino asiatico. Ora la situazione militare in Ucraina è critica per le forze occidentali. L’avventura di Kursk, con l’invasione del territorio russo, è stata l’ennesima linea rossa violata, con il solo significato di produrre un danno d’immagine al regime, essendo sul piano militare strategicamente insensata. Nella zona centrale del fronte l’esercito russo è oramai arrivato alla terza e ultima linea difensiva, superata la quale non esistono più linee fortificate. Il tracollo ucraino sembra questione di pochi mesi, probabilmente destinato ad avvenire nella prossima primavera. Di fronte a questo scenario l’intera classe dirigente occidentale, cioè il complesso militare-industriale americano e i suoi garzoni di bottega europei, non conoscono piani B. Questo sembra paradossale, perché la politica internazionale, da che mondo è mondo, è fatta di piani B e C e D, è fatta di alternative tattiche e strategiche. Ma questa situazione è diversa, perché qui chi comanda e chi rischia sono soggetti diversi. Chi comanda, gli USA, possono permettersi di violare qualsiasi linea rossa in sostanziale impunità: sanno che Putin non è affatto un pazzo che vuole la distruzione planetaria e dunque non lancerà un attacco diretto su suolo americano. Chi obbedisce, l’Europa, ha già devastato il proprio sistema produttivo ed è in prima linea per subire attacchi mirati, anche nucleari (ricordiamo che, nella dottrina bellica attuale, l’utilizzo di atomiche tattiche conta come guerra ordinaria, e non come avvio di una guerra nucleare.) In sostanza, gli USA spingono alla violazione di tutte le linee rosse, perché dispongono di due potenti “buffer zone” sacrificabili: prima l’Ucraina, già spacciata, e poi l’Europa. Nel momento in cui Putin decidesse di rispondere finalmente all’altezza delle minacce alla violazione dell’ennesima linea rossa, mettendo in campo la propria
Il massacro quotidiano in Palestina prosegue impunito, con Israele protetto dagli USA. Morti, distruzione e indifferenza globale sono ormai la norma.
L’11 settembre 1973, gli Stati Uniti fecero un altro dei loro classici regali: rovesciare un governo democratico per instaurare una dittatura amica. Non c’è da stupirsi che nessuno abbia mai pagato per le migliaia di morti e torture: sono sempre i campioni di democrazia.
La Sardegna è sfruttata per le rinnovabili, necessarie ma gestite senza trasparenza e con scarsa partecipazione pubblica, riproponendo vecchi schemi di speculazione.
Hegel integra elementi della tradizione magico-ermetica nel suo sistema razionale, conciliando razionalità e mistero attraverso la dialettica e il concetto di Aufhebung.
Il Movimento 5 Stelle rischia di spaccarsi. Di Battista potrebbe essere l’unico a guidare un cambiamento radicale, mentre Conte e Grillo sono a un bivio politico.
I tifosi italiani protestano voltando le spalle durante l’inno israeliano prima della partita di Nations League
Ora che perfino Victoria Nuland ammette che gli USA hanno sabotato gli accordi di pace del 2022, chissà cosa diranno i soliti politici e pennivendoli. Tutto inventato, vero?
La cultura italiana è in declino da quarant’anni, schiacciata da berlusconismo, veltronismo e politicamente corretto. Pochi resistono al degrado.
Gli USA, con 750 basi militari, spendono miliardi per “difendersi” da minacce immaginarie, mentre ignorano i veri problemi sociali. Ma sì, tutto per il bene comune!
C’è una pagina memorabile di Italo Calvino sull’abissale differenza tra il linguaggio della gente comune e quello della burocrazia. Un cittadino va dai carabinieri e racconta: «Stamattina presto andavo in cantina ad accendere la stufa e ho trovato tutti quei fiaschi di vino dietro la cassa del carbone. Ne ho preso uno, per berlo a cena. Non ne sapevo niente che la bottiglieria di sopra era stata scassinata». Mentre lui parla, il carabiniere scrive a macchina il verbale che dice: «Il sottoscritto, essendosi recato nelle ore antimeridiane nei locali dello scantinato per eseguire ravviamento dell’impianto termico, dichiara d’essere casualmente incorso nel rinvenimento d’un quantitativo di prodotti vinicoli, situati in posizione retrostante al recipiente adibito al contenimento del combustibile, e di avere effettuato l’asportazione di uno dei detti articoli nell’intento di consumarlo durante il pasto pomeridiano, non essendo venuto a conoscenza della avvenuta effrazione dell’esercizio soprastante». Calvino la chiama «antilingua». È una lingua che obbedisce alla regola: mai dire con tre parole chiare e semplici ciò che si può dire con dieci, complicate e oscure. Così avviene che il passivo dello Stato sia definito «saldo netto da finanziare», in filovia il biglietto non si deve annullare ma «obliterare», il primario d’ospedale è un «medico in posizione apicale». Durante la partita, l’attaccante non tira in porta, ma «effettua il tiro». Meglio ancora: «provvede a effettuare il tiro». Il calo delle nascite è diventato «spirale demografica negativa» e non hanno torto i bambini a rifiutarsi di nascere in questo mondo boia dove è così difficile capirsi. Una volta si piantavano gli alberi, adesso avviene la piantumazione. La moglie del burocrate che ha inventato queste espressioni orrende, quando lui torna a casa dall’ufficio, potrebbe dirgli, per ripagarlo della stessa moneta: «Ancora un minuto, la pasta oramai in avanzato stato di ebollizione, è vicina al suo punto ottimale». Ma è una donna saggia, di buon senso, e si limita a dirgli: «Caro, la pasta è quasi cotta». Siccome è molto facile parlar difficile, ma è difficile parlar facile, diamo per comodità del lettore alcuni esempi di traduzione dal dilagante linguaggio buro-barocco, al sempre più negletto linguaggio comune: Campagna di profilassi antimurina = LOTTA CONTRO I TOPI Il camion è entrato in collisione con un’utilitaria = IL CAMION SI È SCONTRATO CON UN’UTILITARIA Il pagamento del pedaggio si esegue sul lato destro = PAGARE A DESTRA Avviso agli utenti che effettuano versamenti mediante conto corrente postale = AI CORRENTISTI POSTALI I signori viaggiatori devono essere in possesso del supplemento = DEVONO AVERE IL SUPPLEMENTO Macroscopica dissociazione tra previsione di spesa e rendicontazione finale = ABBIAMO SPESO MOLTO PIÙ DEL PREVISTO La denuncia dei redditi va fatta entro e non oltre il 31 maggio = LA DENUNCIA DEI REDDITI VA FATTA ENTRO IL 31 MAGGIO, oppure LA DENUNCIA DEI REDDITI VA FATTA NON OLTRE IL 31 MAGGIO. (La ragione è semplice: il non oltre è una ripetizione di entro. Ripetere le parole è necessario solo quando si parla a dei sordi. A meno che il ministero delle Finanze consideri tali i contribuenti.) Abbiamo dato lettura del bollettino meteorologico = ABBIAMO LETTO IL BOLLETTINO METEOROLOGICO Il sindaco si è interessato in prima persona = IL SINDACO SI È INTERESSATO PERSONALMENTE A partire da domani si apriranno le iscrizioni = DOMANI SI APRIRANNO LE ISCRIZIONI I carabinieri hanno provveduto ad arrestare il ladro = I CARABINIERI HANNO ARRESTATO IL LADRO I ministri della Cee hanno proceduto alla firma di un accordo = I MINISTRI DELLA CEE HANNO FIRMATO UN ACCORDO Il teatro risulta pieno di gente = IL TEATRO È PIENO DI GENTE I genitori devono farsi carico dell’educazione dei figli = I GENITORI DEVONO EDUCARE I FIGLI Vivace discussione in consiglio comunale in ordine ai problemi inerenti al traffico cittadino = VIVACE DISCUSSIONE IN CONSIGLIO COMUNALE SUL TRAFFICO CITTADINO Una legge finalizzata allo scopo di tutelare l’ambiente = UNA LEGGE PER TUTELARE L’AMBIENTE Accompagnato dal capogabinetto, il ministro ha raggiunto l’aereo: meglio dire È SALITO SULL’AEREO. Dicendo «ha raggiunto» sembra quasi che l’aereo stesse scappando. L’infortunato presentava ferite in varie parti del corpo = L’INFORTUNATO ERA FERITO IN VARIE PARTI DEL CORPO, in quelle condizioni si ha poca voglia di fare le presentazioni. Il medico ha constatato l’avvenuto decesso = IL MEDICO HA CONSTATATO IL DECESSO. L’«avvenuto» è implicito. Se il decesso non fosse avvenuto, il medico non avrebbe potuto constatarlo. Cesare Marchi, In punta di lingua. Divagazioni curiosità aneddoti sull’italiano scritto e parlato, Rizzoli, 1992
Durante un comizio, un candidato, preoccupato del fenomeno dell’astensionismo, disse: «Quelli che non votano, è a loro che mi rivolgo» meritandosi con questo anacoluto una bocciatura in italiano e, mi auguro, anche alle urne. Che cos’è l’anacoluto? È un modo di costruire un periodo senza rispettare i nessi sintattici e deriva dal greco anakóluthos, che non segue, sconnesso. Anacoluto vuol dire, in parole povere, iniziare il discorso con un soggetto e proseguire con un altro. È una specie di deragliamento del pensiero, come è capitato a un presentatore televisivo che disse: «Io, quando mangio la maionese, mi viene l’acquolina in bocca». Dov’è il deragliamento? Nel fatto che si comincia la frase col soggetto io e poi, invece di assegnargli, come sarebbe suo diritto, un predicato verbale, si infila un altro binario mentale (mi viene l’acquolina in bocca) e il povero io rimane solo come un orfanello. Una associazione per gli interscambi Italia-Usa, annuncia un seminario a Milano, aggiungendo: «Chi volesse presentare una relazione, se perverrà entro il 15 aprile e se sarà ritenuta valida, sarà pubblicata gratuitamente negli atti del seminario». Dubbio legittimo: chi verrà pubblicato gratuitamente, la relazione oppure la persona autrice della relazione? Per fugare tale dubbio bastava scrivere «Chi volesse presentare una relazione, se questa perverrà entro il 15 aprile e se sarà ritenuta valida, la vedrà pubblicata gratuitamente, eccetera». Tuttavia l’anacoluto non è sempre da condannare. Esso può avere una giustificazione psicologica quando la rottura del filo del discorso avviene sotto l’urgere di una emozione, cosa frequente nel linguaggio familiare e popolare, dove il sentimento prevale sulla razionalità. E ha una giustificazione artistica quando lo scrittore, per dare un palpito di spontaneità alla frase, deliberatamente disobbedisce ai precetti della logica. Quando Giovanni Pascoli, cacciato dalla casa natale dopo l’assassinio del padre, scrive nella poesia Romagna «Io, la mia patria or è dove si vive», sentiamo che il poeta ha felicemente condensato nell’anacoluto, così simile a un singhiozzo, lo strazio di quei giorni. La differenza tra il candidato onorevole, il presentatore televisivo e il Pascoli è che i primi due non sanno di violare la regola, il poeta lo sa. Ma la viola per ottenere un particolare effetto stilistico. Se nel tribunale penale la premeditazione è un’aggravante, nel tribunale letterario essa non solo estingue la colpa, ma la trasforma in uno strumento d’arte. Cesare Marchi, In punta di lingua. Divagazioni curiosità aneddoti sull’italiano scritto e parlato, Rizzoli, 1992
L’ultima tentazione di Cristo è molto più di un film religioso. È un’esplorazione filosofica che mette in scena la tensione tra Nietzsche e Bergson, tra l’Übermensch e l’élan vital, tra la rinuncia e la creazione.
La legge Nordio abolisce l’abuso d’ufficio, riabilita migliaia di condannati e apre la strada a nomine legate a interessi personali senza conseguenze legali.
Perché le idee dell’area rossobruna non trovano rappresentanza politica nelle istituzioni italiane
Le dimissioni di Sangiuliano chiudono una vicenda vergognosa che riflette il degrado culturale italiano e il potere costruito su connessioni, non meriti.